Consumo di alcool
Buongiorno, spero di aver scelto la giusta specializzazione per la mia domanda. Sono maschio in buona salute di 53 anni, 78 Kg. di peso.
Consumo pochissimo alcool, nell'ordine di una max due birre la settimana. Una birra da 0,4 litri anche con un panino di accompagnamento a me è sufficiente a farmi girare la testa e mandarmi piacevolmente "fuori" per una mezzora. Mia moglie che pesa 64 Kg. non sente assolutamente nulla anche con quantità doppie o triple.
La domanda è: visto che la mia reazione non corrisponde a ciò che le tabelle esposte nei bar e ristoranti riportano al riguardo, cosa significa che io ho un maggior tasso alcolemico nel sangue rispetto ad altri che consumano identiche quantità?
Se all'uscita dal locale mi sottoponessi alla prova del "palloncino" sarei fuori dai limiti consentiti?
Grazie e buon lavoro
Consumo pochissimo alcool, nell'ordine di una max due birre la settimana. Una birra da 0,4 litri anche con un panino di accompagnamento a me è sufficiente a farmi girare la testa e mandarmi piacevolmente "fuori" per una mezzora. Mia moglie che pesa 64 Kg. non sente assolutamente nulla anche con quantità doppie o triple.
La domanda è: visto che la mia reazione non corrisponde a ciò che le tabelle esposte nei bar e ristoranti riportano al riguardo, cosa significa che io ho un maggior tasso alcolemico nel sangue rispetto ad altri che consumano identiche quantità?
Se all'uscita dal locale mi sottoponessi alla prova del "palloncino" sarei fuori dai limiti consentiti?
Grazie e buon lavoro
[#1]
Medico Chirurgo
Salve,
significa che gli enzimi epatici preposti alla inattivazione dell'alcol funzionano meglio in sua moglie che in lei.
Lei è un metabolizzatore più lento e questa è una caratteristica genetica.
Ovviamente il tasso alcolemico il linea teorica si abbassa prima in sua moglie e più tardi in lei.
Accompagni il panino con acqua minerale e non avrà problemi.
L'alcol non fa bene a nulla: poco alcol fa poco male, molto fa molto male ma fa sempre male.
Buona giornata,
Dott. Caldarola.
significa che gli enzimi epatici preposti alla inattivazione dell'alcol funzionano meglio in sua moglie che in lei.
Lei è un metabolizzatore più lento e questa è una caratteristica genetica.
Ovviamente il tasso alcolemico il linea teorica si abbassa prima in sua moglie e più tardi in lei.
Accompagni il panino con acqua minerale e non avrà problemi.
L'alcol non fa bene a nulla: poco alcol fa poco male, molto fa molto male ma fa sempre male.
Buona giornata,
Dott. Caldarola.
[#2]
Utente
Grazie dottore della solerte risposta; penso anch'io che l'alcol non faccia per niente bene e in effetti il mio consumo credo sia da considerare veramente minimo, giusto il gusto di una birra la settimana e nemmeno sempre.
Tuttavia leggendo anche un botta e risposta tra vari medici su questo sito ho visto che non c'è uniformità di vedute sul quantitativo minimo dannoso.
Tuttavia leggendo anche un botta e risposta tra vari medici su questo sito ho visto che non c'è uniformità di vedute sul quantitativo minimo dannoso.
[#5]
Medico Chirurgo
Allora seriamente:
1) la medicina è una Scienza ma non è una scienza esatta. In matematica 2+2 fa 4 in Medicina ovviamente potrebbe esserci un risultato diverso. Ma questo dipende dalla complessità della "macchina umana" come afferma Totò in una perfomance in cui fa il chirurgo, contenuta in Totò diabolicus, che le consiglio di guardare quando si sente triste....
2)Che i medici abbiano opinioni diverse è il portato di quanto le ho appena detto: ciò vale non solo per l'alcol ma per tutte le problematiche inerenti alla diagnostica e alla terapia.
Si giunge poi, con un confronto che deve avvenire nelle sedi preposte e non tramite i Media, a una conclusione comumenente accettata che per lo più si concreta nelle Linee giuda nazionali e internazionali su varie tematiche. Dunque la medicina non è una scienza esatta ma non è neppure un'arte interpretativa.
3)Su temi di rilevanza non vitale, come il consumo dell'alcol, si possono avere vedute differenti: io penso per esempio che il beneficio dei vini rossi sia legato a sostanze che contrastano i radicali liberi e non certo all'alcol che è un veleno, tant'è che il fegato provvede immeditamente a inattivarlo in sostanze non tossiche.
Lo stesso vale per il caffè, prima demonizzato oggi assolto e su molti punti che riguardano l'alimentazione.
In generale due medici seri, di fronte ad un caso clinico importante, possono porre a confronto le loro opinioni nell'interesse del paziente ma poi elaborano una linea comune e la perseguono consensualmente per portare beneficio a chi curano. Sempre che ci sia la volontà di un confronto dialettico nel rispetto del principio "primum non nocère" contenuto nel Giuramento di Ippocatre.
Cordialità.
Dott. Caldarola.
1) la medicina è una Scienza ma non è una scienza esatta. In matematica 2+2 fa 4 in Medicina ovviamente potrebbe esserci un risultato diverso. Ma questo dipende dalla complessità della "macchina umana" come afferma Totò in una perfomance in cui fa il chirurgo, contenuta in Totò diabolicus, che le consiglio di guardare quando si sente triste....
2)Che i medici abbiano opinioni diverse è il portato di quanto le ho appena detto: ciò vale non solo per l'alcol ma per tutte le problematiche inerenti alla diagnostica e alla terapia.
Si giunge poi, con un confronto che deve avvenire nelle sedi preposte e non tramite i Media, a una conclusione comumenente accettata che per lo più si concreta nelle Linee giuda nazionali e internazionali su varie tematiche. Dunque la medicina non è una scienza esatta ma non è neppure un'arte interpretativa.
3)Su temi di rilevanza non vitale, come il consumo dell'alcol, si possono avere vedute differenti: io penso per esempio che il beneficio dei vini rossi sia legato a sostanze che contrastano i radicali liberi e non certo all'alcol che è un veleno, tant'è che il fegato provvede immeditamente a inattivarlo in sostanze non tossiche.
Lo stesso vale per il caffè, prima demonizzato oggi assolto e su molti punti che riguardano l'alimentazione.
In generale due medici seri, di fronte ad un caso clinico importante, possono porre a confronto le loro opinioni nell'interesse del paziente ma poi elaborano una linea comune e la perseguono consensualmente per portare beneficio a chi curano. Sempre che ci sia la volontà di un confronto dialettico nel rispetto del principio "primum non nocère" contenuto nel Giuramento di Ippocatre.
Cordialità.
Dott. Caldarola.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.6k visite dal 28/04/2017.
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