Atrofia del quadricipite

Mi chiamo Mario , ho 61 anni e da alcuni mesi combatto contro i postumi di una lombosciatalgia. Racconto i punti salienti del mio calvario, sperando vivamente nell’aiuto di qualcuno.
Premessa. Tutto cominciò con una contrattura muscolare a fine agosto 2008, trattata con Voltaren+Muscoril. Il 2 settembre avvertii una fitta intensa che mi costrinse all’immobilità. Effettuai una Rx lombosacrale e successivamente (12.9) una visita ortopedica che si concluse con una diagnosi di discopatia, lombosciatalgia, mancanza di forza e ridotta sensibilità nella gamba sin., ipotonia ed ipotrofia del quadricipite sin. Mi venne consigliato un ciclo di fisioterapia con tens e massaggi. Il 15.9 iniziai la fisioterapia, ma 2 giorni dopo venni trafitto improvvisamente da una specie di corrente, un lunghissimo ed assai doloroso crampo continuo che dalla vita si diffondeva in tutto l’arto inferiore sin. Fui costretto all’immobilità. Naturalmente sospesi la fisioterapia ed iniziai una terapia cortisonica (Bentelan 4 mg/1 filala al dì per 6 gg).
Sintomi. Al superamento della crisi, mi accorgo che non riesco ad effettuare alcuni movimenti: sdraiato, in posizione supina, non riesco a sollevare la gamba sin. ; da seduto, non posso accavallare la sin sulla destra; in posizione eretta non riesco a distendere la gamba; i calci dati con la sinistra hanno una potenza quasi nulla; non riesco a salire le scale con la gamba sin.; non posso correre ne’ saltellare: il passo risulta incerto e bastano pur minime ed impreviste variazioni di velocità, assetto o pendenza del fondo, a minacciare il mio equilibrio; lamento dolore al ginocchio sin. (mi pare che il quadricipite abbia subito un prolasso sul ginocchio) nonché una ridotta sensibilità nella parte interna della gamba sin, dal ginocchio fino alla caviglia;
Il 26.9 eseguo una RMN lombosacrale che evidenzia una grossa ernia del disco espulsa a livello L2/L3, a sin.; una lieve protrusione dell’anello fibroso discale ad L4/L5 ed una protrusione degenerativa del disco intersomatico a L5/S1.
Il 9.10 mi sottopongo a visita neurochirurgica: lo specialista mi indica la necessità di intervenire quanto prima sull’ernia più voluminosa, rassicurandomi sulla immediata scomparsa di tutti i fenomeni avvertiti, una vota operato. Sicché il 16.10 mi opero per la risoluzione dell’ernia L2/L3. Due giorni dopo mi dimettono consigliandomi di non compiere sforzi , per un mese; solo dopo potrò iniziare la fisioterapia posturale ed esercizi con la cyclette. Nel frattempo mi accorgo che i sintomi presenti prima dell’intervento non sono affatto scomparsi.
A metà novembre riprendo la fisioterapia che è di tipo essenzialmente posturale. Associo agli esercizi anche sedute di elettrostimolazione che riescono a produrre poche e deboli contrazioni. Così eseguo una ecografia al quadricipite: evidenzia che lo spessore del muscolo a sin è ridotto di 12 mm rispetto a quello di des. nonché una disorganizzazione della struttura fibrillare a sin.
Terapia. Attualmente continuo la fisioterapia posturale e l’elettrostimolazione, in associazione con cyclette (15 min per 2 volte al dì), con un ministepper (10 min per 2 volte al dì) e con step alto 15 cm (circa 200 salite al dì).
A fine gennaio 2009, visto che i sintomi permangono, eseguo una nuova rmn lombare che conferma i buoni esiti dell’intervento chirurgico. Esegue anche un esame elettromiografico dal quale si evince, nel muscolo retto del femore di sin, una imporante denervazione con accenno ad iniziali segni di reinnervazione e, nel muscolo adduttore lungo, discreti segni di reinnervazione
Situazione. Posso dire che oggi, a febbraio 2009, apprezzo qualche modesto risultato. Infatti mi accorgo che riesco a contrarre volontariamente il quadricipite e che la forza sviluppata da questo muscolo comincia ad aumentare: riesco, anche se non scioltamente, a salire le scale, appoggiandomi al mancorrente; non posso invece salire sulle scale a libro, dove l’altezza dei gradini è maggiore di 21 cm. L’esercizio fisico esalta la differenza morfologica tra le due cosce: a destra i tessuti sono compatti, omogenei e solidi; a sinistra, invece, appaiono ancora flaccidi e disorganizzati, specialmente verso l’inguine e localmente, laddove la gravità prevale sulla coesione cellulare, si notano demoralizzanti svuotamenti ed asimmetrie. Restano tuttora gli altri sintomi preoperatori.
Non sono riuscito ancora a capire cosa sia realmente successo e come l’attuale situazione possa evolvere.
A cosa può essere dovuta la denervazione muscolare se la compressione erniaria è stata eliminata?
Mi piacerebbe sapere se (e in quale misura e tempi) potrò recuperare le capacità perdute. Graditissimi sarebbero suggerimenti e consigli su esercizi motori appropriati che possano essere applicati nel mio caso.
Ringrazio in anticipo.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
Egr. signore,
pur nei limiti della consulenza on-line, mi sembra di capire che il deficit muscolare possa esser stato causato dalla ernia che poi è stata operata, a quanto sembra, con successo.
Credo che, in assenza di sicure compressioni radicolari, la terapia riabilitativa sia l'unica che, d'altronde, Le sta dando benefici risultati.
Deve proseguire su questa strada.
Le modalità e tecniche di una buona fisioterapia deve fornirglieli un Fisiatra direttamente dopo una accurata visita. Non credo sia possibile per corrispondenza. Comunque girerò la Sua richiesta nell'area Medicina Riabilitativa.

Cordiali saluti
[#2]
Dr. Michele Moretti Medico fisiatra 134 3
Da quanto ha descritto sembra esserci interessamento anche di altri distretti muscolari più profondi che contribuiscono alla flessione dell'anca, tutto comunque sembra riconducibile alla sua ernia discale operata.
I segni elettromiografici sono incoraggianti tuttavia i tempi di recupero a seguito di un insulto nervoso sono lunghi anche se con l'intervento si è eliminata la causa della sofferenza del nervo stesso.
Il trattamento fisioterapico deve comprendere rinforzo muscolare attivo, elettroterapia, esercizi propriocettivi.
In conclusione il programma in atto è corretto, ma anche il tempo dovrà fare la sua parte.
Saluti.

Dr. Michele Moretti
Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione