Esami e hiv
Gentili dottori, non so se mi rivolgo alla sezione giusta. So bene che l'unico metodo per diagnosticare l'HIV è il test specifico per l'hiv stesso. Purtroppo la mia ansia mi impedisce, dopo anni di terrore vero e proprio, di eseguirlo perchè non so come reagirei. NON a scopo diagnostico, ma per darmi un pò di ottimismo (se del caso) e di coraggio per eseguire il test, affrontandolo con un minimo di serenità... Se una persona è sieropositiva da ALMENO UN ANNO, è possibile che gli esami di base (EMOCROMO, FORMULA LEUCOCITARIA, VES, TITOLO ANTISTREPTOLISINICO, S- FATTORE REUMATOIDE, S-PROTEINA C REATTIVA ) siano tutti perfettamente nella norma? e se l'infezione fosse stata contratta 5 o 6 anni prima? Ho avuto due partner a rischio: uno nel 2002 (quindi sei anni fa) e poi alcuni rapporti (una decina) con una persona a rischio nel 2007. Gli esami sono di pochi mesi fa...
Rispondetemi vi prego..
Elisa
Rispondetemi vi prego..
Elisa
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Ex utente
Gentili dottori, scrivo nuovamente a questo forum, stessa sezione, per esprimervi una considerazione, e rinnovare la mia richiesta d’aiuto. Guardo spesso i consulti (soprattutto per un’innata passione per la medicina).
Mi rendo conto che gestire un rapporto telematico con un paziente sia difficile e delicato, soprattutto perché i pazienti non sono tutti uguali, e qualcuno ha meno lucidità o meno “giudizio” di altri, quindi comprendo e condivido il vostro approccio, di massima cautela. Penso che chi chiede un consulto in questa sede, lo faccia, in molti casi, perché qui è possibile chiedere ciò che di persona, in uno studio medico, si ha paura o vergogna a chiedere; qui si può “insistere” un po’, lì no; qui si può fare una domanda già sapendo che si rischia di essere fuori luogo, lì no. Secondo me questo è il fondamentale (non l’unico) valore di questo servizio, che si avvale della vostra grande professionalità e soprattutto della vostra disponibilità.
Ho notato però che spesso accade che lo stesso medico, o medici diversi, hanno un approccio molto differente da caso a caso, senza un’apparente ragione. Mi spiego meglio: ci sono dei consulti in cui, a una domanda banale o davvero ridicola (Posso rimanere incinta con un rapporto anale? o cose così..) si trovano addirittura più risposte da parte di più medici che intervengono nei consulti di altre specialità, rassicurano l’utente in mille modi e via dicendo.
Questo non succede mai per la questione, difficile e terribile da vivere, del timore di aver contratto l’Hiv. Noto (lo potete verificare in qualsiasi momento, soprattutto nella sezione Malattie infettive o in Venereologia) che è uno degli argomenti più richiesti e che è diffusissimo il meccanismo per cui una persona che teme di essersi infettata, avendo paura ad affrontare il test, cerca di capire se alcuni sintomi siano riconducibili all’Hiv o meno, o se vi siano elementi in grado di dare un’indicazione. Questa non è stupidità, o ignoranza , è disperazione. Lo dico con certezza, perché io me la porto avanti da anni e la mia vita (e i miei rapporti umani, sentimentali, sessuali) è rovinata da questa paura. Affrontare il test dell’HIV è la miglior cosa che si possa fare se si hanno avuti rapporti a rischio, ma implica un autocontrollo che non tutti hanno. Entrano in gioco ansie, aspetti sociali e famigliari, relazioni, e soprattutto un unico, straziante pensiero (che credo condivideranno molti utenti): la convinzione che l’unica via d’uscita sarebbe compiere gesti terribili. Quindi condivido la vostra insistenza nel dire che la diagnosi non è e non può essere sintomatica, che eventuali alterazioni degli esami di routine non ci dicono se il soggetto è sieropositivo o meno, eccetera. Però immaginate che chi vi scrive sta solo cercando un po’ di incoraggiamento per eseguire il test, o per placare l’ansia che a volte è così forte da farti sentire sintomi che non hai. Intendo dire: se leggete la risposta che mi ha cortesemente dato il dott. Marsala (sicuramente condivisibile e frutto della sua innegabile professionalità), non si poteva pensare a qualcosa di un po’ meno sbrigativo e un po’ più esaustivo? Forse ci sono delle percentuali, forse si può affermare, con le dovute precisazioni, che circa il 60% (sto inventando!) dei sieropositivi dopo sette anni (sto ancora inventando) mostra alterazioni dei globuli bianchi piuttosto che della VES o non so che cosa. Forse si poteva dire che se gli esami di base (in questo caso i miei) sono nella norma, questo può essere indicativo di un buon stato di salute generale, che non esclude la sieropositività ma può essere considerato incoraggiante…o forse no, non lo so, sto facendo degli esempi. Purtroppo l’attenzione verso l’HIV è nata “col piede sbagliato”, facendoci credere che l’AIDS è una malattia da omosessuali e tossici. Oggi i medici (troppo debolmente secondo me, e mi stupisco che in 5 anni di liceo classico e sei di università non sia mai stata spesa un’ora per dirmi: ATTENZIONE ALL’HIV) ci stanno facendo capire che non è più così, che contraggono il virus dieci italiani al giorno (o sbaglio?) e che si prende coi rapporti non protetti eterosessuali, “normali”, con persone che all’apparenza stanno bene. Quindi la paura cresce (basti visitare questo forum!) e io lo considero un bene, ma forse merita un “aiuto” un po’ più paziente?..
Ripeto, sperando di non urtare nessuno, credetemi che voglio solo esprimervi un pensiero che penso non solo mio, per vedere se sia possibile perfezionare un servizio già straordinario…
Forse non mi sono espressa bene, ma il fatto che la sede telematica non possa e non debba sostituirsi alle “mani” dello specialista che può visitarci di persona, è un fatto palese e indiscutibile, deontologicamente irreprensibile, ma non deve diventare una presa di posizione rigida che entra in contrasto col senso stesso del servizio.
In ogni caso, congratulazioni per quello che fate, rubando momenti al vostro tempo libero o alle vostre famiglie, e grazie per l’aiuto che, a prescindere da questa mia riflessione (per altro circoscritta a una problematica specifica) è preziosissimo.
Elisa.
Mi rendo conto che gestire un rapporto telematico con un paziente sia difficile e delicato, soprattutto perché i pazienti non sono tutti uguali, e qualcuno ha meno lucidità o meno “giudizio” di altri, quindi comprendo e condivido il vostro approccio, di massima cautela. Penso che chi chiede un consulto in questa sede, lo faccia, in molti casi, perché qui è possibile chiedere ciò che di persona, in uno studio medico, si ha paura o vergogna a chiedere; qui si può “insistere” un po’, lì no; qui si può fare una domanda già sapendo che si rischia di essere fuori luogo, lì no. Secondo me questo è il fondamentale (non l’unico) valore di questo servizio, che si avvale della vostra grande professionalità e soprattutto della vostra disponibilità.
Ho notato però che spesso accade che lo stesso medico, o medici diversi, hanno un approccio molto differente da caso a caso, senza un’apparente ragione. Mi spiego meglio: ci sono dei consulti in cui, a una domanda banale o davvero ridicola (Posso rimanere incinta con un rapporto anale? o cose così..) si trovano addirittura più risposte da parte di più medici che intervengono nei consulti di altre specialità, rassicurano l’utente in mille modi e via dicendo.
Questo non succede mai per la questione, difficile e terribile da vivere, del timore di aver contratto l’Hiv. Noto (lo potete verificare in qualsiasi momento, soprattutto nella sezione Malattie infettive o in Venereologia) che è uno degli argomenti più richiesti e che è diffusissimo il meccanismo per cui una persona che teme di essersi infettata, avendo paura ad affrontare il test, cerca di capire se alcuni sintomi siano riconducibili all’Hiv o meno, o se vi siano elementi in grado di dare un’indicazione. Questa non è stupidità, o ignoranza , è disperazione. Lo dico con certezza, perché io me la porto avanti da anni e la mia vita (e i miei rapporti umani, sentimentali, sessuali) è rovinata da questa paura. Affrontare il test dell’HIV è la miglior cosa che si possa fare se si hanno avuti rapporti a rischio, ma implica un autocontrollo che non tutti hanno. Entrano in gioco ansie, aspetti sociali e famigliari, relazioni, e soprattutto un unico, straziante pensiero (che credo condivideranno molti utenti): la convinzione che l’unica via d’uscita sarebbe compiere gesti terribili. Quindi condivido la vostra insistenza nel dire che la diagnosi non è e non può essere sintomatica, che eventuali alterazioni degli esami di routine non ci dicono se il soggetto è sieropositivo o meno, eccetera. Però immaginate che chi vi scrive sta solo cercando un po’ di incoraggiamento per eseguire il test, o per placare l’ansia che a volte è così forte da farti sentire sintomi che non hai. Intendo dire: se leggete la risposta che mi ha cortesemente dato il dott. Marsala (sicuramente condivisibile e frutto della sua innegabile professionalità), non si poteva pensare a qualcosa di un po’ meno sbrigativo e un po’ più esaustivo? Forse ci sono delle percentuali, forse si può affermare, con le dovute precisazioni, che circa il 60% (sto inventando!) dei sieropositivi dopo sette anni (sto ancora inventando) mostra alterazioni dei globuli bianchi piuttosto che della VES o non so che cosa. Forse si poteva dire che se gli esami di base (in questo caso i miei) sono nella norma, questo può essere indicativo di un buon stato di salute generale, che non esclude la sieropositività ma può essere considerato incoraggiante…o forse no, non lo so, sto facendo degli esempi. Purtroppo l’attenzione verso l’HIV è nata “col piede sbagliato”, facendoci credere che l’AIDS è una malattia da omosessuali e tossici. Oggi i medici (troppo debolmente secondo me, e mi stupisco che in 5 anni di liceo classico e sei di università non sia mai stata spesa un’ora per dirmi: ATTENZIONE ALL’HIV) ci stanno facendo capire che non è più così, che contraggono il virus dieci italiani al giorno (o sbaglio?) e che si prende coi rapporti non protetti eterosessuali, “normali”, con persone che all’apparenza stanno bene. Quindi la paura cresce (basti visitare questo forum!) e io lo considero un bene, ma forse merita un “aiuto” un po’ più paziente?..
Ripeto, sperando di non urtare nessuno, credetemi che voglio solo esprimervi un pensiero che penso non solo mio, per vedere se sia possibile perfezionare un servizio già straordinario…
Forse non mi sono espressa bene, ma il fatto che la sede telematica non possa e non debba sostituirsi alle “mani” dello specialista che può visitarci di persona, è un fatto palese e indiscutibile, deontologicamente irreprensibile, ma non deve diventare una presa di posizione rigida che entra in contrasto col senso stesso del servizio.
In ogni caso, congratulazioni per quello che fate, rubando momenti al vostro tempo libero o alle vostre famiglie, e grazie per l’aiuto che, a prescindere da questa mia riflessione (per altro circoscritta a una problematica specifica) è preziosissimo.
Elisa.
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Vede , Signora, lei si è espressa benissimo e tutti noi medici comprendiamo perfettamente il diverso comportamento che ci può essere da paziente a paziente nell'attesa di un test HIV e/o nella paura di avere contratto il virus. Non per spezzare lance a favore del collega Masala ma credo che le risposte date da parte sua come anche quelle date da me spesse volte siano sempre state improntate non all'allarmismo ingiustificato ma neanche alla leggerezza, ma ad un sano realismo. Oggi l'HIV rispetto a quello che era 20 anni fà è tutta un'altra cosa come evoluzione della malattia tanto che oggi si parla , per i malati, di cronicizzazione, quindi lunghissime sopravvivenze con una qualità di vita identica alle persone normali e questo grazie alle nuove terapie. A breve , ritengo , si giungerà anche al vaccino. Il problema , Signora, è che così a distanza non possiamo che fornire rassicurazioni generiche poichè semplicemente non vi conosciamo direttamente. Nella mia esperienza nel rispondere alle tante domande sul tema mi sono reso conto della necessità assoluta di una maggiore informazione a voi rivolta sull'HIV ed ho provveduto attraverso Minforma a scrivere un articolo sulle modalità di trasmissione ed i tests diagnostici per cercare di far capire meglio cosa è l'HIV e come si trasmette. Quata malattia oggi non è più appannaggio soltanto di omosessuali e tossicodipendenti ma riguarda proprio gli eterosessuali e proprio per questo è fondamentale l'informazione sulla trasmissione. La prevenzione si fonda su rapporti sessuali SEMPRE protetti con sconosciuti. Molte persone , però, confondono banali sintomi del tutto aspecifici con la malattia HIV e si è sempre cercato di fare capire loro che non c'è alcuna attinenza tanto più che la malattia conclamata non si presenta dopo dieci giorni da un rapporto a rischio ma dopo ANNI. Fare ancora di più , nel senso di un conforto psicologico nell'attesa dell'esito del test, non è possibile anche in virtù del fatto che ,lo ribadisco, non vi si conosce direttamente.
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Ex utente
Buon giorno dott. Baraldi,
grazie per la Sua risposta, condivido qullo che scrive e lo capisco. So bene che ad oggi, per fortuna, l'HIV può diventare una malattia cronica che è possibile tenere sotto controllo, purtroppo però rimane l'aspetto psicologico e sociale di quella malattia, che la rende molto più spaventosa e frustrante di altre decisamente più gravi (si immagini che mentre le scrivo il mio fidanzato di 35 anni è in ospedale a fare la chemioterapia..). rimango dell'idea che alcune risposte potrebbero essere un pò meno sbrigative, ma allo stesso tempo ha ragione Lei su certi allarmismi un pò eccessivi e sulla difficoltà di pronunciarsi tramite Internet.
Grazie di cuore e buon lavoro.
Elisa
grazie per la Sua risposta, condivido qullo che scrive e lo capisco. So bene che ad oggi, per fortuna, l'HIV può diventare una malattia cronica che è possibile tenere sotto controllo, purtroppo però rimane l'aspetto psicologico e sociale di quella malattia, che la rende molto più spaventosa e frustrante di altre decisamente più gravi (si immagini che mentre le scrivo il mio fidanzato di 35 anni è in ospedale a fare la chemioterapia..). rimango dell'idea che alcune risposte potrebbero essere un pò meno sbrigative, ma allo stesso tempo ha ragione Lei su certi allarmismi un pò eccessivi e sulla difficoltà di pronunciarsi tramite Internet.
Grazie di cuore e buon lavoro.
Elisa
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.8k visite dal 21/01/2009.
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