Sospetta sindrome da sieroconversione hiv (simil-mononucleosica) - evidenze di laboratorio
Gentile medico;
il 20 ottobre 2009 subisco l'esordio di una spiccata cervicaLgia associata a cefalea. Febbricola intermittente (37.5 - 38.0 °C - punte massime) con escursioni ripetute anche di tre gradi centigradi (la temperatura scendeva a 35° gradi sovente) durata circa 15gg. Trimetoprim + sulfametossazolo e doxiciclina, assunti empiricamente, non migliorano il quadro clinico. Epatospneomegalia alla palpazione con lieve linfoadenomegalia cervicale. Si eseguono emocromo, VES, TAS, PCR, IgG e IgM anti toxoplasma, EBV e CMV, esame urine.
Emocromo mostra: 6.800 WBC con lieve basofilia (1.6%). Non leucocitopenia.
VES 7mm/h
TAS 386 U.I./ml
PCR 1.71 mg/dl
Ab EBV IgG positive 39.8 U/ml, IgM negative
Ab CMV e toxoplasma negativi per IgG e IgM.
Esame urine: presenza di filamenti di muco nel sedimento, alcuni cristalli di ossalato bi-idrato di calcio, 10 - 20 leucociti per campo e rari eritrociti.
Si ascrive la sintomatologia ad una infezione virale di n.d.d. autolimitatasi nel tempo. La terapia ha previsto assunzione di paracetamolo come analgesico ed antipiretico.
Sono uno studente di medicina, ipocondriaco per natura e per professione, e questo quadro può suggerire una sindrome da sieroconversione hiv+.
A quattro mesi dall'episodio simil-mononucleosico, per accertamenti dovuti ad una connettivite autoimmunitaria di cui soffro ormai da anni senza però che vi siano sintomi evidenti della stessa, effettuo una conta delle sottopopolazioni linfocitarie.
lin.T (CD3+) 80.5% (67-76); 1784mm3 (1100-1700)
lin.T (CD3+CD4+) 38% (38- 46); 842mm3 (700-1100)
lin.T (CD3+CD8+) 41.3% (31-40); 914mm3 (500-900)
lin.B (CD19+) 10.3% (11-16); 228mm3 (200-400)
lin. NK (CD16+CD56+) 9.1% (10-19); 202mm3 (200-400)
lin.T (CD3+CD4+CD8+) 5.1% ; 113 mm3
Rapporto 4/8 = 0.9 (range da 1 a 1.5)
Valore assoluto linf CD45+ 2214mm3 (r. 1600-2400)
I linf. CD3 e CD8 risultano poco sopra il range normale, i CD4 sono 842, il 38% del totale.
Premetto che so benissimo non potersi diagnosticare l'hiv mediante l'analisi di una unica conta dei subset linfocitari e che l'unico modo è quello di effettuare un test immunologico specifico (lo faccio la prossima settimana).
Ma a titolo di informazione, il quadro ematico e immunologico presente durante l'episodio acuto simil mononucleosico, e quello a 4 mesi, risultano avere una qualche significatività?
Cioè, si è trattato davvero si una sieroconversione hiv+ se durante la fase acuta non c'era linfopenia all'emocromocitometrico e se quattro mesi dopo quella fase i cd4 erano sufficientemente alti? Non sarebbero dovuti crollare molto più in basso prima di riassestarsi su valori sopra i 500mm3?
Chiedo scusa per la paranoia, e ringrazio per la risposta.
il 20 ottobre 2009 subisco l'esordio di una spiccata cervicaLgia associata a cefalea. Febbricola intermittente (37.5 - 38.0 °C - punte massime) con escursioni ripetute anche di tre gradi centigradi (la temperatura scendeva a 35° gradi sovente) durata circa 15gg. Trimetoprim + sulfametossazolo e doxiciclina, assunti empiricamente, non migliorano il quadro clinico. Epatospneomegalia alla palpazione con lieve linfoadenomegalia cervicale. Si eseguono emocromo, VES, TAS, PCR, IgG e IgM anti toxoplasma, EBV e CMV, esame urine.
Emocromo mostra: 6.800 WBC con lieve basofilia (1.6%). Non leucocitopenia.
VES 7mm/h
TAS 386 U.I./ml
PCR 1.71 mg/dl
Ab EBV IgG positive 39.8 U/ml, IgM negative
Ab CMV e toxoplasma negativi per IgG e IgM.
Esame urine: presenza di filamenti di muco nel sedimento, alcuni cristalli di ossalato bi-idrato di calcio, 10 - 20 leucociti per campo e rari eritrociti.
Si ascrive la sintomatologia ad una infezione virale di n.d.d. autolimitatasi nel tempo. La terapia ha previsto assunzione di paracetamolo come analgesico ed antipiretico.
Sono uno studente di medicina, ipocondriaco per natura e per professione, e questo quadro può suggerire una sindrome da sieroconversione hiv+.
A quattro mesi dall'episodio simil-mononucleosico, per accertamenti dovuti ad una connettivite autoimmunitaria di cui soffro ormai da anni senza però che vi siano sintomi evidenti della stessa, effettuo una conta delle sottopopolazioni linfocitarie.
lin.T (CD3+) 80.5% (67-76); 1784mm3 (1100-1700)
lin.T (CD3+CD4+) 38% (38- 46); 842mm3 (700-1100)
lin.T (CD3+CD8+) 41.3% (31-40); 914mm3 (500-900)
lin.B (CD19+) 10.3% (11-16); 228mm3 (200-400)
lin. NK (CD16+CD56+) 9.1% (10-19); 202mm3 (200-400)
lin.T (CD3+CD4+CD8+) 5.1% ; 113 mm3
Rapporto 4/8 = 0.9 (range da 1 a 1.5)
Valore assoluto linf CD45+ 2214mm3 (r. 1600-2400)
I linf. CD3 e CD8 risultano poco sopra il range normale, i CD4 sono 842, il 38% del totale.
Premetto che so benissimo non potersi diagnosticare l'hiv mediante l'analisi di una unica conta dei subset linfocitari e che l'unico modo è quello di effettuare un test immunologico specifico (lo faccio la prossima settimana).
Ma a titolo di informazione, il quadro ematico e immunologico presente durante l'episodio acuto simil mononucleosico, e quello a 4 mesi, risultano avere una qualche significatività?
Cioè, si è trattato davvero si una sieroconversione hiv+ se durante la fase acuta non c'era linfopenia all'emocromocitometrico e se quattro mesi dopo quella fase i cd4 erano sufficientemente alti? Non sarebbero dovuti crollare molto più in basso prima di riassestarsi su valori sopra i 500mm3?
Chiedo scusa per la paranoia, e ringrazio per la risposta.
[#1]
Il quadro da lei presentato non ha significatività per sieroconversione da HIV ; è del tutto aspecifico e può suggerire soltanto , come le è stato detto, un'infezione di ndd. La sua tipizzazione poi è del tutto normale. C'è poi da dire che la sieroconversione da HIV spesso decorre in modo inapparente con sintomi che , se ci sono, sono di tipo similinfluenzale. E' evidente , ancora, che ci deve essere un comportamento a rischio anche soltanto per ipotizzare una sieroconversione poichè il virus si trasmette per via ematica e/o sessuale. Riguardo i CD4 nella malattia conclamata da HIV vanno ben al di sotto di 500 ed il valore critico è intorno a 200. In conclusione , comunque, l'unico e solo test è quello di ricerca anticorpale, che lei conosce.
Un saluto
A. Baraldi
[#2]
Utente
Nulla da eccepire alla sua risposta.
Il problema delle evidenze di laboratorio durante un fenomeno conclamato di sieroconversione hiv è un campo piuttosto discusso della virologia. C'è chi sostiene che in talune sieroconversioni all'emocromocitometrico vi sia una apprezzabile linfopenia con monocitosi, altri che questi siano fattori pur riscontrati in un certo numero di casi, ma senza significatività statistica. Come pure c'è chi sierconverte con una sindrome simil-mononucleosica (ove la differenziale si fa di solito con adenovirus, CMV, toxoplasma, EBV, HHV), e chi sieroconverte in modo del tutto asintomatico.
Le pongo una domanda da studente: dai suoi studi e dalla sua esperienza le è parso esserci qualche indice di laboratorio alterato (non mi riferisco ovviamente nè all'assetto anticorpale specifico nè all'antigenemia)in fase di sieroconversione? Ho cercato articoli che ne parlassero, ma non ho trovato praticamente niente.
E pure le domando: durante la sua esperienza clinica, su che valori si assesta la conta dei CD4 subito dopo un episodio di sieroconversione? Alcuni studi sostengono che a 3-5mesi essi (pur tenendo conto dell'estrema variabilità individuale) raramente risalgano sopra i 600mm3, altri studi indicano la soglia attorno agli 800mm3 (prima dell'inevitabile e progressiva diminuzione per i noti meccanismi di citolisi).
Tutto questo le chiedo un po' per speculazione scientifica, un po' per dire a me stesso "massù dài che non ce l'hai":)
In ogni caso so bene che un ELISA o una PCR qualitativa (più sensibile ma più spesso falsamente positiva) restano le uniche metodiche per una diagnosi e che la prevenzione risulta il comportamento più saggio.
Mi vado sicuramente a fare un ELISA (l'ho specificato che sono un ipocondriaco; ci metto pure l'antigenemia p24 nonostante sia in una relazione monogama e stabile), ma restano i quesiti sopra esposti motivati da curiosità e un pizzico di scaramanzia.
La ringrazio ancora per la pazienza, la gentilezza e la competenza.
Il problema delle evidenze di laboratorio durante un fenomeno conclamato di sieroconversione hiv è un campo piuttosto discusso della virologia. C'è chi sostiene che in talune sieroconversioni all'emocromocitometrico vi sia una apprezzabile linfopenia con monocitosi, altri che questi siano fattori pur riscontrati in un certo numero di casi, ma senza significatività statistica. Come pure c'è chi sierconverte con una sindrome simil-mononucleosica (ove la differenziale si fa di solito con adenovirus, CMV, toxoplasma, EBV, HHV), e chi sieroconverte in modo del tutto asintomatico.
Le pongo una domanda da studente: dai suoi studi e dalla sua esperienza le è parso esserci qualche indice di laboratorio alterato (non mi riferisco ovviamente nè all'assetto anticorpale specifico nè all'antigenemia)in fase di sieroconversione? Ho cercato articoli che ne parlassero, ma non ho trovato praticamente niente.
E pure le domando: durante la sua esperienza clinica, su che valori si assesta la conta dei CD4 subito dopo un episodio di sieroconversione? Alcuni studi sostengono che a 3-5mesi essi (pur tenendo conto dell'estrema variabilità individuale) raramente risalgano sopra i 600mm3, altri studi indicano la soglia attorno agli 800mm3 (prima dell'inevitabile e progressiva diminuzione per i noti meccanismi di citolisi).
Tutto questo le chiedo un po' per speculazione scientifica, un po' per dire a me stesso "massù dài che non ce l'hai":)
In ogni caso so bene che un ELISA o una PCR qualitativa (più sensibile ma più spesso falsamente positiva) restano le uniche metodiche per una diagnosi e che la prevenzione risulta il comportamento più saggio.
Mi vado sicuramente a fare un ELISA (l'ho specificato che sono un ipocondriaco; ci metto pure l'antigenemia p24 nonostante sia in una relazione monogama e stabile), ma restano i quesiti sopra esposti motivati da curiosità e un pizzico di scaramanzia.
La ringrazio ancora per la pazienza, la gentilezza e la competenza.
[#3]
A parer mio non esistono dati certi di laboratorio , al di là del test anticorpale, che possano suggerire sieroconversione; in taluni soggetti vi possono essere alterazioni a livello linfocitario ma non sono assolutamente significative e spesso non sono presenti, per cui per valutare una sieroconversione si deve ricorrere al test classico; ci possono essere sieroconversioni che si manifestano in modo poliforme con sindromi similmononucleosiche o similinfluenzali ma , è questo il punto, non ci possiamo basare su questo per fare diagnosi. Dopo la sieroconversione i CD4 si possono mantenere su valori variabili ma bassi ma non possiamo stabilire un valore uguale per tutti, di certo non si hanno valori alti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 18.2k visite dal 29/05/2010.
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