Febbre, covid e viaggi
Buonasera,
Sono un ragazzo di 25 anni, in salute e chiedo questo consulto scusandomi anticipatamente per il disturbo e ringraziando da subito chi dovesse trovare tempo, voglia e modo di rispondermi.
Premessa doverosa: ho un disturbo d'ansia da malattia, per il quale sono in cura con una psicoterapeuta che sta seguendo un approccio cognitivo-comportamentale; ho sempre avuto un'indole ansiosa, ma la pandemia ha avuto un effetto disastroso sulla mia serenità mentale e sulla (scarsa) serenità con cui faccio le cose.
Veniamo al dunque: la pandemia ha fatto sì che io abbia sviluppato una feroce fobia della febbre; anche solo l'idea di avere un "banale" 37.5 o 38 mi crea uno stato di forte ansia, non so il motivo ma vivo la febbre come se fosse un qualcosa di pericoloso (tanto più quanto la temperatura dovesse aumentare); mi costa fatica mentale tenere fede a impegni, uscite ecc (ai quali non rinuncio mai, perché so che incorrerei nei cosiddetti "evitamenti" e voglio invece farmi forza) perché la pandemia ha innescato in me un meccanismo tale per cui spesso temo di avere il virus in incubazione (anche in maniera infondata), pronto a "manifestarsi" da un momento all'altro; immaginerete quanto un meccanismo del genere si riveli pesante e invalidante.
Nemmeno l'aver contratto il virus già due volte (senza sintomi particolari... due giorni di 37.5 e mal di gola) mi ha rasserenato in qualche modo.
Ora che dopo tre anni le cose sembrano andare meglio a livello di pandemia, mi si prospetta l'opportunità di poter fare un paio di viaggi, con amici o con la fidanzata; la realtà è che l'idea mi fa molta voglia e mi piacerebbe molto, vorrebbe dire vivere e non voglio rinunciare, ma l'idea appunto di sviluppare la febbre/l'infezione in viaggio, in aereo, o in hotel... all'estero insomma, fuori da una "comfort-zone" in cui mi sento al sicuro, mi crea angoscia e rischia di essere paralizzante.
Quello che vi chiedo (consapevole di peccare molto di buonsenso) è: a distanza di tre anni, con la situazione pandemica odierna, è ragionevole viaggiare in serenità?
La febbre di per sé può essere pericolosa?
In aereo?
È ragionevole pensare di poter viaggiare gestendo situazioni di questo tipo, anche qualora dovessero capitare?
Si tratterebbe in ogni caso di vacanze di qualche giorno, massimo una settimana.
Chiedo scusa se le richieste sembreranno ridicole o una perdita di tempo; credo solo che il parere equilibrato, misurato e di buonsenso (al di là dell'aspetto prettamente medico) di qualcuno di voi mi farebbe bene.
Grazie anticipatamente.
Sono un ragazzo di 25 anni, in salute e chiedo questo consulto scusandomi anticipatamente per il disturbo e ringraziando da subito chi dovesse trovare tempo, voglia e modo di rispondermi.
Premessa doverosa: ho un disturbo d'ansia da malattia, per il quale sono in cura con una psicoterapeuta che sta seguendo un approccio cognitivo-comportamentale; ho sempre avuto un'indole ansiosa, ma la pandemia ha avuto un effetto disastroso sulla mia serenità mentale e sulla (scarsa) serenità con cui faccio le cose.
Veniamo al dunque: la pandemia ha fatto sì che io abbia sviluppato una feroce fobia della febbre; anche solo l'idea di avere un "banale" 37.5 o 38 mi crea uno stato di forte ansia, non so il motivo ma vivo la febbre come se fosse un qualcosa di pericoloso (tanto più quanto la temperatura dovesse aumentare); mi costa fatica mentale tenere fede a impegni, uscite ecc (ai quali non rinuncio mai, perché so che incorrerei nei cosiddetti "evitamenti" e voglio invece farmi forza) perché la pandemia ha innescato in me un meccanismo tale per cui spesso temo di avere il virus in incubazione (anche in maniera infondata), pronto a "manifestarsi" da un momento all'altro; immaginerete quanto un meccanismo del genere si riveli pesante e invalidante.
Nemmeno l'aver contratto il virus già due volte (senza sintomi particolari... due giorni di 37.5 e mal di gola) mi ha rasserenato in qualche modo.
Ora che dopo tre anni le cose sembrano andare meglio a livello di pandemia, mi si prospetta l'opportunità di poter fare un paio di viaggi, con amici o con la fidanzata; la realtà è che l'idea mi fa molta voglia e mi piacerebbe molto, vorrebbe dire vivere e non voglio rinunciare, ma l'idea appunto di sviluppare la febbre/l'infezione in viaggio, in aereo, o in hotel... all'estero insomma, fuori da una "comfort-zone" in cui mi sento al sicuro, mi crea angoscia e rischia di essere paralizzante.
Quello che vi chiedo (consapevole di peccare molto di buonsenso) è: a distanza di tre anni, con la situazione pandemica odierna, è ragionevole viaggiare in serenità?
La febbre di per sé può essere pericolosa?
In aereo?
È ragionevole pensare di poter viaggiare gestendo situazioni di questo tipo, anche qualora dovessero capitare?
Si tratterebbe in ogni caso di vacanze di qualche giorno, massimo una settimana.
Chiedo scusa se le richieste sembreranno ridicole o una perdita di tempo; credo solo che il parere equilibrato, misurato e di buonsenso (al di là dell'aspetto prettamente medico) di qualcuno di voi mi farebbe bene.
Grazie anticipatamente.
[#1]
La pandemia è gia finita da parecchio tempo. Vi sono solo piccoli focolai sparsi che colpiscono soprattutto gli over 80. Per il resto tutto a posto. Riguardo alla febbre, non esiste la morte per febbre, ma per gravi malattie che possono dare anche febbre. La febbre è solo un sintomo di una malattia, ma non è una malattia. Lei comunque ha una personalità ossessiva. Va benissimo la psicoterapia che sta facendo, ma da sola non le risolverà il problema. Ci vuole anche un farmaco, che potrà prescriverglielo solo uno Psichiatra. Durante quei viaggi dovrebbe assumere un leggero ansiolitico, per tutto il periodo.
Dr. Claudio Bosoni
[#2]
Utente
Gentile Dottore,
La ringrazio molto per la celere e cortese risposta, innanzitutto; per la questione farmaci, mi farò indirizzare e consigliare dalla psicoterapeuta verso uno specialista.
Ad ogni modo, lei mi consiglia dunque di cercare di mettere da parte i pensieri il più possibile e di fare ciò che devo?(Magari avvalendomi dell'aiuto di un leggero ansiolitico, appunto?).
La ringrazio ancora della gentilezza e della disponibilità.
Cordiali saluti
La ringrazio molto per la celere e cortese risposta, innanzitutto; per la questione farmaci, mi farò indirizzare e consigliare dalla psicoterapeuta verso uno specialista.
Ad ogni modo, lei mi consiglia dunque di cercare di mettere da parte i pensieri il più possibile e di fare ciò che devo?(Magari avvalendomi dell'aiuto di un leggero ansiolitico, appunto?).
La ringrazio ancora della gentilezza e della disponibilità.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.9k visite dal 21/09/2023.
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