Dolore inguinale: adduttori? pubalgia?
I miei problemi partono da Luglio 2010: dopo una partita serale come tante altre, sento un leggero dolore all'interno coscia destro, partendo dal pube e finendo sotto il gluteo, e lo ignoro pensando fosse un normale dolore da fatica.
Faccio altre due partite, il dolore va aumentando e si acutizza particolarmente nello scatto e nei tiri di interno del piede. Diventa particolarmente insopportabile alla fine della partita, tanto che il gesto di levarsi la scarpa facendo forza con la gamba mi diventa quasi impossibile. Tuttavia è sopportabile durante la partita, in corsa media e nei passaggi.
Il solito "giocatore veterano" che gioca con noi mi dice che si tratta di una contrattura (non dovevo ascoltarlo, lo so), e sotto suo consiglio mi applico la muscoril dove c'è il dolore di interesse e due settimane di riposo.
Il dolore si allevia, e arriva agosto: mi comincia un torneo, e gioco 5 partite, in cui il dolore ritorna come prima (interno coscia, negli scatti e nel tiro di interno). Dopo la fine del torneo (giocato interamente con questo dolore) mi fermo.
Faceva molto male quando provavo a fare pressione delle gambe l'una contro l'altra, con le ginocchia. Inoltre mi accorgo dell'insorgere (solo dalla parte destra che è quella dolorante, la sinistra è a posto) di 3 palline carnose sottopelle, identificati poi come linfonodi infiammati. Quando il dolore è nel "pieno", parte dal pube, precisamente da dove inizia la fessura tra gamba e pube, per poi fare tutto il "giro" della gamba estendendosi anche sotto il gluteo. Il dolore parte esattamente da dove ci sono i linfonodi.
Così a inizio settembre decido di andare dal medico curante, e la sua diagnosi è la pubalgia (fatta però senza ecografie o esami del genere, solo con la semplice tastazione dell'interno coscia). Mi prescrive 10 sedute di laser, e 1 mese di riposo.
Dopo le 10 sedute di laser, il sollievo è minimo. Il mese di riposo passa, provo a correre ma niente, il dolore non è cambiato di una virgola. Così allungo il riposo per vari mesi, fino alle vacanze di natale: provo a correre, e mi accorgo che il riposo non serve assolutamente a niente visto che il dolore è immutato.
Così scettico della diagnosi del mio primo medico (mi sembrava strano aver preso la pubalgia giocando da amatoriale e a soli 21 anni) vado da un medico sportivo. Dopo avermi fatto un esame approfondito, con vari movimenti delle gambe e salti vari, giunge a un'altra conclusione: "Sospetta lesione del muscolo grande adduttore di destra". Mi manda a fare un'ecografia il cui esito è questo:
"Esame eseguito con sonda lineare da 12 Mhz e con confronto controlaterale.
Esiti di lesione muscolare a carico del muscolo grande adduttore.
Lievemente ipoecogene le inserzioni tendinee prossimali degli adduttori.
Non lesioni muscolari in atto."
Così mi prescrive la tecarterapia, di cui faccio 10 sedute finite a inizio gennaio. Purtroppo anche gli effetti di questa terapia sono limitati, il dolore continua a esserci.
Cosa può essere? Cosa fare?
Faccio altre due partite, il dolore va aumentando e si acutizza particolarmente nello scatto e nei tiri di interno del piede. Diventa particolarmente insopportabile alla fine della partita, tanto che il gesto di levarsi la scarpa facendo forza con la gamba mi diventa quasi impossibile. Tuttavia è sopportabile durante la partita, in corsa media e nei passaggi.
Il solito "giocatore veterano" che gioca con noi mi dice che si tratta di una contrattura (non dovevo ascoltarlo, lo so), e sotto suo consiglio mi applico la muscoril dove c'è il dolore di interesse e due settimane di riposo.
Il dolore si allevia, e arriva agosto: mi comincia un torneo, e gioco 5 partite, in cui il dolore ritorna come prima (interno coscia, negli scatti e nel tiro di interno). Dopo la fine del torneo (giocato interamente con questo dolore) mi fermo.
Faceva molto male quando provavo a fare pressione delle gambe l'una contro l'altra, con le ginocchia. Inoltre mi accorgo dell'insorgere (solo dalla parte destra che è quella dolorante, la sinistra è a posto) di 3 palline carnose sottopelle, identificati poi come linfonodi infiammati. Quando il dolore è nel "pieno", parte dal pube, precisamente da dove inizia la fessura tra gamba e pube, per poi fare tutto il "giro" della gamba estendendosi anche sotto il gluteo. Il dolore parte esattamente da dove ci sono i linfonodi.
Così a inizio settembre decido di andare dal medico curante, e la sua diagnosi è la pubalgia (fatta però senza ecografie o esami del genere, solo con la semplice tastazione dell'interno coscia). Mi prescrive 10 sedute di laser, e 1 mese di riposo.
Dopo le 10 sedute di laser, il sollievo è minimo. Il mese di riposo passa, provo a correre ma niente, il dolore non è cambiato di una virgola. Così allungo il riposo per vari mesi, fino alle vacanze di natale: provo a correre, e mi accorgo che il riposo non serve assolutamente a niente visto che il dolore è immutato.
Così scettico della diagnosi del mio primo medico (mi sembrava strano aver preso la pubalgia giocando da amatoriale e a soli 21 anni) vado da un medico sportivo. Dopo avermi fatto un esame approfondito, con vari movimenti delle gambe e salti vari, giunge a un'altra conclusione: "Sospetta lesione del muscolo grande adduttore di destra". Mi manda a fare un'ecografia il cui esito è questo:
"Esame eseguito con sonda lineare da 12 Mhz e con confronto controlaterale.
Esiti di lesione muscolare a carico del muscolo grande adduttore.
Lievemente ipoecogene le inserzioni tendinee prossimali degli adduttori.
Non lesioni muscolari in atto."
Così mi prescrive la tecarterapia, di cui faccio 10 sedute finite a inizio gennaio. Purtroppo anche gli effetti di questa terapia sono limitati, il dolore continua a esserci.
Cosa può essere? Cosa fare?
[#1]
Egr. Signore esegua un consulto specialistico ortopedico, con valutazione della sua ecografia e se necessario faccia una rmn.
Astensione dell'attività sportiva per almeno tre mesi; terapia farmacologica anche locale, e fisiochinesiterapia completa ed idonea sotto controllo specifico dello specialista fisiatra.
Cordiali saluti
Astensione dell'attività sportiva per almeno tre mesi; terapia farmacologica anche locale, e fisiochinesiterapia completa ed idonea sotto controllo specifico dello specialista fisiatra.
Cordiali saluti
Alessandro Caruso
Specialista Ortopedia - Traumat.//Medicina dello Sport
Specialista Medicina Fisica e Riabilitazione -Messina -
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 7.8k visite dal 24/01/2011.
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