Lombosciatalgia e discopatia degenerativa: limitazioni lavorative

Buonasera, vi presento la mia problematica.

Sono un ragazzo di 28 anni, lavoro da 4 anni e mezzo per un’azienda in cui, per la mia mansione lavorativa, sono obbligato a guidare molto.

Inizialmente, per i primi due anni, non ho avuto alcun problema tranne sporadico mal di schiena che in ogni caso ho avuto di rado nel corso della mia vita.
Negli ultimi due anni, la situazione è peggiorata.
Ho cominciato ad avere dolore molto più frequentemente, nell’ultimo anno il dolore lombare si è trasformato in lombosciatalgia sx.

In occasione di un episodio piuttosto acuto, mi sono sottoposto a risonanza magnetica in novembre 20, dove viene evidenziata discopatia degenerativa e ernia discale l5-s1 laterale predominante sx.
Inizio quindi in autonomia un percorso di ginnastica posturale, che porto avanti nei pochi ritagli di tempo concessomi dal carico di lavoro (arrivo a guidare anche 6 ore al giorno: andata 3 ore, funzione lavorativa nel posto X, ritorno 3 ore il tutto in giornata).
Ad aprile 21, episodio iper acuto: blocco totale, PS con diagnosi di lombosciatalgia acuta, 10 giorni di prognosi con cortisone im mattina e sera, protettore gastrico e miorilassante.

Il cortisone mi scioglie abbastanza ma non riprendo totalmente come pre blocco.
Nonostante ciò torno a lavoro, ed ovviamente la mia azienda non si cura di nulla e riprende a farmi fare spostamenti impegnativi (un po’ meno delle 6 ore giornaliere ma insomma, facciamo 3).

Eseguo una seconda mri con esito sostanzialmente identico alla prima, il che mi rincuora non essendoci peggioramento.
Eseguo visite specialistica con ortopedico, neurochirurgo, terapista del dolore.
Procederò con approccio mininvasivo (una sorta di infiltrazione simil ozonoterapia) in prima istanza.
Se ciò non dovesse funzionare, mi si prospetta la possibilità di dover eseguire intervento chirurgico vero e proprio.

L’intento della mia azienda, conclusa la malattia che avrò post intervento, è quello di rimettermi in pista come al solito.

Ora la mia domanda è questa: come posso tutelarmi da ciò?
Sono sicuro che tornare a fare la vita di prima mi porterebbe inevitabilmente ad un ulteriore peggioramento e praticamente in maniera certa a dover eseguire l’intervento più invasivo.
C’è un modo per esonerarmi dai viaggi?
Invalidità?
Malattia professionale?
Limitazioni lavorative?

Grazie a chi mi risponderà.
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Dr. Domenico Spinoso Medico del lavoro 1.3k 118
Gentile utente,
Non appena rientra al lavoro dalla malattia, richieda formalmente al suo datore di lavoro di essere sottoposto a visita medica con il medico competente aziendale (ai sensi dell’art. 41 comma 2 lettera c del dlgs. 81/08). Porti al medico competente tutta la documentazione sanitaria in suo possesso e gli comunichi tutte le sue problematiche.
Il medico competente, dopo aver valutato il tutto e dopo averla visitata emetterà un nuovo giudizio che potrà essere di piena idoneità, idoneità parziale (con prescrizioni o limitazioni) temporanea o permanente, inidoneità totale (temporanea o permanente).
Il datore di lavoro dovrà ottemperare a quanto previsto dal medico competente.
Se il giudizio emesso dal medico competente non la dovesse trovare d’accordo, entro 30 giorni può proporre ricorso all’organo di vigilanza della asl competente per territorio (art. 41 comma 9 del dlgs. 81/08).
L’organo di vigilanza effettuerà tutte le indagini che riterrà utili e quindi emetterà un nuovo giudizio che potrà confermare, revocare o modificare il giudizio del medico competente.
Cordiali saluti

Dr. Domenico Spinoso
Medico del Lavoro

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio molto per la risposta.
La mia paura è che richiedendo la visita al medico competente ed eventualmente non avendo più idoneità alla mansione la mia azienda possa licenziarmi oppure crearmi ambiente di lavoro inimicale tale da farmi andare via. È possibile questo? Come posso tutelarmi dovesse succedere una cosa del genere?
Se non dovessi presentare documentazione al medico, e quindi sostanzialmente mentire sul mio stato di salute per avere idoneità, a cosa si va incontro in linea generale e poi in seguito ad un’eventuale aggravarsi della mia condizione?
Grazie
[#3]
Dr. Domenico Spinoso Medico del lavoro 1.3k 118
Gentile utente,
non è mai una buona idea nascondere un problema al medico. Nel suo caso un eventuale aggravamento la porterebbe a dover comunque ricorrere, prima o poi, al giudizio del medico competente ed un eventuale valutazione circa la correlazione causale della sua patologia con il lavoro svolto sarebbe certamente influenzata negativamente dalla sua precedente reticenza.
Relativamente al possibile giudizio di inidoneità alla mansione (mi sembra una possibilità remota visto che sembrerebbe che il problema siano i lunghi tragitti in auto che, per esempio, potrebbero prevedere delle brevi interruzioni per interrompere la fissità posturale), in tale evenienza il licenziamento per sopravvenuta inidoneità in teoria è possibile ma il datore di lavoro deve prima verificare l'impossibilità di ricollocarla in mansioni per le quali è idoneo.
Infine, circa la possibilità che il datore di lavoro le crei un clima inimicale, se questo dovesse accadere vi sono strade diversa da quella sanitaria da intraprendere (sindacale o in ultima analisi giudiziaria).
Cordiali saluti