Malattia professionale

Buongiorno, mi chiamo Antonio ho 52 anni e come lavoro faccio il magazziniere.
Da 4 anni lamento dolore al ginocchio sinistro che si aggrava quando utilizzo il carrello durante il lavoro a causa delle vibrazioni e degli scossoni dovuti alle irregolarità del suolo.
Ho rappresentato questa situazione al medico aziendale fin da subito.
Nel maggio 2019, date le varie visite ortopediche che diagnosticavano: "condropatia femoro rotulra bilaterale e lombosciatalgia da ernia discale L4 l5", feci richiesta di visita straordinaria al medico aziendale che prescriveva "evitare carichi sugli arti inferiori".
Dopo 4 mesi, essendo ancora rimasto nella mansione e dati i dolori lancinanti, mi rivolgevo all'ufficio del personale che mi procurava un colloquio con il responsabile della sicurezza che mi congedava con frasi del tipo è l'età e non dipende dai mezzi che usate.
Dato che tutti i miei colleghi che utilizzano quel mezzo, in maniera non occasionale, lamentano gli stessi dolori anche se in maniera non grave come me, vorrei sapere se si tratta di malattia professionale e se il medico aziendale e il responsabile della sicurezza abbiano il dovere giuridico di segnalare il fatto all'Inail.
Premetto che i miei rapporti con l'azienda sono ottimi e che non voglio creare dissapori facendo ricorso all'ufficio territoriale della asl competente.
Le sarei grato se mi consigliasse su come comportarmi considerato che l'azienda è grande e potrei essere facilmente ricollocato e dato il fatto che le ginocchia mi provocano dolore solo quando sono soggette a sovraccarichi.
La ringrazio per la sua disponibilità e per la risposta che vorrà darmi.

Cordiali saluti.
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Dr. Domenico Spinoso Medico del lavoro 1.3k 118
Gentile utente,
Per valutare la possibilità che le sue patologie siano state causate dal lavoro sarebbe necessario conoscere nello specifico il tipo, l’entità e la durata delle sollecitazioni meccaniche e in generale dei rischi presenti nella mansione che lei svolge.
Il medico ha l’obbligo di segnalare la patologia all’INAIL solo se ha il sospetto della correlazione con il lavoro.
Detto questo, indipendentemente dalla correlazione lavorativa, se la patologia limita l’attività lavorativa o l’attività lavorativa determina lo scatenamento dei sintomi o il loro aggravamento, certamente è necessario prendere provvedimenti. E il medico competente, in realtà, con il giudizio che lei ha riferito, ha dato indicazioni (seppur un po’ generiche) al datore di lavoro che evidentemente non le ha volute recepire.
Le consiglio di rivolgersi al Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) perché intervenga con il datore di lavoro e con il responsabile per la sicurezza affinché adempiano alle prescrizioni del medico competente o con il medico competente stesso perché faccia una valutazione sulla compatibilità della sua mansione con le patologie da lei patite.
In ultima analisi dovrebbe rivolgersi all’organo di vigilanza della asl (ma mi sembra non volesse arrivare a tanto).
Cordiali saluti

Dr. Domenico Spinoso
Medico del Lavoro