Infezione protesi aorta ascendente e discendente

Salve,
a mia madre, 55 anni,nel marzo scorso è stata diagnosticata una dissezione cronica dell'aorta discendente e dilatazione dell'aorta ascendente con insufficienza valvolare aortica di grado moderato-severo; nel mese di giugno scorso è stata sottoposta ad intervento di sotituzione dell'aorta discendente con tubo protesico valvolato e reimpianto degli osti coronarici, sostituzione dell'arco aortico con protesi vascolare triforcata e reimpianto dei tronchi epiaortici, impianto di endoprotesi in aorta discendente.
Dalla settimana successiva all'intervento si sono presentati notevoli stati febbrili, trattati sempre con antibiotici a largo spettro, ma senza approfondire il discorso infettivo.
Ad oggi si parla di varie zone della protesi (evidenziate da PET e TC) colpite da flogosi, di cui però non si conosce l'origine, nonostante le decine di emoculture effettuate: nessun virus pare essere presente.
Quindi continua la terapia con antibiotici a largo spettro (in alternanza: Diflucan, Levoxacin, Merrem, Zitromax, Linezolid i principali, ormai da luglio in pratica), a cui si è aggiunto (come ultima spiaggia, da quanto capiamo) il cortisone, che esternamente dà buoni effetti ma internamente non si sa.
Se i medicinali non funzionano dicono che non rimane niente da fare, se non aspettarsi un possibile distacco della protesi, compromessa dall’infezione con probabilità anche nella zona della relativa attaccatura (dolori da poco insorti nella zona alta delle spalle, soprattutto a sinistra, rimandano forse a quello).
E’ davvero così? Non esistono altri metodi per individuare i virus o batteri responsabili di questa infezione?
Non hanno mai parlato di biopsie ad esempio. Di un nuovo intervento chirurgico non se ne parla assolutamente, dato il generale stato di salute già compromesso (presenta anche lieve versamento pleurico).
Non abbiamo idea di quali possano essere centri o cliniche leader in questo campo.
Chiedo quindi uno spassionato consiglio.
Cordiali saluti.
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Anestesista, Infettivologo attivo dal 2007 al 2009
Anestesista, Infettivologo
Gentilissimo paziente, la complicanza di cui parla è la più grave che esista in chirurgia cardiaca. Il batterio deve essere isolato e questo si fa con una biopsia a cielo aperto. Non si possono curare in altro modo queste infezioni se non conoscendo il batterio, anche perchè le terapie devono essere specifiche, di associazione e talvolta a vita. Inoltre la terapia non serve a fare guarire il malato ma soltanto a prepararlo all'ntervento di sostituzione della protesi, che deve essere , in questo caso, un tubo di Bentall biologico. Dopo l'intervento si fanno altri sei mesi di antibiotico e poi si esegue scintigrafia con leucociti marcati e pcr per vedere se si può interrompere la terapia. La terapia cortisonica fa stare meglio il malato, ma accelera il distacco della protesi. Sull'argomento l'autorità è l'ordinario di chirurgia cardiovascolare dell'Ospedale cattolico S.Luc di Bruxells a cui invio i miei pazienti.
Marcello Masala MD