Test elisa 30 giorni controverso?
gentili medici sul seguente sito trovo
http://viverealsole.comunitaemmaus.it/HIV-AIDS/DomandeFrequenti.asp
"Dal momento dell'infezione alla comparsa degli anticorpi, rilevabili con il test, possono trascorrere da 4 a 6 settimane fino a 6 o 8 mesi; quindi il test è attendibile dopo questo periodo. Il test va effettuato subito dopo l'episodio a rischio. Se negativo, a ripetuto dopo 3 mesi e dopo 6 mesi. In questo periodo, bisogna considerarsi potenzialmente infetti, a dispetto della negatività del test: quindi non donare il sangue, o sperma e praticare sesso con il preservativo. Il test si esegue con un semplice prelievo di sangue e con il consenso dell'interessato.
"
Questo è ciò che viene suggerito dalle linee guida del Ministero della Salute.
La comunità scientifica, invece, è concorde nell'affermare che il test eseguito almeno AD UN MESE di distanza dall'evento rischioso è in grado di stablire se la persona ha acquisito o no l'infezione. I molti timori degli anni passati su infezioni "occulte" o sulla comparsa di positività a mesi di distanza non hanno trovato conferme nelle indagini scientifiche. Queste indagini hanno dimostrato che un test di Elisa a 4 settimane risulta essere ancora il metodo più efficace per stabilire se una persona ha contratto l'infezione.
Per scrupolo e per tenere conto anche di fattori assolutamente imponderabili, per chi ha un test negativo a 4 settimane le linee guida di molti paesi consigliano di effettuare il test anche a 3 mesi di distanza.
In Italia, forse per eccesso di scrupolo, viene ancora data l'indicazione di un ulteriore test a 6 mesi".
cosa ne pensano gli specialisti di questa comunità?
http://viverealsole.comunitaemmaus.it/HIV-AIDS/DomandeFrequenti.asp
"Dal momento dell'infezione alla comparsa degli anticorpi, rilevabili con il test, possono trascorrere da 4 a 6 settimane fino a 6 o 8 mesi; quindi il test è attendibile dopo questo periodo. Il test va effettuato subito dopo l'episodio a rischio. Se negativo, a ripetuto dopo 3 mesi e dopo 6 mesi. In questo periodo, bisogna considerarsi potenzialmente infetti, a dispetto della negatività del test: quindi non donare il sangue, o sperma e praticare sesso con il preservativo. Il test si esegue con un semplice prelievo di sangue e con il consenso dell'interessato.
"
Questo è ciò che viene suggerito dalle linee guida del Ministero della Salute.
La comunità scientifica, invece, è concorde nell'affermare che il test eseguito almeno AD UN MESE di distanza dall'evento rischioso è in grado di stablire se la persona ha acquisito o no l'infezione. I molti timori degli anni passati su infezioni "occulte" o sulla comparsa di positività a mesi di distanza non hanno trovato conferme nelle indagini scientifiche. Queste indagini hanno dimostrato che un test di Elisa a 4 settimane risulta essere ancora il metodo più efficace per stabilire se una persona ha contratto l'infezione.
Per scrupolo e per tenere conto anche di fattori assolutamente imponderabili, per chi ha un test negativo a 4 settimane le linee guida di molti paesi consigliano di effettuare il test anche a 3 mesi di distanza.
In Italia, forse per eccesso di scrupolo, viene ancora data l'indicazione di un ulteriore test a 6 mesi".
cosa ne pensano gli specialisti di questa comunità?
[#1]
Le linee guida attuali dei maggiori centri di ricerca su HIV indicano come periodo finestra massimo quello di tre mesi, per la formazione di anticorpi, questo anche in virtù degli attuali tests altamente sensibili e specifici. In conclusione dopo un episodio sospetto si farà un test a 40 giorni ed un ulteriore e definitivi test a 100 giorni
Un saluto
A. Baraldi
[#2]
Ex utente
dottore grazie della risposta,
ma allora l'infettivologo del sito citato a quale comunità scientifica si riferisce?
in molte delle sue risposte afferma di non essersi mai pentito di aver assicurato qualcuno con test negativo a 30 giorni, mai nessuno si è sieroconvertito dopo tranne chi affetto da qualche patologia che inibise la produzione di anticorpi me che si sarebbero riconosciuta a priori .
ma allora l'infettivologo del sito citato a quale comunità scientifica si riferisce?
in molte delle sue risposte afferma di non essersi mai pentito di aver assicurato qualcuno con test negativo a 30 giorni, mai nessuno si è sieroconvertito dopo tranne chi affetto da qualche patologia che inibise la produzione di anticorpi me che si sarebbero riconosciuta a priori .
[#3]
Io le ribadisco quanto detto : è vero che al 40° giorno il 98 % ddei pazienti eventualmente sieropositivi ha sviluppato gli anticorpi ma è pur vero che residua un 2% che li svilupperà sicuramente entro i 100 giorni; quindi la sicurezza e la prudenza impone di aspettare quest'ultimo termine
[#4]
Ex utente
grazie,
un ultimo quesito
da più parti si legge, anche su questo sito, che i rapporti orali uomo verso donna sono a basso rischio mentre il rischio aumenta in caso di mestruazioni.
ma ciò che non comprendo èil fatto che se il muco vaginale contiene una carica virale sufficiente al contagio per qual motivo sarebbe a basso rischio mentre il rischio aumenterebbe col sangue mestruale? non basta il muco da solo a far correre lo stesso rischio? dove sta la differenza tra muco e sangue mestruale?
grazie infinite
un ultimo quesito
da più parti si legge, anche su questo sito, che i rapporti orali uomo verso donna sono a basso rischio mentre il rischio aumenta in caso di mestruazioni.
ma ciò che non comprendo èil fatto che se il muco vaginale contiene una carica virale sufficiente al contagio per qual motivo sarebbe a basso rischio mentre il rischio aumenterebbe col sangue mestruale? non basta il muco da solo a far correre lo stesso rischio? dove sta la differenza tra muco e sangue mestruale?
grazie infinite
[#5]
Il sangue è veicolo d'infezione come lo è il muco vaginale, poi non possiamo arrivare a stabilire l'esatta percentuale di rischio tra sangue e muco; la cosa fondamentale è che i rapporti siano protetti
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 3.6k visite dal 03/12/2009.
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