Blocco mandibolare

Buonasera, 25 giorni fa ho fatto un brutto incidente stradale da cui ho riportato una frattura scomposta di ulna e radio e un trauma cranico lieve poiché ho preso un forte colpo alla parte superiore laterale sinistra della testa.

Dato che questa mi portava dolore e parecchio gonfiore non ho notato che la mandibola aveva ridotto a 2 cm l'apertura della bocca.
Passando il tempo non riesco ad infilare tra le arcate dentarie più della punta dell'indice.
Un otorino mi aveva prescritto cortisone da 30 mg e lenidase senza esito.
Subito dopo faccio una visita da un dott maxillo che mi dice che essendosi formato con l'impatto un piccolo ascesso di sangue il muscolo si è irrigidito e va sciolto.
Da 4 gg prendo antinfiammatori e faccio esercizi di apertura con le mani tirando giù la mandibola.
Ci metto forza, sento dolore quando sono al limite e, a parte guadagnare qualche millimetro di apertura solo per pochi minuti dopo gli esercizi, non cambia nulla.

Ho paura di non poter recuperare più l'apertura e rimanere cosi (non riesco neanche a mangiare bene), vi sarei veramente grata di un consiglio.

Da tac total body e rx panoramica non c'è frattura e la mandibola è in asse.
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Dr. Edoardo Bernkopf Dentista, Gnatologo, Esperto in medicina del sonno 6.6k 214 29
Gentile Paziente, credo purtroppo che il suo sia un caso di blocco articolare (locking) traumatico. Nel normale, i condili mandibolari di entrambi i lati sono in rapporto con la parete antero superiore della cavità articolare (Cavità Glenoide) ; fra le superfici articolari è interposto un menisco (Fig sopra a destra). Condilo e menisco dovrebbero muoversi in sinergia ogni volta che muoviamo la bocca, come, ad esempio, nella masticazione. Accade però che, per vari motivi, in parte congeniti, in parte per un anomalo sviluppo scheletrico, per la irregolare eruzione degli elementi dentari decidui e permanenti (malocclusione), alle quali cause è bene aggiungere anche la mano non sempre riguardosa del dentista e, visto il suo caso, i traumi che il soggetto può subire, i condili possono dislocarsi in una zona più arretrata, perdendo il contatto con il menisco, che a bocca chiusa risulta sublussato anteriormente, davanti al condilo.
Si tratta di un problema spesso sottovalutato, ma che alla lunga tende ad evolvere in degenerazioni artrosiche del condilo e del menisco, quando non a blocchi della mandibola (locking) che possono farne precipitare la gravità. Sembra il suo caso: probabilmente il menisco rimane incastrato davanti al condilo, e ne impedisce l'avanzamento necessario all'apertura della bocca, che infatti si limita a 2 centimetri
In caso di blocco (locking), se non si sblocca da solo, è necessario effettuare al più presto le manovre adeguate per ottenere lo sblocco: il tempo che trascorre con il condilo bloccato le rende più difficili.
Appena sbloccato, bisogna realizzare al più presto un bite di riposizionamento mandibolare che impedisca la recidiva. In questi casi il bite va portato rigorosamente per tutte le 24 ore, nei casi più gravi anche durante i pasti, per evitare di ricadere nel blocco.
Se la manovra di sblocco non riesce il caso si presenta molto sfavorevole: spesso è di competenza chirurgica, fra i pochi casi in cui un problema gnatologico può essere di competenza chirurgica .
Gli antiinfiammatori posso dare momentaneo sollievo dal dolore, ma se il problema è meccanico , rimane tale.
La TAC e la panoramica non sono esami indicati nel suo caso: probabilmente una Risonanza a bocca chiusa e aperta mostrerà probabilmente la dislocazione del menisco senza riduzione , o senza ricattura , che, se presente , si dovrebbe poter diagnosticare anche solo clinicamente (occhi e mani dell'operatore).
Cordiali saluti ed auguri

Dr. Edoardo Bernkopf-Roma-Vicenza-Parma
Spec. in Odontoiatria, Gnatologo- Ortodontista
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