Malattia mani-piedi-bocca
Gentili Dottori ho una gran paura che possa prendere questa malattia. Mi spiego meglio. Sabato siamo stati insieme ad una coppia di amici che hanno un bimbo di 3 anni. Mio figlio di 4 anni ovviamente tutta la serata è stato con lui giocando e passandosi i vari giochi. Il giorno seguente il bimbo dei miei amici ha iniziato ad avere la febbre fino a quando martedì sera sono spuntati i primi segni di questa malattia. Il pediatra mercoledi mattina (oggi) l'ha visitato e gli diagnosticato malattia mani-piedi-bocca. Ora io sono ad oggi alla 12sett+4gg di gestazione. Quante probabilità ha mio figlio di ammalarsi e quante ne ho io? Ho letto su internet che questa malattia è innocua per i bambini ma per le donne in gravidanza no. Ho chiamato subito il pediatra e lui mi ha detto di non preoccuparmi assolutamente. Ovviamente la mia genecologa è fuori non riesco a rintracciarla. Ed ora sono terrorizzata, credetemi. Devo credere al pediatra o quello che ho letto? Mi devo preparare al peggio?
Grazie per l'attenzione.
Cordiali saluti
Grazie per l'attenzione.
Cordiali saluti
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La malattia mani-piedi-bocca è il nome dato ad una malattia esantematica, frequente nei bambini e provocata per lo più da un agente patogeno della famiglia dei Coxsackie Virus. Raramente può essere provocata da alcuni enterovirus. Nei bambini colpiti, essa si manifesta con un esantema, spesso associato alla comparsa di bolle, pustole o vescicole concentrato a livello orale, della palma delle mani e della pianta dei piedi. La malattia ha generalmente decorso benigno, ossia tende di norma a guarire spontaneamente senza particolari complicanze. Non va confusa con la malattia aftosa di ruminanti e suini (afta epizootica) o con la sindrome di Beçhet.
Risulta più frequente fra estate ed autunno.
I primi segni della mani piedi bocca sono in genere una leggera febbre (in media 38.3°C), scarso appetito, sensazione di malessere e dolori addominali. La malattia esordisce quindi dopo 1-2 giorni con la manifestazione di macule rosse in bocca e sulla lingua di 4-8 mm che tendono spontaneamente a rompersi, causando dolorose ulcerazioni alle mucose che possono provocare difficoltà a mangiare; dopo 2 giorni compaiono quindi manifestazioni cutanee anche su mani e piedi per un periodo di alcuni giorni. Molto frequente è poi la comparsa di pustole anche sui glutei.
L’eruzione si concentra sopratutto sulle palme delle mani e piante dei piedi: anche in questo caso compaiono inizialmente delle macchie rosse di 2-10 mm che si trasformano in vescicole di un caratteristico colore grigio, sono ellittiche e presentano l’asse più lungo parallelo alle linee di tensione cutanea. Non provocano prurito. La guarigione avviene spontaneamente in una settimana o poco più, raramente si osserva febbre alta, malessere, diarrea.
La malattia non risulta particolarmente contagiosa.Il contagio avviene per contatto diretto con secrezioni nasali, saliva (quindi starnuti, colpi di tosse o semplicemente parlando) di pazienti nella prima settimana di malattia o per contatto orale di feci di pazienti anche dopo un mese dalla guarigione. Dal momento del contagio trascorrono di norma da 3 a 6 giorni prima della comparsa dei sintomi.
In gravidanza la malattia può avere un andamento molto subdolo. A volte i sintomi sono tardivi e poco specifici fino alla comparsa di un anasarca fetale (incremento del liquido negli interstizi con accumulo dello stesso in cavo addominale e/o nella cavità pleurica oltre che nel sottocutaneo) e polidramnios (incremento del volume del liquido amniotico).
Non esistendo una cura specifica, è possibile somministrare antipiretici per la febbre e sintomatici per il dolore provocato dalle ulcere.
Come prevenzione vi è il lavaggio frequente delle mani, il non avvicinarsi a bambini che presentino eruzioni esantematiche, bolle, pustole, vescicole.
Il paziente già colpito dalla malattia rimane comunque sensibile agli altri ceppi responsabili della stessa.
Evitare di rompere le bolle limita la diffusione del virus.
Quali consigli?
Eseguire frequenti controlli ecografici, ovviamente cercando di stare lontana dalle possibili fonti di contagio. Misurare frequentemente la temperatura corporea, effetuando terapie antipiretiche se la febbre dovesse superare i 38,5 C°.
Avvisare il Collega di questa possibile complicanza ed eseguire frequenti controlli del volume del liquido amniotico e dell'anatomia fetale.
Prof.Dr.Ivanoe Santoro
Spec.Ostetrico/Ginecologo
già Direttore f.f. UO OST/GIN Ospedale di Solofra(AV) Prof. Anatomia Umana Univ. Napoli
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Ex utente
Grazie Dottore per la sua risposta. Io e mio figlio è una settimana che ci misuriamo la febbre e per il momento nessun cambiamento. Sono più tranquilla. Ormai sono passati 9 giorni. Il pericolo è scampato? La settimana prossima vedrò la mia ginacologa per un controllino. Grazie ancora.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 29.5k visite dal 30/04/2009.
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