Come si fa ad affrontare una gravidanza quando si è fisicamente e psicologicamente distrutti?
Salve a tutti e grazie per il servizio che offrite a tanti utenti.
Scrivo per chiedere un parere, un aiuto, trovandomi in un momento di grande crisi.
Si può affrontare una seconda gravidanza quando si è ancora fisicamente e psicologicamente distrutti dalla prima?
Ho vissuto un parto estremo circa due anni e mezzo fa, premetto che ho una schiena vessata da discopatie multiple, a Marzo 2016 ho fatto una ernioectomia l4-l5, purtroppo non risolutiva.
Soffro di ipertensione essenziale, la mia pressione è tendenzialmente buona ma a volte ho dei picchi ipertensivi e per tale motivo assumo un antiipertensivo in via precauzionale.
A marzo 2017 ho scoperto di aspettare il mio primo bimbo, ho vissuto una gravidanza serena, anche se la mia schiena era in continua sofferenza e il neurochirurgo che mi ha operata sconsigliava vivamente il parto naturale, mentre il ginecologo che mi seguiva asseriva che non ci sarebbe stata alcuna complicazione.
Il 6 novembre 2017 il mio medico mi dice che devo essere ricoverata nella clinica dove ho partorito perché avevo una pressione ritenuta pericolosa, di 140/90, che nei giorni successivi al ricovero si normalizza, con valori compresi tra 120/130 su 80 come annotati su cartella clinica.
Ciononostante il 9 novembre mi viene comunicato che devo praticare un'induzione a causa di un eventuale picco ipertensivo, induzione che si rivela dolorosa ma inutile poiché al mattino del 10.11 non vi è ancora dilatazione.
Tuttavia mi dicono di scendere in sala travaglio e tutto il resto è un buco nero, che mi porterà il 10.11 alle 21 a partorire mio figlio con uno strazio senza fine, manovre di Krisler, episiotomia che mi ha resa incontinente a 32 anni e che ancora oggi non mi permette di sedermi normalmente, Ventosa e la testa del bambino piena di ecchimosi e lacerazioni.
Uscita dalla sala parto, i miei familiari si accorgono che non ho più lo stesso viso con cui ero scesa la mattina in sala travaglio, mi ritrovavo con un occhio rimasto aperto (e resterà aperto per diverse settimane, bendato, con lacrime artificiali) e la bocca migrata verso l'orecchio, una paralisi facciale subentrata durante il parto mi ha dato il colpo di grazia e mi ha lasciata deforme.
Da qui un altro buco nero, fatto di neurologo, fisioterapista, e una depressione post partum che mi ha privato di ogni cosa.
Tutto questo mi ha condotto alla scelta dolorosissima di non avere altri figli.
Ma a volte la vita confonde le carte e nonostante le precauzioni massime adottate negli sporadici rapporti avuti con mio marito (non sono più riuscita nemmeno ad avere una vita sessuale normale da allora), mi ritrovo con un ritardo, un test positivo e delle beta alte che tra qualche giorno ripeterò.
Perdonatemi per il lungo racconto, ma adesso mi chiedo solo come farò ad affrontare una seconda gravidanza, e un parto, con tutto ciò che ho vissuto nel primo?
E se mi dovessero indirizzare ancora verso un parto naturale, cosa dovrei fare?
Spero di avere una risposta, ed intanto grazie.
Scrivo per chiedere un parere, un aiuto, trovandomi in un momento di grande crisi.
Si può affrontare una seconda gravidanza quando si è ancora fisicamente e psicologicamente distrutti dalla prima?
Ho vissuto un parto estremo circa due anni e mezzo fa, premetto che ho una schiena vessata da discopatie multiple, a Marzo 2016 ho fatto una ernioectomia l4-l5, purtroppo non risolutiva.
Soffro di ipertensione essenziale, la mia pressione è tendenzialmente buona ma a volte ho dei picchi ipertensivi e per tale motivo assumo un antiipertensivo in via precauzionale.
A marzo 2017 ho scoperto di aspettare il mio primo bimbo, ho vissuto una gravidanza serena, anche se la mia schiena era in continua sofferenza e il neurochirurgo che mi ha operata sconsigliava vivamente il parto naturale, mentre il ginecologo che mi seguiva asseriva che non ci sarebbe stata alcuna complicazione.
Il 6 novembre 2017 il mio medico mi dice che devo essere ricoverata nella clinica dove ho partorito perché avevo una pressione ritenuta pericolosa, di 140/90, che nei giorni successivi al ricovero si normalizza, con valori compresi tra 120/130 su 80 come annotati su cartella clinica.
Ciononostante il 9 novembre mi viene comunicato che devo praticare un'induzione a causa di un eventuale picco ipertensivo, induzione che si rivela dolorosa ma inutile poiché al mattino del 10.11 non vi è ancora dilatazione.
Tuttavia mi dicono di scendere in sala travaglio e tutto il resto è un buco nero, che mi porterà il 10.11 alle 21 a partorire mio figlio con uno strazio senza fine, manovre di Krisler, episiotomia che mi ha resa incontinente a 32 anni e che ancora oggi non mi permette di sedermi normalmente, Ventosa e la testa del bambino piena di ecchimosi e lacerazioni.
Uscita dalla sala parto, i miei familiari si accorgono che non ho più lo stesso viso con cui ero scesa la mattina in sala travaglio, mi ritrovavo con un occhio rimasto aperto (e resterà aperto per diverse settimane, bendato, con lacrime artificiali) e la bocca migrata verso l'orecchio, una paralisi facciale subentrata durante il parto mi ha dato il colpo di grazia e mi ha lasciata deforme.
Da qui un altro buco nero, fatto di neurologo, fisioterapista, e una depressione post partum che mi ha privato di ogni cosa.
Tutto questo mi ha condotto alla scelta dolorosissima di non avere altri figli.
Ma a volte la vita confonde le carte e nonostante le precauzioni massime adottate negli sporadici rapporti avuti con mio marito (non sono più riuscita nemmeno ad avere una vita sessuale normale da allora), mi ritrovo con un ritardo, un test positivo e delle beta alte che tra qualche giorno ripeterò.
Perdonatemi per il lungo racconto, ma adesso mi chiedo solo come farò ad affrontare una seconda gravidanza, e un parto, con tutto ciò che ho vissuto nel primo?
E se mi dovessero indirizzare ancora verso un parto naturale, cosa dovrei fare?
Spero di avere una risposta, ed intanto grazie.
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E' molto arduo esprimere un pensiero professionalmente ma anche umanamente rispondente alla cruda disamina dei fatti, non facendosi, invece, trasportare da pensieri personali che inevitabilmente ciascun professionista nutre in cuor suo.
La scelta sulla prosecuzione della gravidanza non può che essere sua.
Il modo con cui la gravidanza sarà gestita e, soprattutto, la CERTEZZA del tipo di parto dipenderà molto dal professionista che sarà chiamato a seguirla in questo percorso.
Sul piano clinico, importante dev'essere un inquadramento cardiovascolare e neurologico in primis ed, in seguito, un aiuto ed un sostegno psicologico che l'aiuti a venire fuori da pensieri negativi che potrebbero inficiare un giusto e corretto comportamento personale che deve, necessariamente, essere improntato alla più completa aderenza alle prescrizioni sia terapeutiche sia igieniche sia psicoterapeutiche.
Cordiali saluti ed auguri per questa sua scelta. Qualunque essa sia.
La scelta sulla prosecuzione della gravidanza non può che essere sua.
Il modo con cui la gravidanza sarà gestita e, soprattutto, la CERTEZZA del tipo di parto dipenderà molto dal professionista che sarà chiamato a seguirla in questo percorso.
Sul piano clinico, importante dev'essere un inquadramento cardiovascolare e neurologico in primis ed, in seguito, un aiuto ed un sostegno psicologico che l'aiuti a venire fuori da pensieri negativi che potrebbero inficiare un giusto e corretto comportamento personale che deve, necessariamente, essere improntato alla più completa aderenza alle prescrizioni sia terapeutiche sia igieniche sia psicoterapeutiche.
Cordiali saluti ed auguri per questa sua scelta. Qualunque essa sia.
Prof.Dr.Ivanoe Santoro
Spec.Ostetrico/Ginecologo
già Direttore f.f. UO OST/GIN Ospedale di Solofra(AV) Prof. Anatomia Umana Univ. Napoli
[#2]
Utente
La ringrazio innanzitutto per avermi risposto e per il Suo augurio. Ho fatto il possibile per evitare di trovarmi dinanzi a questa scelta terribile, perché sapevo che avrei sentito tutto il peso delle donne che figli non possono averne, che desiderano e lottano per quello che anch'io desideravo un tempo, ma che oggi vivo solo con terrore e sofferenza. Anche se trovassi la forza interiore di accettare questa gravidanza, ormai non saprei a chi affidarmi, non saprei a chi dare fiducia, non ho nessun punto di riferimento.
E se due anni fa ne sono uscita messa veramente male, chi mi potrà mai assicurare che stavolta non mi accadrà di peggio?
Il medico che mi seguì allora, dinanzi allo sconcerto della mia famiglia per tutte le circostanze avvenute, disse che non dovevano lamentarsi visto che "di parto ancora oggi si muore", ed io ero comunque viva, e il bambino per quanto sofferente stava comunque bene.
Ripenso spesso a questa frase e non posso non chiedermi se la prossima volta potrei davvero morire, e questa paura paralizzante credo mi condurrà alla scelta che mai avrei pensato di fare.
Oggi avrò il risultato delle beta, e poi cercherò in me stessa una risposta sul da farsi.
A volte la vita ci dà degli aiuti inaspettati, nonostante tutto io ci credo ancora.
Ad ogni modo grazie per il suo tempo, grazie per avermi ascoltato.
E se due anni fa ne sono uscita messa veramente male, chi mi potrà mai assicurare che stavolta non mi accadrà di peggio?
Il medico che mi seguì allora, dinanzi allo sconcerto della mia famiglia per tutte le circostanze avvenute, disse che non dovevano lamentarsi visto che "di parto ancora oggi si muore", ed io ero comunque viva, e il bambino per quanto sofferente stava comunque bene.
Ripenso spesso a questa frase e non posso non chiedermi se la prossima volta potrei davvero morire, e questa paura paralizzante credo mi condurrà alla scelta che mai avrei pensato di fare.
Oggi avrò il risultato delle beta, e poi cercherò in me stessa una risposta sul da farsi.
A volte la vita ci dà degli aiuti inaspettati, nonostante tutto io ci credo ancora.
Ad ogni modo grazie per il suo tempo, grazie per avermi ascoltato.
[#3]
Sono sicuro che l'istinto di maternità prenderà il sopravvento. Occorrerà, innanzitutto, affidarsi a un Collega che abbia chiara la situazione non solo fisica ma anche psicologica e che, con le dovute cautele, l'aiuti passo passo nelle fasi salienti della gestazione.
Le auguro un buon esito della sua ricerca.
Un abbraccio.
Le auguro un buon esito della sua ricerca.
Un abbraccio.
[#4]
Utente
La ringrazio per avermi risposto.
Credo che il punto è proprio questo, riuscire a fidarmi nuovamente di un medico, che possa veramente capire perché quello che doveva essere un parto come tanti si è trasformato in un supplizio.
Io all'epoca mi fidai ciecamente, quando mi disse che potevo partorire con parto naturale mi fidai, nonostante il neurochirurgo che mi aveva operato alla schiena lo sconsigliava fortemente. Altrettanto mi fidai quando mi disse che dovevo fare questa induzione nonostante non ci fosse nessuna evidenza clinica che la giustificasse, mi fidai anche quando mi mandò da un anestesista che aveva assicurato la sua presenza per inserire l'epidurale in sicurezza visti gli esiti cicatriziali e le altre discopatie, anestesista che poi non si presentò.
Ci sono tante, troppe cose, che pesano troppo sul cuore, della nascita del mio primo bimbo mi è rimasto solo il ricordo di urla strazianti, un dolore lacerante che non auguro a nessuna donna di provare, una paralisi facciale devastante e quel capo straziato di mio figlio, i rivoli di sangue sul suo lenzuolino bianco...
Troppo, troppo difficile dimenticare.
Troppo difficile dare nuovamente fiducia a qualcuno senza il terrore di consegnarsi ad un altro supplizio.
Questa è la cosa peggiore, non avere un medico al proprio fianco, qualcuno con cui scrivere, questa volta, una storia a lieto fine.
Grazie di cuore per il suo tempo e per le sue parole.
Credo che il punto è proprio questo, riuscire a fidarmi nuovamente di un medico, che possa veramente capire perché quello che doveva essere un parto come tanti si è trasformato in un supplizio.
Io all'epoca mi fidai ciecamente, quando mi disse che potevo partorire con parto naturale mi fidai, nonostante il neurochirurgo che mi aveva operato alla schiena lo sconsigliava fortemente. Altrettanto mi fidai quando mi disse che dovevo fare questa induzione nonostante non ci fosse nessuna evidenza clinica che la giustificasse, mi fidai anche quando mi mandò da un anestesista che aveva assicurato la sua presenza per inserire l'epidurale in sicurezza visti gli esiti cicatriziali e le altre discopatie, anestesista che poi non si presentò.
Ci sono tante, troppe cose, che pesano troppo sul cuore, della nascita del mio primo bimbo mi è rimasto solo il ricordo di urla strazianti, un dolore lacerante che non auguro a nessuna donna di provare, una paralisi facciale devastante e quel capo straziato di mio figlio, i rivoli di sangue sul suo lenzuolino bianco...
Troppo, troppo difficile dimenticare.
Troppo difficile dare nuovamente fiducia a qualcuno senza il terrore di consegnarsi ad un altro supplizio.
Questa è la cosa peggiore, non avere un medico al proprio fianco, qualcuno con cui scrivere, questa volta, una storia a lieto fine.
Grazie di cuore per il suo tempo e per le sue parole.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2k visite dal 17/05/2020.
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