Carcinosarcoma ovarico resistente alla chemio

Buongiorno Dottori, chiedo una seconda opinione sulla mia situazione clinica.
A settembre sono stata sottoposta ad intervento chirurgico di isterectomia, annessctiomia bilaterale, omentectomia e deperitoneizzazione RT<5mm EI:carcinosarcoma ovarico al IIIC.
A Novembre ho iniziato la CHT con Carboplatino AUC 5+Paclitaxel 175mg/mq g 1 q 21 per sei cicli, prescritta da una professoressa del Gemelli di Roma.
La mutazione somatica del BRCA è risultata negativa.
Purtroppo, dai referti della RM della TAC e dell'ecoaddome si riscontra che il tumore ha creato resistenza alla terapia rendendola inefficace.
L'ultimo ecoaddome, del 17/4/2020, dichiara: Esame eseguito bedside in paziente oncologica non documenta versamento libero in addome:
fegato di dimensioni aumentate ad ecostruttura disomogenea per la presenza di multiple
formazioni ipoecogene le maggiori parzialmente calcifiche al VII ed al IV segmento rispettivamente
di 2.5 e 3.2 cm.
Regolare la porta all’ilo con iniziale inversione di flusso al color, mal esplorabile la
regione pancreatica con presenza di multiple formazioni linfonodali, milza di dimensioni nei limiti
con formazione ipoanecogena di circa 2.5cm.

Reni in sede privi di processi espansivi, quota corticale conservata; vescica depleta.
Al momento sono sotto un protocollo sperimentale in doppio cieco di immunoterapia (Athena), iniziato da 40giorni.
Scrivo per chiedervi se ci sono dei percorsi alternativi da intraprendere, poiché non sono sufficientemente convinta che quest' immunoterapia stia agendo in qualche modo al rallentamento dell'evoluzione del tumore visto che i marker tumorali CA125 si sono innalzati da 20 a 65.
Ringrazio tutti per l'attenzione e attendo un vostro gentile riscontro
Saluti
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Dr. Nicola Blasi Ginecologo 43.6k 1.4k
Una alternativa potrebbe essere , se praticabile, la "terapia intraperitoneale " che permette un aumento della dose-intensità del farmaco e parte dal fatto che la malattia è confinata nella cavità intraperitoneale per la maggior parte della sua storia naturale .
Solitamente è stato dimostrato un vantaggio farmacocinetico per la somministrazione intraperitoneale di cisplatino, carboplatino e paclitaxel , che consente di ottenere una concentrazione peritoneale di farmaco 20 volte superiore per cisplatino e carboplatino e sino a 1000volte superiore per il paclitaxel rispetto alla concentrazione plasmatica (nel sangue). Questo il mio consiglio se praticabile.
In bocca al lupo

dott.Nicola Blasi
specialista in Ginecologia e Ostetricia. Patologia Cervico-vaginale e vulvare.

BARI

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Utente
Utente
La ringrazio Dottore per la gentile risposta. Effettivamente prima di rivolgermi alla professoressa del Gemelli di Roma mi sono rivolta ad un professore specializzato in tumori al peritoneo sempre a Roma, il quale però mi ha risposto che, visto che il tumore è di origine ovarica, mi sarei dovuta recare da quest'altra professoressa specializzata in quel trattamento. Secondo lei io al momento, vista la mia situazione precedentemente indicata, potrei ugualmente fare questa terapia intraperitoneale ? Da cosa dipende la possibilità di poterla fare o meno?
La ringrazio ancora
Saluti