Amenorrea e palestra
Egregi dottori,
mi trovo da ormai oltre un anno e mezzo in condizione di amenorrea di tipo ipotalamico-ipofisario (ultimo ciclo aprile 2018) probabilmente conseguente ad un protratto periodo di stress e alla riduzione di peso nella quale sono incorsa lo scorso anno, passando dai miei storici 60 kg per 175 cm di altezza, alla soglia dei 54 kg.
La riduzione di peso, in realtà, era stata da me precisamente ricercata: controllando l’alimentazione (riduzione carboidrati, praticamente eliminati la sera riduzione di dolci/biscotti e di alimenti grassi) e mantenendo la costanza negli allenamenti in palestra (allenamento di circa un’ora per tre volte a settimana con pesi anche di una certa rilevanza sessioni mediamente intense), avevo perseguito l’intenzione di tonificare il fisico e ridurre gli unici accumuli di grasso che tendono naturalmente a depositarsi sull’esterno coscia (per il resto la componente grassa del mio corpo è sempre stata molto ridotta).
In pochi mesi ho assistito alla riduzione quasi totale degli accumuli di grasso presenti nell’esterno coscia, ritrovandomi, però, con il ben più grave problema dell’amenorrea.
Gli esami ormonali mostrano un livello di estrogeni bassissimo (minore di 5 mg).
Ho eseguito vari cicli di stimolazione con Clomid, rimasti sinora senza risultati. Ho eseguito anche il test al Gnrh che ha mostrato una reazione non del tutto soddisfacente ma tuttavia presente (curva prolungata).
Sotto la direzione di un bravo endocrinologo, sto per intraprendere un nuovo tentativo terapeutico che prevede l’assunzione di clomid, sostenuto da un progestinico, dopo l’assunzione, per qualche mese, della pillola.
Sto cercando di attutire tutti gli aspetti comportamentali che possono essere stati la causa dell’amenorrea: cercando da un lato di ridurre stress e incombenze, dall’altro di alimentarmi in maniera più consistente (ho recuperato il peso iniziale di 60 kg).
Resta, però, un tema aperto, ovvero la prosecuzione degli allenamenti in palestra. Ci tengo molto a continuare ad allenarmi, anche per non perdere i progressi fisici ottenuti. Temo, però, che vi sia il rischio di non risolvere l’amenorrea continuando ad allenarmi in palestra con i pesi.
La prolattina quando verificata è sempre risultata nei limiti. È possibile che dopo le sessioni di allenamento si verifichino picchi di prolattina tali da compromettere la funzionalità dell’intero asse ipotalamo-ipofisario?
Nella mia condizione sarebbe consigliabile sospendere l’allenamento in palestra, potrebbe essere sufficiente ridurne la frequenza o si tratta di un aspetto non influente sul problema?
grazie
mi trovo da ormai oltre un anno e mezzo in condizione di amenorrea di tipo ipotalamico-ipofisario (ultimo ciclo aprile 2018) probabilmente conseguente ad un protratto periodo di stress e alla riduzione di peso nella quale sono incorsa lo scorso anno, passando dai miei storici 60 kg per 175 cm di altezza, alla soglia dei 54 kg.
La riduzione di peso, in realtà, era stata da me precisamente ricercata: controllando l’alimentazione (riduzione carboidrati, praticamente eliminati la sera riduzione di dolci/biscotti e di alimenti grassi) e mantenendo la costanza negli allenamenti in palestra (allenamento di circa un’ora per tre volte a settimana con pesi anche di una certa rilevanza sessioni mediamente intense), avevo perseguito l’intenzione di tonificare il fisico e ridurre gli unici accumuli di grasso che tendono naturalmente a depositarsi sull’esterno coscia (per il resto la componente grassa del mio corpo è sempre stata molto ridotta).
In pochi mesi ho assistito alla riduzione quasi totale degli accumuli di grasso presenti nell’esterno coscia, ritrovandomi, però, con il ben più grave problema dell’amenorrea.
Gli esami ormonali mostrano un livello di estrogeni bassissimo (minore di 5 mg).
Ho eseguito vari cicli di stimolazione con Clomid, rimasti sinora senza risultati. Ho eseguito anche il test al Gnrh che ha mostrato una reazione non del tutto soddisfacente ma tuttavia presente (curva prolungata).
Sotto la direzione di un bravo endocrinologo, sto per intraprendere un nuovo tentativo terapeutico che prevede l’assunzione di clomid, sostenuto da un progestinico, dopo l’assunzione, per qualche mese, della pillola.
Sto cercando di attutire tutti gli aspetti comportamentali che possono essere stati la causa dell’amenorrea: cercando da un lato di ridurre stress e incombenze, dall’altro di alimentarmi in maniera più consistente (ho recuperato il peso iniziale di 60 kg).
Resta, però, un tema aperto, ovvero la prosecuzione degli allenamenti in palestra. Ci tengo molto a continuare ad allenarmi, anche per non perdere i progressi fisici ottenuti. Temo, però, che vi sia il rischio di non risolvere l’amenorrea continuando ad allenarmi in palestra con i pesi.
La prolattina quando verificata è sempre risultata nei limiti. È possibile che dopo le sessioni di allenamento si verifichino picchi di prolattina tali da compromettere la funzionalità dell’intero asse ipotalamo-ipofisario?
Nella mia condizione sarebbe consigliabile sospendere l’allenamento in palestra, potrebbe essere sufficiente ridurne la frequenza o si tratta di un aspetto non influente sul problema?
grazie
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Nel caso dell'amenorrea ipotalamica è facile comprendere come un certo numero di eventi particolari della vita possano influenzare il funzionamento dell' IPOTALAMO , fino a indurre ,quest'ultimo, a una soppressione dell'ovulazione, mandando all'ipofisi messaggi disordinati e incomprensibili , per questo motivo si parla di amenorrea ipotalamo-ipofisaria.
Mi riferisco , per esempio al dimagrimento , interpretato dall'ipotalamo come l'assenza di una quantità adeguata di cibo , alle attività fisiche esageratamente impegnative e a tutti gli eventi stressanti e dolorosi. In questi casi , particolarmente nelle donne giovani , l'ovulatorietà e le mestruazioni possono diventare irregolari e addirittura essere sospese anche per anni.
Quindi riportare le condizioni fisiologiche con una normale alimentazione e normale attività fisica , con controllo periodico dei valori tiroidei.
Saluti
Mi riferisco , per esempio al dimagrimento , interpretato dall'ipotalamo come l'assenza di una quantità adeguata di cibo , alle attività fisiche esageratamente impegnative e a tutti gli eventi stressanti e dolorosi. In questi casi , particolarmente nelle donne giovani , l'ovulatorietà e le mestruazioni possono diventare irregolari e addirittura essere sospese anche per anni.
Quindi riportare le condizioni fisiologiche con una normale alimentazione e normale attività fisica , con controllo periodico dei valori tiroidei.
Saluti
dott.Nicola Blasi
specialista in Ginecologia e Ostetricia. Patologia Cervico-vaginale e vulvare.
BARI
[#2]
Utente
Ringrazio per la risposta.
Ritiene che tre sessioni a settimana di allenamento in palestra con i pesi, di intensità non eccessivamente impegnativa e della durata di un'ora circa, possano essere d ostacolo alla ripresa dell'ovulazione? L'attività fisica di questo tipo è sconsigliata?
Grazie
Ritiene che tre sessioni a settimana di allenamento in palestra con i pesi, di intensità non eccessivamente impegnativa e della durata di un'ora circa, possano essere d ostacolo alla ripresa dell'ovulazione? L'attività fisica di questo tipo è sconsigliata?
Grazie
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 4.7k visite dal 08/10/2019.
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Approfondimento su Amenorrea
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