Minaccia di aborto
Gentili dottori, sono alla mia quarta gravidanza: un aborto alla nona settimana nel 2015, una bimba nata a 40+2 nel 2017 con gravidanza fisiologica e un nuovo aborto ad agosto 2018, diagnosticato alla dodicesima settimana ma fermo a 9+3 (giusto un paio di giorni dopo l'ultimo controllo).
Adesso sono a 9+2, una settimana fa sono andata in ps per delle leggerissime perdite di muco rosato e mi è stato diagnosticato un mancato accollamento del polo inferiore (lato lungo 14mm) con scarse perdite ematiche riscontrate con lo speculum, che pare essersi riassorbito al controllo a 8+6 (poco meno di una settimana dopo), tuttavia il ginecologo ha riscontrato un'area "scura" nel polo superiore che, ha detto, potrebbe indicare un capillare rotto o comunque (devo parafrasare perché non ricordo i termini esatti) "una piccola area in cui la placenta che si sta formando non si è ancora ben attaccata".
Il medico del ps mi aveva prescritto riposo (letto/divano) e 1 ovulo di progeffik 200mg ogni sera. Il mio ginecologo mi ha detto di continuare il progeffik fino a 12 settimane (quando avrò il prossimo controllo) ma che il riposo non è così determinante in quest'epoca gestazionale. Anzi, visto che mi ha visto molto tesa, mi ha suggerito di tornare al lavoro.
Preciso che dopo il primo episodio di perdite minime che mi ha spinto ad andare in ps non ho più avuto nessun tipo di perdita. Ho fatto anche tampone vaginale e urinocultura e, a parte un ph leggermente alcalino (5) e flora batterica scarsamente rappresentata (per cui mi ha prescritto degli ovuli di polybactum) non sono state rilevate infezioni.
Ora, premesso che mi fido assolutamente del ginecologo che mi segue, sono terrorizzata.
Il problema è che le mie gravidanze sono state tutte quasi totalmente asintomatiche nel primo trimestre (incredibile anelare la nausea e il dolore al seno eh?) e gli aborti altrettanto: il primo diagnosticato direttamente alla prima ecografia e il secondo iniziato quasi 3 settimane dopo l'aborto ritenuto, con delle macchioline marroni quasi invisibili, non volevo nemmeno andare in ps.
Probabilmente non ho osato chiedere abbastanza, per non sembrare ancora più ansiosa, ma esattamente che tipo di non riposo dovrei osservare? Passeggiate? Guidare? Faccende di casa? Ma soprattutto... Posso prendere in braccio e trasportare la mia bimba (un anno e mezzo), portarla in fascia (dietro), caricarla in macchina? Per me sono cose normali, persone che hanno vissuto aborti mi dicono che non dovrei sollevare nessun peso, né tantomeno portarla in braccio. Non voglio rischiare ma non voglio nemmeno sacrificare lei se è effettivamente inutile "stare a riposo".
Non c'è niente, probabilmente, che possa tranquillizzarmi fino almeno alle fatidiche 12-13 settimane, ma vorrei un vostro parere sugli scenari che ho d'innanzi.
Grazie mille per la pazienza
Adesso sono a 9+2, una settimana fa sono andata in ps per delle leggerissime perdite di muco rosato e mi è stato diagnosticato un mancato accollamento del polo inferiore (lato lungo 14mm) con scarse perdite ematiche riscontrate con lo speculum, che pare essersi riassorbito al controllo a 8+6 (poco meno di una settimana dopo), tuttavia il ginecologo ha riscontrato un'area "scura" nel polo superiore che, ha detto, potrebbe indicare un capillare rotto o comunque (devo parafrasare perché non ricordo i termini esatti) "una piccola area in cui la placenta che si sta formando non si è ancora ben attaccata".
Il medico del ps mi aveva prescritto riposo (letto/divano) e 1 ovulo di progeffik 200mg ogni sera. Il mio ginecologo mi ha detto di continuare il progeffik fino a 12 settimane (quando avrò il prossimo controllo) ma che il riposo non è così determinante in quest'epoca gestazionale. Anzi, visto che mi ha visto molto tesa, mi ha suggerito di tornare al lavoro.
Preciso che dopo il primo episodio di perdite minime che mi ha spinto ad andare in ps non ho più avuto nessun tipo di perdita. Ho fatto anche tampone vaginale e urinocultura e, a parte un ph leggermente alcalino (5) e flora batterica scarsamente rappresentata (per cui mi ha prescritto degli ovuli di polybactum) non sono state rilevate infezioni.
Ora, premesso che mi fido assolutamente del ginecologo che mi segue, sono terrorizzata.
Il problema è che le mie gravidanze sono state tutte quasi totalmente asintomatiche nel primo trimestre (incredibile anelare la nausea e il dolore al seno eh?) e gli aborti altrettanto: il primo diagnosticato direttamente alla prima ecografia e il secondo iniziato quasi 3 settimane dopo l'aborto ritenuto, con delle macchioline marroni quasi invisibili, non volevo nemmeno andare in ps.
Probabilmente non ho osato chiedere abbastanza, per non sembrare ancora più ansiosa, ma esattamente che tipo di non riposo dovrei osservare? Passeggiate? Guidare? Faccende di casa? Ma soprattutto... Posso prendere in braccio e trasportare la mia bimba (un anno e mezzo), portarla in fascia (dietro), caricarla in macchina? Per me sono cose normali, persone che hanno vissuto aborti mi dicono che non dovrei sollevare nessun peso, né tantomeno portarla in braccio. Non voglio rischiare ma non voglio nemmeno sacrificare lei se è effettivamente inutile "stare a riposo".
Non c'è niente, probabilmente, che possa tranquillizzarmi fino almeno alle fatidiche 12-13 settimane, ma vorrei un vostro parere sugli scenari che ho d'innanzi.
Grazie mille per la pazienza
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il riposo a letto durante la gravidanza può fare più male che bene. Non c'è infatti evidenza che questa pratica migliori l'esito della maternità in presenza di rischi e aiuti a portarla a termine senza problemi, mentre invece sembrano essere verificati gli effetti negativi per il bambino, la mamma e l'intera famiglia: aumentano infatti i problemi di coagulazione del sangue con possibili conseguenze come le trombosi o gli emboli, il rischio di diabete e depressione e vi sono maggiori possibilità che il bimbo nasca con un peso inferiore alle attese.
E' quanto emerge dalle nuove linee guida elaborate dalla Società americana di medicina materno-fetale. Il riposo a letto viene prescritto mediamente a una donna su cinque in caso di contrazioni prima delle 37 settimane di gestazione, rottura precoce delle membrane, ma anche preeclampsia e pressione alta, ma come spiegano gli studiosi non c'è evidenza scientifica che le condizioni migliorino e che non si vada incontro a una gravidanza pretermine. Come sottolinea Anthony Sciscione, uno dei co-autori delle linee guida, il riposo forzato può portare invece a problemi di coagulazione, che possono evolvere in trombosi o emboli potenzialmente molto dannosi che possono raggiungere anche i polmoni. La mancanza di attività può inoltre esporre al rischio di diabete gestazionale, come dimostrano alcuni studi secondo i quali nelle donne a cui viene prescritto riposo a letto vi sono maggiori livelli di glucosio nel sangue, e cresce anche il rischio di sviluppare disturbi psicologici, come ansia e depressione. Infine, il riposo forzato porta ad abbandonare il lavoro, con ripercussioni importanti sul reddito familiare: questa cosa, evidenziano gli scienziati, e' collegata a una maggiore possibilità che il bimbo nasca con un peso inferiore alle attese.
E' quanto emerge dalle nuove linee guida elaborate dalla Società americana di medicina materno-fetale. Il riposo a letto viene prescritto mediamente a una donna su cinque in caso di contrazioni prima delle 37 settimane di gestazione, rottura precoce delle membrane, ma anche preeclampsia e pressione alta, ma come spiegano gli studiosi non c'è evidenza scientifica che le condizioni migliorino e che non si vada incontro a una gravidanza pretermine. Come sottolinea Anthony Sciscione, uno dei co-autori delle linee guida, il riposo forzato può portare invece a problemi di coagulazione, che possono evolvere in trombosi o emboli potenzialmente molto dannosi che possono raggiungere anche i polmoni. La mancanza di attività può inoltre esporre al rischio di diabete gestazionale, come dimostrano alcuni studi secondo i quali nelle donne a cui viene prescritto riposo a letto vi sono maggiori livelli di glucosio nel sangue, e cresce anche il rischio di sviluppare disturbi psicologici, come ansia e depressione. Infine, il riposo forzato porta ad abbandonare il lavoro, con ripercussioni importanti sul reddito familiare: questa cosa, evidenziano gli scienziati, e' collegata a una maggiore possibilità che il bimbo nasca con un peso inferiore alle attese.
dott.Nicola Blasi
specialista in Ginecologia e Ostetricia. Patologia Cervico-vaginale e vulvare.
BARI
[#2]
Utente
Grazie per la Sua risposta,
avevo letto questo articolo https://www.dottnet.it/articolo/14834/il-riposo-a-letto-durante-la-gravidanza-puo-essere-controindicato-
Tuttavia, atteso che non sto a riposo assoluto, infatti tornerò a lavorare lunedì, mi chiedevo dove risieda il margine di rischio sforzo e se questo effettivamente sia maggiore per la mia situazione clinica rispetto ad altre.
Nella mia gravidanza andata a buon fine ho continuato a condurre sostanzialmente la mia vita, con tutte le attività anche sportive, incluse passeggiate (nel primo trimestre un trekking di 120km, al nono mese ancora andavo a camminare per diversi km, anche in salita), facevo tranquillamente la spesa, spostavo anche pesi, non esagerati, ma senza troppi riguardi. però non avevo una bimba da sollevare, tenere in braccio, cambiare etc.
L'articolo mi sembra più parlare della condizione di essere completamente allettati, che non è la mia, sbaglio?
Ho sempre pensato che le donne hanno sempre lavorato in passato, che ci sono donne che compiono viaggi drammaticamente pesanti attraverso il deserto e il mare, e comunque riescono a portare a termine la gravidanza tranquillamente, tuttavia mi chiedevo appunto se la mia situazione, essendone io a conoscenza, debba essere vista con un po' più di riguardo da parte mia o meno.
Non voglio essere ipocondriaca ma neppure incosciente, trattandosi di un "sacrificio" temporaneo, per tutti.
avevo letto questo articolo https://www.dottnet.it/articolo/14834/il-riposo-a-letto-durante-la-gravidanza-puo-essere-controindicato-
Tuttavia, atteso che non sto a riposo assoluto, infatti tornerò a lavorare lunedì, mi chiedevo dove risieda il margine di rischio sforzo e se questo effettivamente sia maggiore per la mia situazione clinica rispetto ad altre.
Nella mia gravidanza andata a buon fine ho continuato a condurre sostanzialmente la mia vita, con tutte le attività anche sportive, incluse passeggiate (nel primo trimestre un trekking di 120km, al nono mese ancora andavo a camminare per diversi km, anche in salita), facevo tranquillamente la spesa, spostavo anche pesi, non esagerati, ma senza troppi riguardi. però non avevo una bimba da sollevare, tenere in braccio, cambiare etc.
L'articolo mi sembra più parlare della condizione di essere completamente allettati, che non è la mia, sbaglio?
Ho sempre pensato che le donne hanno sempre lavorato in passato, che ci sono donne che compiono viaggi drammaticamente pesanti attraverso il deserto e il mare, e comunque riescono a portare a termine la gravidanza tranquillamente, tuttavia mi chiedevo appunto se la mia situazione, essendone io a conoscenza, debba essere vista con un po' più di riguardo da parte mia o meno.
Non voglio essere ipocondriaca ma neppure incosciente, trattandosi di un "sacrificio" temporaneo, per tutti.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 8.1k visite dal 04/01/2019.
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