Ciclo mestruale strano
risiedo in Svizzera. Da inizio anno ho dei problemi con il ciclo mestruale ma non riesco a venirne a capo, anche perché è difficile spiegare certe cose in una lingua che non è la mia lingua madre.
A prescindere dal desiderio di una gravidanza, vorrei solamente appurare se il mio ciclo è in salute, per una pura questione di salute mia personale.
Cerco di spiegare brevemente il problema: da mesi, ormai da gennaio direi, il mio ciclo arriva ogni 23-25 giorni rispetto ai soliti 28-30, è sangue di un rosso diverso, completamente fluido, acquoso direi, che si manifesta quasi SOLAMENTE urinando, senza invece sporcare l'assorbente, mentre prima il sangue aveva una consistenza più filamentosa e mucosa, tipo miele per intenderci, ed avvertivo perdite consistenti non solo urinando. Inoltre ho spotting per ben 4-5 giorni prima dell'arrivo del ciclo vero e proprio. Infine, i dolori mestruali sono aumentati di molto ed il sangue è completamente inodore. Tuttavia a me sembra di notare il muco ovulatorio, a meno che la presenza di muco sia irrilevante ai fini dell'ovulazione. Ora a prescindere da tutto, ovulazione, ricerca gravidanza...vorrei solo sapere cosa mi sta succedendo visto che ho trentasei anni e per oltre venti anni ho avuto un ciclo normalissimo della durata di 28-30 giorni, dolori regolari, mai avuto spotting né prima né dopo e sangue che so riconoscere. Aggiungo che la prima volta che si è manifestata una cosa di questo tipo è stato a dicembre scorso ed ho creduto fosse un tentativo di impianto non riuscito visto il sanguinamento diverso. Prima di allora il ginecologo qui mi aveva dato un progestinico, che ho assunto per breve tempo. Successivamente mi è stato prescritto nuovamente un progestinico, che comunque ho interrotto quasi immediatamente perché sconsigliato e ritenuto inutile da un successivo medico. Non ho ritenuto potesse essere attribuito a tale medicinale avendone assunto davvero poco...ma potrebbe essere?
Sono piuttosto in confusione.
Di cosa potrebbe trattarsi? Mancanza di ovulazione? Cosa devo fare per esattamente per appurare se qualcosa no va? Quali esami è necessario eseguire?
Cordiali saluti.
La celiachia non diagnosticata comporta moltissimi problemi a livello ormonale e va ad invadere anche la sfera riproduttiva,con cisti ovariche, sbalzi ormonali e tiroidei,ciclo mestruale irregolare.chiaramente ci vuole un po' prima che tutto torni alla nromalità, sia per quanto riguarda il ferro e i vari valori vitali del sangue, sia per le mestruazioni.in ogni caso cerca in internet. CELIACHIA e GLUTEN SENSITIVITY e irregolarità del ciclo mestruale non sottovalutare assolutamente la cosa, te lo dico per esperienza mia personale, e soprattutto per mantenere la tua fertilità, e se vuoi avere dei bambini.
Dr.ssa Daniela Pelotti
Soffri di ipotiroidismo, gli esami dicono che va tutto bene, ma stai sempre male?
Sospetti di soffrire di ipotiroidismo, ma il medico dice che va tutto bene?
Devi sapere che la diagnostica di laboratorio spesso è insufficiente e fuorviante nella diagnosi di ipotiroidismo e che L'IPOTIROIDISMO è causato da un colon irritabile da GLUTEN SENSITIVITY.
Un malfunzionamento della tiroide può sballare l'intero equilibrio endocrino e immunitario, quindi nelle patologie autoimmuni è primario assicurarsi una perfetta funzionalità tiroidea.
La nostra meravigliosa Franca Leccadito ci spiega come va fatta una diagnosi corretta di ipotiroidismo, come potrete vedere il tsh è davvero un parametro insufficiente...
SOFFRI DI IPOTIROIDISMO gli esami dicono che va tutto bene, ma stai sempre male?
Sospetti di soffrire di ipotiroidismo, ma il medico dice che va tutto bene?
Devi sapere che la diagnostica di laboratorio spesso è insufficiente e fuorviante nella diagnosi di ipotiroidismo.
Un malfunzionamento della tiroide può sballare l’intero equilibrio endocrino e immunitario, quindi nelle patologie autoimmuni è primario assicurarsi una perfetta funzionalità tiroidea.
La nostra meravigliosa Franca Leccadito ci spiega come va fatta una diagnosi corretta di ipotiroidismo, come potrete vedere il tsh è davvero un parametro insufficiente…
Buona lettura
Come l’infiammazione cronica e le patologie connesse influenzano gli esami di laboratorio
L’ipotiroidismo è una malattia dove, oltre ad una scarsa produzione di ormoni tiroidei e una deficitaria conversione del T4 in T3, può verificarsi un inadeguato effetto degli ormoni tiroidei a livello cellulare per soddisfare le esigenze dei tessuti.
I sintomi tipici di ipotiroidismo comprendono stanchezza, problemi uroginecologici, irregolarità dl ciclo mestruale aumento di peso, depressione, estremità fredde, dolori muscolari, mal di testa, diminuzione della libido, debolezza, intolleranza al freddo, ritenzione idrica, sindrome premestruale (PMS), mastopatia fibrocistica, pelle secca, colesterolo alto, caduta capelli fragilità delle unghie, circolazione rallentata infezioni naso gola orecchie, fibromialgia, infezioni batteriche alla vescica, prostata, polmoni, vagina, ovaia,utero, pelle, sensazione di giramenti di testa o perdita di equilibrio, raffreddore o sinusite, alterazioni del battito cardiaco, affanno, ansia, dolori articolari, chi ha ipofunzione tiroidea rischia cancro a tutti gli organi e infarto o ictus !!
Purtroppo questa condizione è sottovalutata a fronte di test di laboratorio considerati normali dalla stragrande maggioranza degli endocrinologi che si occupano di tiroide.
Questa patologia è spesso correlata con depressione, ipercolesterolemia, irregolarità mestruali, infertilità, PMS, sindrome da stanchezza cronica (CFS), fibromialgia, patologia fibrocistica del seno, sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), alti valori di omocisteina, anemia, gastrite, orticaria, aterosclerosi, ipertensione, obesità, stitichezza ostinata, diabete e l’insulino-resistenza. E spesso ognuna di queste malattie o sindromi viene curata e presa in esame singolarmente da vari specialisti che mancano di visione di insieme e spesso omettono di cercare la causa principale a cui ricondurre, caso per caso, queste anomalie, oppure, definendo normali i test di laboratorio per la valutazione tiroidea, non ne riconoscono l’origine.
Il TSH è attualmente ritenuto il marcatore più sensibile dei livelli tissutali periferici di tiroide, ed è erroneamente ritenuto, dalla maggior parte degli endocrinologi e degli altri medici, che, un TSH in range, sia una chiara indicazione che i livelli di ormoni tiroidei a livello tessutale sia adeguato.
Questa sottovalutazione dei sintomi è all’ordine del giorno!
Una conoscenza più approfondita della fisiologia e del meccanismo di regolazione ipotalamo-ipofisi-tiroide e degli ormoni tiroidei dimostra quanto la credenza diffusa che il TSH sia un indicatore preciso dello stato tiroideo, sia chiaramente errata.
Il TSH è inversamente proporzionale ai livelli di T3 pituitario, ma con stress, depressione, insulino-resistenza e diabete, invecchiamento, privazione calorica, infiammazione, PMS, sindrome da stanchezza cronica e fibromialgia, obesità, e numerose altre condizioni, i livelli di T3 aumentati a livello ipofisario sono spesso associati a diminuiti livelli di T3 cellulare e tissutale e ad un aumento dei livelli di T3 inversa nel resto del corpo.
Infatti l’ipofisi reagisce allo stato infiammatorio e allo stress di ogni altro tessuto del corpo.Secondo l nuove linee guida il TSH deve stare al di sotto del 2.5.
Le condizioni di cui sopra stimolano i meccanismi locali per aumentare i livelli di produzione pituitaria di T3 (riducendo il TSH), e diminuendo così i livelli di T3 nel resto del corpo.
In questo modo, con l’invecchiamento (quindi fisiologicamente), o stress emotivo, depressione o infiammazione (quindi patologicamente), i livelli pituitari di T3 non sono correlati con i livelli di T3 nel resto del corpo ed è per questo che il TSHnon è un indicatore affidabile o sensibile del vero stato tiroideo di un individuo. Infatti in molti di questi casi il TSH può essere basso e ai medici viene di solito insegnato che se questo test di laboratorio è normale la tiroide funziona bene.
Ma a causa di una risposta ipofisaria molto personale alle condizioni accennate, la maggior parte delle persone con livelli tissutali e cellulari bassi di ormoni tiroidei, avranno un TSH normale.
Il TSH è, però, solo un marker di risposta ipofisaria, non di livelli di T3 in qualsiasi parte del corpo. Il rapporto tra TSH e T3 tissutale è alterato in presenza di infiammazione sistemica o stress emotivo, depressione, insulino-resistenza e diabete, invecchiamento, restrizione calorica, (infiammazione, PMS, sindrome da stanchezza cronica e la fibromialgia, obesità).
In presenza di tali condizioni, il TSH è un marker inaffidabile di livelli tiroidei attivi e dello stato tiroideo di un individuo, e non può essere usato come indicatore di eutiroidismo.
La causa dell’infiammazione delle ovaia é uno stato di colite cronica (meteorismo e alterazione della flora batterica intestinale) causata dai cereali tra cui quelli contenenti il glutine. Una dieta senza cereali con glutine con prevalenza di proteine , tuberose e radici , con limitazione dei cereali quail riso e mais, sfiamma l’intestino e di conseguenza le ovaia con ripristino nell’arco di un mese del normale ciclo mestruale.
Il rimedio dell’amenorrea consiste pertanto nella eliminazione delle farine con glutine in assoluto e la riduzione dei cereali il più assiduamente possible fino all’arrivo del mestruo spontaneo.
In conclusione le pazienti con irregolarità del ciclo mestruale possono considerarsi celiache anche se il test per la celiachia dovessere risultare negativo, sono delle celiache latenti o potenziali e la eliminazione delle farine con glutine, per queste pazienti, regolarizza il ciclo mestruale.
TESTIMONIANZA MESTRUO
Buona sera Daniela,
Sono Roberta (ero venuta per quella candida pesante e ho un trascorso ginecologico particolare e mi avevano detto che ero in menopausa, ho appena fatto 40 anni). Ma da quando sono venuta da lei il 3 marzo ho subito iniziato la dieta e mi ha fatto togliere il nuva ring per vedere se il mio organismo si rimetteva in moto! Sono venuta a fare il controllo da lei il 26 aprile in via fieno e mi aveva visto un ovulo in crescita... Ora le dico che oggi mi è arrivato il mestruo...in modo naturale!!!
Quindi forse ho perso altri 4 anni della mia vita biologicamente attiva visto che mi hanno fatto prendere la pillola come cura sostitutiva!
Oggi per me è una nuova speranza in generale e grazie a lei!
Questo percorso insieme sembra stia andando bene!!
Gentile dott.ssa, sono rimasta sbalordta...ho letto quanto da lei scritto sui blocchi/irreglarità mestruali causati da intolleranze alla farine...è quello che è successo e me 6 anni fa...irregolarità mestruali terribili...c'è voluto un anno di visite, ginecologi che miprendevano in giro e che mi consigliavano la pillola (che ho rifiutato ndr) e ben 2000 euro spesi, per capire che il mio problema era dovuto alle farine. E' bastato 1 mese di alimentazione priva di quesi cibi per tornare al classico ciclo di 30 giorni!!! ancora adesso, quando racconto questa mia sensibilità alle farine, anche a medici, sono guardata come se raccontassi una cosa strana o impossibile....leggere quanto lei ha scritto mi ha molto confortato..la ringrazio mille. Daria
Gent.le dott.ssa,
mi ha fatto piacere lasciarle la mia testimonianza perchè la "guarigione" è stato un percorso lungo, difficile e molto costoso...diciamo, che ci sono arrivata quasi da sola...ho imparato ad ascoltare il mio corpo, i segnali che mi dava assumendo il cibo....insomma, ho capito che il detto "siamo quello che mangiamo" è proprio vero...
come le dicevo, ho rifiutato proposte (fatemi da quelli che venivano considerati i migliori ginecologi/endocrinologi della mia città) di assunzione di pillola od ormoni....oltre ad essere contraria ad assunzioni così facili di "chimica", ritenevo che fossero dei palliativi per sistemare supericialmente il problema, senza andare a fondo, senza individuare il problema...
ho capito che una certa medicina ufficiale ha una conoscenza limitata del corpo umano, in quanto esso viene preso e curato "a pezzi", senza capire che ogni singolo pezzo è strettamente connesso a tutti gli altri "pezzi"...
e poi..ho letto e studiato tanto, tantissimo...per fortuna c'è internet, che permette di sentire le voce di chi la persa diversamente...ho capito quanto sia importante l'intestino nel nostro corpo e ora cerco di "curarlo" il più possibile, anche perchè io stessa sono la prova di quanto un certo tipo di alimentazione posso fare male....
la mia è diventata una scelta di vita, non facile, viste le tentazioni intorno a noi e una mentalità di massa che ancora non ha capito quanto sia importante alimentarsi in una certa maniera....
mi prendono in giro, cercano di farmi mangiare cose che non dovrei mangiare (assurdo! eppure sembra che alla gente importi cosa mangio!!), dicono che sono fissata, esagerata..non me ne importa, io sto abbastanza bene ed è questo quello che conta....
Ho trovato il suo sito molto ben confezionato, scientifico, completo...per questo le ho voluto scrivere...
continui così, il suo lavoro può aiutare tante altre persone
Daria
Gent. Dott. Daniela,
le scrivo per riassumere la mia esperienza sperando che questo dia supporto a tante altre donne:
Ho 38 anni e sono un'insegnante di Yoga di Alessandria, dal 2005 ho cominciato ad avere irregolarità del ciclo (cicli ravvicinati) che i medici attribuivano a stress e poi a cisti ovariche che mi "curavano" prescrivendomi la pillola. Nel 2008 altre irregolarità mestruali, questa volta il ciclo mi arrivava un mese sì e uno no e anche allora mi sono sentita dire che era lo stress ( non da uno ma da più medici!!). All'inizio del 2009 il ciclo si blocca e il mio medico mi fa fare dosaggi ormonali da cui risultavo in menopausa. Menopausa precoce, POF...succede mi dicevano...e dopo mille altre visite ed esami mi rassegno a prendere la terapia ormonale sostitutiva. Poi siccome non sono facile alla resa, nei numerosi viaggi su internet cercando notizie sull'argomento mi imbatto (FORTUNATAMENTE!!!) nel suo sito e i miei occhi fissano quella frase: " menopausa precoce non esiste, togli la causa" (giugno 2011)...e la mia vita cambia colore. Dopo un solo mese della sua dieta senza cereali, zuccheri e latticini, ero piena di energia e di voglia di fare. Il mio fisico era tornato asciutto e tonico e il 9 luglio ho preso coraggio e smesso di prendere la TOS...bene... il 18 di agosto 2011, dopo esattamente 2 mesi di dieta, mi è arrivato il ciclo spontaneamente!!. Vorrei che tutte le donne nella mia situazione provassero questa gioia. Lei dice che questa dieta funziona non perchè lei è un super medico ma le posso dire che invece per me lo è e la ringrazio di cuore per avermi aiutato a capire come avere cura di me stessa.
Un abbraccio grande Roberta
Il giorno 22 agosto 2011 06:52
I cereali sono la causa dell’infiammazione delle ovaia e degli organi genitali maschili e femminili per tutti i mammiferi, compresi i cani e i gatti ecco perchè sviluppano anche loro in seguito all'assunzione di riso e farine e cereali con glutine patologie tumorali o disfunzioni.
Vi pare che un cane o un gatto allo stato naturale mangerebbero pasta pane o riso o crocchette di cereali?
L’articolo è frutto di uno studio del Prof Fasano (sì, proprio lui, quello della pillola), dell’Università del Maryland (Mucosal Biology Research Center) in cui Fasano lavora, e della seconda Università degli studi di Napoli.
Ho letto in rete davvero molti articoli in cui ho trovato delle evidenti inesattezze non solo quanto a definizioni, ma anche e soprattutto riguardo alle caratteristiche della celiachia.
Ho quindi pensato di andare a leggere l’articolo originale in inglese per provare a capire un po’ di più se questa Gluten Sensitivity (GS) è una sorta di celiachia, è un’allergia oppure qualcosa di diverso.
Per chi volesse, l’articolo è QUI.
Cosa diavolo è quindi questa “Gluten Sensitivity”?.
Beh, a dir la verità per ora si sa cosa NON è:
NON è celiachia, in quanto NON c’è atrofia dei villi intestinali, NON c’è risposta anticorpale specifica (non si sono ancora scoperti eventuali anticorpi specifici per la GS), NON c’è alterazione della permeabilità intestinale, NON è una patologia a base autoimmune.
NON è allergia al grano, in quanto non c’è alterazione significativa degli anticorpi di classe IgE né positività al Prick test.
La Gluten Sensitivity è quindi quella condizione in cui in seguito all’ingestione di glutine siamo in presenza di sintomi in buona parte sovrapponibili a quelli della celiachia e della sidrome da colon irritabile (gonfiore, sonnolenza, diarrea, stipsi, dolori addominali, cefalea, depressione, ecc) ma non c’è atrofia dei villi intestinali né risposta autoimmune dell’organismo.
Si è scoperto che mentre per la celiachia siamo di fronte ad un’alterazione sia dell’immunità innata (quella che abbiamo tutti dalla nascita) che dell’immunità adattativa (la risposta dell’organismo ad un agente percepito come esterno e pericoloso), chi soffre di Gluten Sensitivity ha un difetto dell’immunità innata, reagisce quindi in poche ore al glutine, percepito come proteina nemica.
Nella celiachia il danno e la conseguente reazione del corpo possono invece avvenire dopo mesi, in molti casi dopo anni.
Già da diversi anni mi capita di ascoltare il Prof Fasano nei tanti convegni e nelle tante occasioni di incontro pubblico a cui mi piace sempre assistere per la chiarezza espositiva e per i sempre interessanti contributi che Fasano fornisce.
Da anni Fasano parla di sensibilità personale al glutine, anche per i soggetti celiaci.
Questo studio di fatto ratifica che c’è addirittura un 6% della popolazione che ha una certa intolleranza al glutine. Oltre ai celiaci ed agli allergici al grano solo in Italia si stimano quindi almeno 3 milioni di persone affette dalla cosiddetta Gluten Sensitivity.
C’è da dire però che ad oggi la diagnosi di Gluten Sensitivity è una diagnosi di esclusione. Si devono ancora definire i parametri genetici, immunologici e clinici della malattia, a cui si arriva di fatto escludendo sia la celiachia che l’allergia al grano.
Anche la biopsia intestinale in chi soffre di Gluten Sensitivity da come riscontro una eventuale infiammazione della mucosa, non certo un’atrofia od un appiattimento dei villi intestinali come avviene invece per la diagnosi di celiachia.
L’esperienza di questi anni nel settore senza glutine ed il costante e quotidiano confronto con i clienti del negozio gluten free di Roma fanno sì che non appena ho letto lo studio (di cui sto riportando solamente alcuni punti) a dir la verità non sono rimasto minimamente sorpreso dai risultati dello stesso.
Il glutine è l’unico complesso proteico che non digeriamo interamente, ha gli stessi effetti di una endorfina. Se i molti medici che risolvono molte diagnosi con un “sarà lo stress” fossero più attenti alle caratteristiche di questa particolare proteina ed iniziassero a percepire l’alimentazione come una chiave di lettura del benessere dell’organismo, forse molti pazienti uscirebbero da quel limbo di incertezza che non permette mai di capire quale è la causa del proprio malessere.
Tanto per fare un esempio, in negozio parlo quotidianamente con persone che seguono una dieta senza glutine indipendentemente dalle indicazioni del proprio medico; in tantissimi affermano di sentirsi finalmente bene, tutti di aver risolto buona parte dei problemi che li avevano fatti girare di medico in medico per sentirsi sempre dire che invece era lo stress la causa dei loro mali…
Il glutine è tra gli alimenti più diffusi nella nostra alimentazione, è presente in tutte le farine comunemente disponibili nei supermarket, nella ristorazione, nelle mense scolastiche e lavorative. Insieme all’olio d’oliva, la frutta, la verdura e il pesce rappresenta l’alimento che caratterizza la dieta di tipo mediterraneo. I cereali accompagnano l’alimentazione da diversi anni, ma la composizione del glutine è cambiata negli ultimi decenni.
Tra gli alimenti contenenti glutine abbiamo: orzo, crusca, couscous, farina, pasta, segale, semola, spelta, triticale (ibrido semola e grano tenero), frumento, germe di grano, farina di frumento, crusca di grano, semola di grano.
Negli ultimi anni, si è manifestata – dapprima in maniera subdola fino ad arrivare a interessare una buona parte della popolazione Italiana – una nuova sintomatologia clinica che colpisce l’intestino.
Dopo anni di ricerche e controlli clinici, i ricercatori del Maryland, hanno individuato le possibili cause alla base della sensibilità al glutine, chiamata Gluten Sensitivity.
Ebbene, possiamo distinguere diverse forme di sensibilità al glutine:
Celiachia, dove la componente genetica relativa alla presenza di mutazioni del polimorfismo del DQ2 e DQ8, insieme alla componente autoimmune, determina un’aggressione da parte degli anticorpi anti-gliadina, anti-transglutaminasi e a volte anche gli anti-endomisio, della mucosa intestinale, con sintomi che possono interessare qualsiasi parte dell’organismo. Circa l’1% della popolazione ne è affetta.
Allergia al Glutine, dove la componente allergica è data da una classe ben precisa di anticorpi chiamati IgE, che si attivano contro la proteina del grano. I sintomi sono riconducibili a reazioni allergiche dermatologiche o delle mucose. I test per scoprire un’eventuale allergia al grano e quindi al glutine, si effettuano con i RAST degli alimenti. Presente nel 2-3% della popolazione.
Gluten sensitivity o sensibilità al glutine, di recente scoperta, è stata riconosciuta come nuova patologia nella Consensus Conference di Gastroenterologia, tenutasi a Londra, nel marzo del 2011. La Sensibilità al glutine si presenta come una condizione mista delle due situazioni sopra descritte. La percentuale della popolazione sensibile al glutine si stima sia intorno al 6%, ma i dati clinici a disposizione dovranno essere confermati dai dati di laboratorio attraverso i nuovi esami a disposizione del medico clinico.
Quali possono essere i sintomi legati alla sensibilità al glutine?
I disturbi addominali la fanno da padrone, possono manifestarsi con dolore di tipo colico, gonfiore, stipsi o diarrea, flatulenza; afte e stomatite, disturbi extra addominali che coinvolgono le articolazioni, i muscoli e i legamenti, dolori ossei, fino alla possibile artrite e artrosi. I disturbi possono riguardare anche la pelle, sono possibili manifestazioni simili a orticaria, dermatite secca e pruriginosa e infine un eczema di difficile controllo. La stanchezza cronica e difficoltà di concentrazione e attenzione, facile esauribilità della forza muscolare, anemia da carenza di ferro, abbassamento delle difese immunitarie con esposizioni a virus anche aggressivi come la mononucleosi e le infezioni erpetiche recidivanti. Ma la caratteristica principale della sensibilità al glutine è la persistente lieve infiammazione della mucosa intestinale che nel tempo è in grado di coinvolgere altri distretti del corpo.
Per maggiore chiarezza precisiamo che la malattia celiaca è un’allergia al glutine che coinvolge sistema immunitario con produzione di IgE specifiche, mentre nella Sensibilità al glutine è coinvolto il sistema immunitario innato, rappresentato dai granulociti neutrofili o polimorfo nucleati e linfociti tipo B. La reazione di difesa quindi è data dai granulociti neutrofili, e si tratta pertanto di una reazione di tipo citotossica e non immunologica.
Finora, la diagnosi della sensibilità al glutine si effettuava escludendo le altre due possibilità patologiche, la celiachia e l’allergia. Oggi, grazie all’analisi computerizzata di tipo citotossica standardizzata di ALCAT test, che permette di individuare l’alimento che genera reazione citotossica, è possibile rilevare il livello di sensibilità alla famiglia degli alimenti del glutine, e quindi ottenere un valore diagnostico davvero significativo di patologia di sensibilità al glutine di tipo non celiaco. Il referto ALCAT Test indica i livelli possibili di reattività agli alimenti della famiglia del glutine, che possono variare da un minimo di reattività, reattività media, fino a un massimo rappresentati rispettivamente da 1+, 2+ e 3+.
Cosa fare una volta evidenziata la sensibilità al glutine? Bisogna prima di tutto affidarsi a un nutrizionista che si occupi d’intolleranze alimentari, seguire uno schema nutrizionale personalizzato, che preveda la rotazione degli alimenti, ossia introducendo gradualmente, dopo un periodo di astensione dal glutine, gli alimenti intollerati. Questo tipo di gestione permette il recupero della tolleranza al glutine attraverso un regime alimentare il più vario e bilanciato possibile che include momenti di libertà dalla dieta e favorisce il recupero dello stile di vita comune.
Una diagnosi tempestiva consente di recuperare più velocemente una situazione che se protratta nel tempo si cronicizza, favorendo l’insorgere di disturbi che oltre l’intestino possono interessare altre parti del corpo.
In alcuni soggetti, geneticamente predisposti, vi è un’intolleranza alimentare permanente nei confronti del glutine, contenuto in alcuni cereali (in particolare frumento, segale, orzo), in grado di determinare un danno della mucosa dell’intestino tenue sotto forma di atrofia dei villi, iperplasia delle cripte ed infiltrato linfocitario intraepiteliale.
Tale intolleranza viene definita come Malattia Celiaca.
L’atrofia dei villi intestinali ha come conseguenza un malassorbimento che può comportare gravi ripercussioni per il paziente.
QUADRO CLINICO
La malattia si manifesta con quadri clinici estremamente diversi.
La forma classica, con esordio immediato e solitamente nei primi 6-24 mesi, poco dopo l'introduzione del glutine durante il divezzamento, si presenta con i disturbi intestinali tipici della malattia, quali: diarrea cronica, vomito, addome globoso, meteorismo, inappetenza. A questi, si accompagnano i segni sistemici dovuti al malassorbimento quali anemia, alterazioni della coagulazione, edemi, deficit di vitamine e oligominerali.
Questa forma sta diventando ormai rara, mentre e' in aumento l'incidenza della forma tardiva, caratterizzata da sintomi gastrointestinali sia tipici che atipici o da manifestazioni extragastrointestinali, isolate o associate tra di loro.
Lo sviluppo di test sierologici atti ad evidenziare la presenza di anticorpi specifici per la MC ha permesso, inoltre, di definire la forma silente (presenza di lesioni intestinali patognomoniche in assenza di sintomi e con sierologia positiva) e la forma potenziale (sierologia positiva in assenza di lesioni intestinali).
E’ importante fare una corretta e precoce diagnosi in quanto il mancato riconoscimento di tale malattia può comportare gravi conseguenze: patologia autoimmune ed idiopatica a carico del sistema nervoso centrale e periferico, dell’apparato cardiocircolatorio, del sistema endocrino, del fegato e della cute, nonché complicanze quali severe alterazioni della parete intestinale (digiuno-ileite ulcerativa e sprue collagenosica), insorgenza di neoplasie, in particolare linfoma non Hodgkin a livello intestinale e varie forme di tumori dell’apparato gastroenterico.
PERCORSO DIAGNOSTICO
Il percorso diagnostico, indicato dal Protocollo per la Diagnosi ed il Follow-up della Celiachia, approvato dal Ministero della Salute (Gazzetta Ufficiale del 7/2/2008) è composto da pochi esami essenziali, in grado di identificare il maggior numero di celiaci riducendo al minimo le mancate diagnosi e soprattutto le diagnosi sbagliate.
La ricerca di anticorpi di classe IgA, anti-transglutaminasi tissutali, è uno dei più recenti e diffusi test per la diagnosi di celiachia, (affianca o sostituisce la tradizionale ricerca di anticorpi anti-endomisio - EMA - ed anti-gliadina - AGA). L'esame sfrutta una tecnica immunoenzimatica, indipendente dall'operatore, con sensibilità e specificità prossime al 100%. La diagnosi certa e definitiva si ottiene con la biopsia duodenale, eseguita in corso di gastroscopia, che mette in evidenza l’atrofia dei villi (Foto 1 e 2).
Foto 1: evoluzione verso l’atrofia dei villi intestinali nel paziente celiaco
Foto 2a e 2b: nella foto in alto un duodeno normale con villi ben rappresentati;
in basso la mucosa duodenale di un paziente celiaco con mucosa atrofica ed con aspetto ad acciottolato.
TERAPIA
La dieta senza glutine porta alla normalizzazione della mucosa intestinale consentendo un regolare assorbimento dei nutrienti. Osservando scrupolosamente tale dieta, i pazienti celiaci possono condurre una vita regolare senza alcun tipo di complicanze.
Recentemente il panorama dei disturbi correlati al glutine si è arricchito di una nuova condizione patologica definita “Gluten Sensitivity” o “Ipersensibilità al Glutine” che è stata descritta in un recente studio pubblicato su BMC Medicine. La Gluten Sensitivity (GS) costituisce una nuova entità, ancora da definire, che si differenzia dall’allergia al grano e dalla celiachia, che sono invece malattie ben caratterizzate con criteri diagnostici universalmente accettati.
GLUTEN SENSITIVITY
La sintomatologia della “Gluten Sensitivity” si manifesta in seguito all’assunzione di glutine, con disturbi gastrointestinali (meteorismo, dolori addominali, diarrea o stipsi o alvo alterno) ed extraintestinali (sonnolenza, difficoltà di concentrazione, annebbiamento mentale, cefalea, artromialgie, parestesie degli arti, rash cutanei tipo eczema, depressione, anemia, stanchezza cronica). Il quadro clinico regredisce completamente nel giro di pochi giorni con l’eliminazione del glutine dalla dieta.
I sintomi sopra descritti sono molto simili a quelli dell’allergia al grano e della celiachia, ma la diagnosi di Gluten Sensitivity è al momento una diagnosi di esclusione, caratterizzata, cioè, dalla negatività dei test immunologici per l’allergia al grano (anticorpi di classe IgE diretti verso il grano e PRICK test), dalla negatività per la sierologia tipica per celiachia (anticorpi antiendomisio ed antitransglutaminasi) e da una biopsia intestinale normale o con alterazioni minime (Marsh 0 o Marsh 1 con incremento dei linfociti intraepiteliali, ma con villi assolutamente normali). Non c’è inoltre alterazione della permeabilità intestinale.
Al momento non sono stati individuati per la Gluten Sensitivity dei marcatori anticorpali specifici e l’unica alterazione immunologica che è possibile ritrovare nei pazienti con sensibilità al glutine è la positività per anticorpi antigliadina di prima generazione, i ben noti AGA (di classe IgG, più raramente di classe IgA) che vengono ritrovati positivi nel 40-50% dei pazienti con Gluten Sensitivity. Mentre sul piano genetico la Gluten Sensitivity presenta una positività per HLA-DQ2 e/o DQ8 nel 50% dei casi circa rispetto al riscontro di questi marker genetici nel 99% dei celiaci e nel 30% della popolazione generale.
Altra differenza fra le due patologie: nella celiachia vi è un’alterazione sia dell’immunità innata (quella che abbiamo tutti dalla nascita) che dell’immunità adattativa (la risposta dell’organismo ad un agente percepito come esterno e pericoloso), mentre ipazienti affetti da Gluten Sensitivity hanno un difetto dell’immunità innata, che reagisce quindi in poche ore al glutine, percepito come proteina nemica. Nella celiachia il danno e la conseguente reazione del corpo possono invece avvenire dopo mesi, in molti casi dopo anni.
C’è ancora da sottolineare che il grado di sensibilità al glutine è individuale (differente da soggetto a soggetto), e la stessa può aumentare o scomparire del tutto nel corso degli anni, a differenza della celiachia che invece solitamente si accompagna ad un effetto cumulativo.
I soggetti che soffrono di ipersensibilità la glutine (gluten sensitivity) mostrano sintomi molto simili a quelli prodotti dalla sindrome del colon irritabile ( gonfiore, dolori addominali, mal di testa, ecc.) per cui tale nuova entità clinica può consentire finalmente un corretto inquadramento di quei pazienti che per molti anni sono stai considerati come affetti da colon irritabile o con problematiche di tipo psicologico ed ansioso–depressivo o pazienti da sorvegliare per il possibile sviluppo in futuro di celiachia.
La “Gluten Sensitivity” (che si manifesta dall’età adolescenziale all’età adulta, mentre è estremamente rara in età pediatrica) è circa 6 volte più frequente della celiachia e in pratica si può affermare con buona approssimazione che, se il numero di celiaci attesi in Italia è di circa 500.000 unità, i pazienti con Gluten Sensitivity sono almeno 3 milioni.
In definitiva, è stato dimostrato che esiste un’entità clinica distinta dalla celiachia per patogenesi e geni coinvolti, chiamata ipersensibilità al glutine che affligge le persone sane con mucose intestinali del tutto normali e che non mostrano i danni tipici della celiachia, anche se l’intestino è interessato da lieve infiammazione.
Quando ci si trova di fronte a questi problemi si pensa che la causa sia una disfunzione ormonale, a stress, a fattori ereditari, per cui ci si sottopone a visite ginecologiche e ad esami del sangue e dosaggi ormonali inutili che spesso non portano a nulla, se non ad una spesa economica e perdita di tempo.
E il rimedio è spesso nulla o terapia ormonale.
In realtà pochi vanno a pensare che se vi è una disfunzione ormonale vi può essere una alterazione del lavoro delle ovaia a causa di una alimentazione scorretta. Si mangia per far funzionare e poiché la natura è semplice ma rigorosa se si sbaglia carburante la macchina non funziona.
Ebbene eliminare tutti i cibi che contengono glutine è il rimedio per irregolarità del ciclo mestruale, amenorrea, menopausa precoce, ovviamente occorre intervenire prima che si sia distrutto l’organo.
Una sensibilità al glutine ( scoperta nuova patologia detta gluten sensivity) o una celiachia latente sono all’origine di tutte le disfunzioni dell’ovaio in individui geneticamente predisposti. Occorre solo provare!
TESTIMONIANZA
Ciao Daniela, sono Silvia.. Ti aggiorno sulle ultime novità...Questa mattina, dopo ben 3 mesi,mi sono venute le mestruazioni,nn ho avuto e nn ho nessun dolore... Mi sembra un sogno!!... Con la dieta va bene, la pancia nn e' ne' gonfia ne' dolente!!! Altro sogno !!!Continuo tutto cosi!!!...Buona giornata..
Grazie.... A presto!! Silvia
CA 125 Ca 19-9 Ca 15-3
Ed eventualmente ecografia TRANSVAGINALE !!
«L’endometriosi, con le sue diverse manifestazioni cliniche e sintomatologiche – spiega la dottoressa Pelotti – è la conseguenza di una varietà di alterazioni metaboliche e neuroendocrine, causate da un'infiammazione cronica intestinale che spesso inizia nell’infanzia, in pazienti geneticamente predisposte. Il mio studio mette in evidenza come la colite cronica è infatti un sintomo comune nelle pazienti endometriosiche. Tale evidenza potrebbe giustificare le diverse e numerose teorie che fino a oggi hanno cercato di spiegare un possibile meccanismo patogenetico dell’endometriosi».
L'accurata ricerca della dottoressa, che ha esaminato 69 pazienti per un lungo tempo, è giunta ad affermare una «stretta correlazione tra la colite cronica da celiachia o gluten sensitivity e l'endometriosi».
«Molte donne celiache segnalano cicli mestruali dolorosi – conclude la Pelotti – e l'endometriosi, essendo probabilmente causata da una celiachia non diagnosticata, progredrisce se non si elimina la causa».
Per maggiori approfondimenti, rimandiamo all'esauriente articolo pubblicato dalla dottoressa Pelotti sul suo blog, disponibile cliccando qui.
I miei valori sono estradiolo 39.5; progesterone 2.89 e prolattina 11.5
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