Un sub-setto, che ho rimosso

Salve, ho 40 anni e nel ’96 è nato mio figlio a termine, ma di Kg. 1,900: dopo due giorni dalla fine della 40ma settimana, da un tracciato si riscontrò una sofferenza fetale e fu fatto un taglio cesario d’urgenza. Il bambino è stato 15 gg. in incubatrice. Evoluzione positiva. Oggi sta benissimo. Dalla cartella clinica risultò a me: liquido amniotico poco, verde e melmoso. Per il bambino: crisi ipoglicemiche e ittero. All’inizio 2004 mio marito ed io ci facciamo coraggio e proviamo un’altra gravidanza: ovulo bianco. Nessuna perdita, né espulsione spontanea. Ho dovuto sottopormi a revisione. Fine 2004 ci riproviamo: alla fine del secondo mese ho perdite scure il ginecologo mi fa fare una cura con ovuli di progesterone e buscopan e magnesio. Per un mese sto bene, poi improvvisamente nella 16ma settimana comincio ad avere perdite chiare prima gelatinose e poi completamente liquide. Vado in ospedale mi dicono tutto Ok. Torno a casa dopo tre giorni che le perdite continuavano ritorno in ospedale: non c’era più niente da fare. Il sacco si era rotto, ma nonostante il bimbo fosse ancora vivo non c’erano più le condizioni per portare avanti la gravidanza. Bisognava solo aspettare la morte e poi mi avrebbero fatto partorire e poi revisione. Dopo qualche ora mi salì la temperatura oltre 40 e così mi provocarono i dolori ecc….
Mi hanno detto che poteva succedere, ho fatto varie indagini dalle quali non è emerso nulla di rilevante solo MTHFR mutazione T677: presente allo stato ETEROZIGOTE. Il mio ginecologo mi disse che in un ‘eventuale gravidanza avrei solo dovuto prendere l’acido folico con contenuto maggiore e per tutta la gravidanza.
Ci facciamo nuovamente coraggio e nel settembre 2006 inizia la nuova gravidanza. Acido folico, tutto procede bene fino alla fine del secondo mese: perdite ematiche, vengo ricoverata in ospedale dove viene evidenziato un distacco di placenta. Tutto rientra nella norma con riposo assoluto e 24 gg. di iniezioni di prontogest. Alla fine del quarto mese vado a fare la visita di controllo tutto bene, scherziamo con il ginecologo per un eventuale terzo figlio. Dopo tre giorni cominciano perdite gelatinose e dolori. Ritorno dal ginecologo che mi dice che la situazione è precipitata: due-tre centimetri di dilatazione e parte del sacco in vagina. Mi ricovero in ospedale: dal pronto soccorso fino alla sala parto vengo sottoposta a tre visite ginecologiche. Immobile nel letto con i piedi sollevati, la speranza dei medici era quella che la sacca potesse rientrare e fare poi un cerchiaggio d’emergenza. Ma io già dal giorno successivo sentivo che le perdite erano di liquido amniotico (ormai ero esperta). Passa una settimana (19ma sett. di gravidanza) ed i dottori mi comunicano che non c’era più niente da fare perché liquido troppo poco. Bisogna solo aspettare la morte del feto. Passano due giorni, ma la creatura era ancora viva, mi sale nuovamente la temperatura e sono costretti a farmi una flebo per provocarmi i dolori, quindi parto e revisione (31/01/07).
Faccio una serie di indagini e richiedo le cartelle cliniche dei due episodi. A seguito di isteroscopia e ecografia tridimensionale viene evidenziato un sub-setto, che ho rimosso con isteroscopia operativa (non era un sub-setto, ma un setto). La tiroide solo un po’ piccola, ma tutto nella norma. Prolattina attualmente un po’ alta che però sto curando col Dostinex. Ho consultato vari specialisti che concordano nel fatto che un’eventuale gravidanza dovrei fare: acido folico, eparina e cardiaspirina e cerchiaggio. Uno di loro però sostiene che in tutti e due i casi, essendici stata un amniotite e carionoamniotite (risulta dalle cartelle cliniche), la rottura delle membrane sia stata provocata da un infezione. Mi ha fatto fare i tamponi e urinocoltura e la prima volta è risultato positivo: esame colturale per batteri aerobici e per streptococcus agalactiae b (sett.’07) Cura antibiotica e fermenti (che prendo ancora oggi) e compresse vaginali (per sette giorni dopo il ciclo, che metto ancora oggi). Rifaccio i tamponi a novembre:
ph 4
leucociti presenti
esame batterioscopico
specie microscopiche osservate streptococchi
lieviti
esame colturale per batteri aerobici positivo
esame colturale per streptococcus
agalactiae b positivo
candida spp positivo
Esami di micologia
Diretto per miceti blastocellule
Coltura per miceti
Esame colturale positivo
Lieviti
Identificazione biochimica candida norvegensis

Quindi ancora antibiotico(Zitromax) e Pevaryl ovuli ( e fermenti e compresse vaginali acidif)
Ripeto adesso i tamponi ed alcuni esami del sangue i risultati sono i seguenti:
Prolattina b 23
+15’ 22.4
Tireotropina (TSH) 1,76
Triiodotironina libera (FT3) 3.0
Tiroxina libera (FT4) 11,3
Tireoglobulina (TG) 19,17
Anticorpi anti nucleo
ANA negativo
Titolo Substrato: HEP-2;
Diluizione 1:160

Tamponi tutto negativo tranne:

esame batterioscopico
specie microscopiche osservate lieviti
esame colturale per batteri aerobici presenza di lieviti
ricerca di candida spp
ibridizzazione DNA positivo

Esami di micologia
Diretto per miceti blastocellule
Coltura per miceti
Esame colturale positivo
Lieviti
Identificazione biochimica saccharomyces cerevisiae


E quindi il mio sconforto aumenta: va via qualcosa e subentra qualcos’altro.
Devo andare dal ginecologo tra una settimana, ma mi piacerebbe nel frattempo capire qualcosa in più. Ed anche sapere cosa pensate circa la mia storia.
Grazie
[#1]
Dr. Ivanoe Santoro Ginecologo, Senologo 8.5k 283
Le storie cliniche relative agli eventi abortivi da Lei descritte (molto bene, mi complimento), fanno propendere per un insieme di fattori scatenanti l'aborto, fra cui il fattore infettivo/infiammatorio è senz'altro preponderante, come il Collega, giustamente ha rimarcato.
prima quindi, di una nuova gravidanza:
a) tampone cervicale per germi banali, Chlamydia, Ureaplasma, Mycoplasmi
b) tampone vaginale
c) endometriocoltura
d) isteroscopia di controllo
e) test dell'Hegar N°8 (se un Hegar n°8, un dilatatore metallico, può essere introdotto nel canale cervicale senza dilatarlo, al di fuori della gravidanza, allora il collo è "insufficiente" in termini di tenuta)
f) cariotipo Suo e di Suo marito
g) valutazione Doppler delle resistenze al flusso dell'arteria uterina con metodica color o power Doppler meglio se in fase luteale (seconda metà del ciclo).

Tanto per cominciare.

Cordialmente.

Prof.Dr.Ivanoe Santoro
Spec.Ostetrico/Ginecologo
già Direttore f.f. UO OST/GIN Ospedale di Solofra(AV) Prof. Anatomia Umana Univ. Napoli

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