Streptococco in gravidanza: curarsi o no?
Salve,
ho 33 anni e sono alla 20 settimana di gravidanza. Un tampone vaginale fatto alla 12 settimana ha evidenziato la presenza dello streptococco emolitico del gruppo B (nessun' altra infezione). Mi e' stato detto che si tratta di un' infezione comune durante la gravidanza, e che diventa importante SOLO al momento del parto, quando il bimbo in conseguenza della rottura delle membrane potrebbe essere contagiato. Per il momento non avrei dovuto prendere nulla. Ho parlato con il mio ginecologo privato che si e' mostrato d'accordo. Mi ha fatto fare una settimana di ovuli della Vidermina e dopo 10 giorni ho ripetuto il tampone. Nuovamente positivo. Ritiene che la mia infezione si endogena. A questo punto, mi ha detto di fare solo il tampone dell'ottavo mese. Fino ad allora faro' una cura a base di fermenti per cercare di migliorare un po' la flora. Oggi ho fatto l'ecografia morfologica, e ho parlato di questa situazione con il ginecologo ospedaliero, che si e' mostrato molto contrariato, perche' secondo lui non dovrei portare questa infezione addosso per altre 20 settimane, rischiando un rottura prematura delle membrane, ecc. Visto che sono stata "fortunata" nel sapere in anticipo di questa infezione dovrei fare qualcosa per curarla in modo serio. Secondo lui i fermenti non mi faranno nulla. Le mie domande sono le seguenti: 1) mi chiedo angosciamente se dovrei seguire solo la cura del mio ginecologo o se sono incosciente. 2) Mi chiedo se dopo un ciclo di antibiotici, il tampone non ritornerebbe comunque positivo, se l'infezione e' endogena. Non vorrei riempirmi di tanti antibiotici, se poi l'essenziale e' solo quello in concomitanza della nascita. Io tra l'altro non sono abituata a prendere gli antibiotici.
3) Inoltre io ho scoperto di avere lo streptococco molto in anticipo altrimenti non lo avrei saputo fino al tampone dell'ottavo mese, in quanto non ho sintomi. Le gravide che fanno solo quel tampone e risultano positive, dovranno affrontare il travaglio sotto antibiotico, e come me non sanno mica quando le membrane si rompono!
4) Il mio ginecologo mi ha suggerito di correre in ospedale al primo segnale di contrazioni: l'ideale sarebbe che la rottura delle acque avvenga li', dopo aver fatto un po' di antibiotico. E se si rompessero prima?
5) L'ecografia morfologica era perfetta, a parte che il piccolo risulta un po' indietro nella crescita di circa una settimana (20 invece di 21+2 settimane). Mi chiedo se questo rientra negli errori di misura, se puo' essere un fatto costituzionale, o se puo' o se puo' essere una conseguenza dello streptococco. Alla prima ecografia le misure erano indietro ma solo di 3 giorni.
6) Mi chiedo se non sia meglio fare una terapia di antibiotici preventiva ma limitata all'ultimo mese, cosicche' da avere un po' di copertura qualora le acque si rompano all'improvviso...Ovviamente insieme alla flebo durante il travaglio.Scusate le molte domande, grazie di cuore. Futura mamma angosciata.
ho 33 anni e sono alla 20 settimana di gravidanza. Un tampone vaginale fatto alla 12 settimana ha evidenziato la presenza dello streptococco emolitico del gruppo B (nessun' altra infezione). Mi e' stato detto che si tratta di un' infezione comune durante la gravidanza, e che diventa importante SOLO al momento del parto, quando il bimbo in conseguenza della rottura delle membrane potrebbe essere contagiato. Per il momento non avrei dovuto prendere nulla. Ho parlato con il mio ginecologo privato che si e' mostrato d'accordo. Mi ha fatto fare una settimana di ovuli della Vidermina e dopo 10 giorni ho ripetuto il tampone. Nuovamente positivo. Ritiene che la mia infezione si endogena. A questo punto, mi ha detto di fare solo il tampone dell'ottavo mese. Fino ad allora faro' una cura a base di fermenti per cercare di migliorare un po' la flora. Oggi ho fatto l'ecografia morfologica, e ho parlato di questa situazione con il ginecologo ospedaliero, che si e' mostrato molto contrariato, perche' secondo lui non dovrei portare questa infezione addosso per altre 20 settimane, rischiando un rottura prematura delle membrane, ecc. Visto che sono stata "fortunata" nel sapere in anticipo di questa infezione dovrei fare qualcosa per curarla in modo serio. Secondo lui i fermenti non mi faranno nulla. Le mie domande sono le seguenti: 1) mi chiedo angosciamente se dovrei seguire solo la cura del mio ginecologo o se sono incosciente. 2) Mi chiedo se dopo un ciclo di antibiotici, il tampone non ritornerebbe comunque positivo, se l'infezione e' endogena. Non vorrei riempirmi di tanti antibiotici, se poi l'essenziale e' solo quello in concomitanza della nascita. Io tra l'altro non sono abituata a prendere gli antibiotici.
3) Inoltre io ho scoperto di avere lo streptococco molto in anticipo altrimenti non lo avrei saputo fino al tampone dell'ottavo mese, in quanto non ho sintomi. Le gravide che fanno solo quel tampone e risultano positive, dovranno affrontare il travaglio sotto antibiotico, e come me non sanno mica quando le membrane si rompono!
4) Il mio ginecologo mi ha suggerito di correre in ospedale al primo segnale di contrazioni: l'ideale sarebbe che la rottura delle acque avvenga li', dopo aver fatto un po' di antibiotico. E se si rompessero prima?
5) L'ecografia morfologica era perfetta, a parte che il piccolo risulta un po' indietro nella crescita di circa una settimana (20 invece di 21+2 settimane). Mi chiedo se questo rientra negli errori di misura, se puo' essere un fatto costituzionale, o se puo' o se puo' essere una conseguenza dello streptococco. Alla prima ecografia le misure erano indietro ma solo di 3 giorni.
6) Mi chiedo se non sia meglio fare una terapia di antibiotici preventiva ma limitata all'ultimo mese, cosicche' da avere un po' di copertura qualora le acque si rompano all'improvviso...Ovviamente insieme alla flebo durante il travaglio.Scusate le molte domande, grazie di cuore. Futura mamma angosciata.
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Gli studi consultabili sull'infezione da Streptococco di gruppo B in gravidanza, dimostrano un'ampissima variabilità, spaziando da un minimo di poco più del 2% a circa il 30% delle donne gravide quali portatrici del germe, a livello rettale, vaginale o entrambi. In Italia si calcola che circa il 15 - 20% delle gestanti SANE, sia portatore del germe nel basso tratto vaginale e/o nel retto, sottolineando l'azione "facilitante" che lo stato di gravidanza indubbiamente possiede sulla colonizzazione, da parte del germe, a livello del tratto genito-digestivo. Ovviamente questa grande variabilità epidemiologica, cui si faceva prima cenno, si deve a multipli fattori dove incidono sia caratteristiche personali fisiologiche sia malattie in corso o pregresse o stati patologici specifici a livello degli organi nei quali il germe viene isolato.
La maggioranza, però delle donne con GBS è asintomatica o paucisintomatica con sintomi vaghi ed aspecifici, specie vaginali. Nelle donne che sono portatrici, il parto riesce a trasmettere il germe al bimbo, specie se il parto è vaginale, nel 40 - 70% dei casi, ma solo una piccola parte di questi bimbi svilupperà una delle complicanze legate direttamente al batterio (1 - 3% dei neonati). Una percentuale molto più elevata di neonati (circa il 50 - 60%), resterà portatore dell'infezione ma in maniera asintomatica.
Le modalità di trasmissione prevedono, accanto all'infezione "da contatto", quale quella che il feto può acquisire transitando attraverso un canale da parto infetto, anche l'infezione attraverso una borsa amniocoriale rotta (dalla vagina materna infetta) o una infezione che giunge tramite il sangue placentare (es. colonizzazioni da parte del GBS delle vie urinarie materne).
Fattori facilitanbti l'infezione sia materna che fetale sono: malattie virali materne, diabete gestazionale, ipertensione gravidanza-indotta, carenze vitaminiche materne gravi e protratte, condizioni socio-economiche materne disagiate, rottura della borsa amniocoriale datante da oltre 24 ore, travaglio prolungato in pazienti portatrici.
Nel neonato in cui l'infezione diviene manifesta, si possono evidenziare quadri estremamente variabili come intensità e gravità, da bronchiti, broncopolmoniti, infezioni delle vie urinarie, infezioni del tratto digenerente fino ad infezioni generalizzate (sepsi) con localizzazioni meningee secondarie. Però, ricordo come queste manifestazioni gravi, siano tipiche dell'1 - 3% dei neonati infetti che riportano danni di tipo clinicamente evidente.
I primi sintomi sono alquanto precoci, manifestandosi nel corso, in genere delle prime 24 ore di vita. A volte i primi segni compaiono tardivamente, entro la prima settimana; più rare le complicanze a media distanza, fino ad alcuni mesi dal parto. In genere le manifestazioni tardive dell'infezione sono le più severe, interessando il SNC nella maggior parte dei casi (80% circa). Nei prematuri le complicanze centrali sono più precoci e gravi. L'incidenza dell'infezione sulla popolazione generale è alquanto bassa: 0,5-1,8:1000 nati vivi. In gravidanza, l'infezione con elevata carica infettante e multisede (vagina, retto, vie urinarie, vie aeree) può determinare morte endouterina del feto e, più raramente, aborto nelle fasi precoci della gestazione. Anche la rottura precoce delle membrane amniocoriali è stata collegata in maniera statisticamente significativa ad infezioni gravi e protratte da GBS.
Molti Ginecologi/Ostetrici eseguono ricerche colturali con tamponi vagino-rettali e con urinocolture in gravide a cadenza mensile a partire dal 1° trimestre. Questo atteggiamento è stato criticato in corso di vari seminari di studio, ma risulta ancora molto praticato, probabilmente in omaggio alla Medicina Difensiva, molto in auge nel nostro Paese.
Se questo atteggiamento risulta, per molti, "eccessivo", non si deve dimenticare che esso, però comporta una percentuale di diagnosi molto più elevate ed è da molti ritenuto corretto, specie in presenza di fattori di rischio personale, ambientale e patologico precendente alla gravidanza o concomitante ad essa, permettendo di eseguire una chemioprofilassi molto spesso valida.
Secondo altri, invece, si dovrebbero effettuare, di nroma, solo due ricerche colturali: una intorno alla 26ma - 28ma settimana, un'altra fra la 34ma e 36ma settimana. I campionamenti dovrebbero sempre essere eseguiti a livello vagino-rettale, anche se, personalmente, ritengo utile anche l'esecuzione di una urinocoltura associata.
Fra le varei forme di chemioprofilassi, molto si è discusso sull'opportnità di eseguire una chemioprofilassi in gravidanza, intrapartum o nel neonato portatore. Fra le varie forme di chemioprofilassi, la migliore sembrerebbe quella intrapartum, con somministrazione di antibiotici cui il germe si dimostra sensibile in corso di travaglio (sempre meglio a borsa integra) con una dose d'attacco variabile in base al peso corporeo della donna ed una serie di dosi refratte, diversificate rispetto alla dose iniziale, ad intervalli ripetuti, fino al parto.
In genere, nelle casistiche, non viene segnalato alcun beneficio dal trattamento antibiotico in gravidanza, tranne che in caso di urinocoltura positiva. Nella pratica giornaliera, invece, un trattamento di massima appare ampiamente giustificato, almeno nell'opinione personalissima di chi Le scrive.
Lasciando, ovviamente, tutto lo spazio decisionale a chi La segue di persona, com'è normale per statuto del sito e per correttezza professionale, Le dico che, personalmente, concordo con chi ritiene che la presenza di una infezione con carica locale significativa (su tampone vagino-rettale) (superiore alle 100.000 colonie per campo) o positiva su urinocoltura, possa costituire un rischio per la rottura precoce delle membrane amniocoriali in gravidanza.
Ricordo come lo streptococco Beta emolitico di gruppo B (GBS) sia bene trattarlo IN travaglio di parto, possibilmente con borsa integra, con una singola dose d'attacco di antibiotico per via endovenosa, seguita da dosi refratte ogni 4 ore fino al parto e che tale protocollo sia considerato migliore rispetto alle terapie eseguite in gravidanza o quelle eseguite sul neonato dopo il parto.
Sono d'accordo nel trattare lo GBS con terapie locali nelle forme più lievi, con terapie locali + generali in condizioni di elevata carica batterica, in caso di presenza di fattori di rischio aggiuntivi, di urinocoltura positiva, di non trattarlo se con carica batterica bassa + urinocoltura negativa + assenza di fattori di rischio specifici o generici se non con sola terapia vaginale, seguita da terapia riequilibrante la flora saprofitica.
Cordialmente.
La maggioranza, però delle donne con GBS è asintomatica o paucisintomatica con sintomi vaghi ed aspecifici, specie vaginali. Nelle donne che sono portatrici, il parto riesce a trasmettere il germe al bimbo, specie se il parto è vaginale, nel 40 - 70% dei casi, ma solo una piccola parte di questi bimbi svilupperà una delle complicanze legate direttamente al batterio (1 - 3% dei neonati). Una percentuale molto più elevata di neonati (circa il 50 - 60%), resterà portatore dell'infezione ma in maniera asintomatica.
Le modalità di trasmissione prevedono, accanto all'infezione "da contatto", quale quella che il feto può acquisire transitando attraverso un canale da parto infetto, anche l'infezione attraverso una borsa amniocoriale rotta (dalla vagina materna infetta) o una infezione che giunge tramite il sangue placentare (es. colonizzazioni da parte del GBS delle vie urinarie materne).
Fattori facilitanbti l'infezione sia materna che fetale sono: malattie virali materne, diabete gestazionale, ipertensione gravidanza-indotta, carenze vitaminiche materne gravi e protratte, condizioni socio-economiche materne disagiate, rottura della borsa amniocoriale datante da oltre 24 ore, travaglio prolungato in pazienti portatrici.
Nel neonato in cui l'infezione diviene manifesta, si possono evidenziare quadri estremamente variabili come intensità e gravità, da bronchiti, broncopolmoniti, infezioni delle vie urinarie, infezioni del tratto digenerente fino ad infezioni generalizzate (sepsi) con localizzazioni meningee secondarie. Però, ricordo come queste manifestazioni gravi, siano tipiche dell'1 - 3% dei neonati infetti che riportano danni di tipo clinicamente evidente.
I primi sintomi sono alquanto precoci, manifestandosi nel corso, in genere delle prime 24 ore di vita. A volte i primi segni compaiono tardivamente, entro la prima settimana; più rare le complicanze a media distanza, fino ad alcuni mesi dal parto. In genere le manifestazioni tardive dell'infezione sono le più severe, interessando il SNC nella maggior parte dei casi (80% circa). Nei prematuri le complicanze centrali sono più precoci e gravi. L'incidenza dell'infezione sulla popolazione generale è alquanto bassa: 0,5-1,8:1000 nati vivi. In gravidanza, l'infezione con elevata carica infettante e multisede (vagina, retto, vie urinarie, vie aeree) può determinare morte endouterina del feto e, più raramente, aborto nelle fasi precoci della gestazione. Anche la rottura precoce delle membrane amniocoriali è stata collegata in maniera statisticamente significativa ad infezioni gravi e protratte da GBS.
Molti Ginecologi/Ostetrici eseguono ricerche colturali con tamponi vagino-rettali e con urinocolture in gravide a cadenza mensile a partire dal 1° trimestre. Questo atteggiamento è stato criticato in corso di vari seminari di studio, ma risulta ancora molto praticato, probabilmente in omaggio alla Medicina Difensiva, molto in auge nel nostro Paese.
Se questo atteggiamento risulta, per molti, "eccessivo", non si deve dimenticare che esso, però comporta una percentuale di diagnosi molto più elevate ed è da molti ritenuto corretto, specie in presenza di fattori di rischio personale, ambientale e patologico precendente alla gravidanza o concomitante ad essa, permettendo di eseguire una chemioprofilassi molto spesso valida.
Secondo altri, invece, si dovrebbero effettuare, di nroma, solo due ricerche colturali: una intorno alla 26ma - 28ma settimana, un'altra fra la 34ma e 36ma settimana. I campionamenti dovrebbero sempre essere eseguiti a livello vagino-rettale, anche se, personalmente, ritengo utile anche l'esecuzione di una urinocoltura associata.
Fra le varei forme di chemioprofilassi, molto si è discusso sull'opportnità di eseguire una chemioprofilassi in gravidanza, intrapartum o nel neonato portatore. Fra le varie forme di chemioprofilassi, la migliore sembrerebbe quella intrapartum, con somministrazione di antibiotici cui il germe si dimostra sensibile in corso di travaglio (sempre meglio a borsa integra) con una dose d'attacco variabile in base al peso corporeo della donna ed una serie di dosi refratte, diversificate rispetto alla dose iniziale, ad intervalli ripetuti, fino al parto.
In genere, nelle casistiche, non viene segnalato alcun beneficio dal trattamento antibiotico in gravidanza, tranne che in caso di urinocoltura positiva. Nella pratica giornaliera, invece, un trattamento di massima appare ampiamente giustificato, almeno nell'opinione personalissima di chi Le scrive.
Lasciando, ovviamente, tutto lo spazio decisionale a chi La segue di persona, com'è normale per statuto del sito e per correttezza professionale, Le dico che, personalmente, concordo con chi ritiene che la presenza di una infezione con carica locale significativa (su tampone vagino-rettale) (superiore alle 100.000 colonie per campo) o positiva su urinocoltura, possa costituire un rischio per la rottura precoce delle membrane amniocoriali in gravidanza.
Ricordo come lo streptococco Beta emolitico di gruppo B (GBS) sia bene trattarlo IN travaglio di parto, possibilmente con borsa integra, con una singola dose d'attacco di antibiotico per via endovenosa, seguita da dosi refratte ogni 4 ore fino al parto e che tale protocollo sia considerato migliore rispetto alle terapie eseguite in gravidanza o quelle eseguite sul neonato dopo il parto.
Sono d'accordo nel trattare lo GBS con terapie locali nelle forme più lievi, con terapie locali + generali in condizioni di elevata carica batterica, in caso di presenza di fattori di rischio aggiuntivi, di urinocoltura positiva, di non trattarlo se con carica batterica bassa + urinocoltura negativa + assenza di fattori di rischio specifici o generici se non con sola terapia vaginale, seguita da terapia riequilibrante la flora saprofitica.
Cordialmente.
Prof.Dr.Ivanoe Santoro
Spec.Ostetrico/Ginecologo
già Direttore f.f. UO OST/GIN Ospedale di Solofra(AV) Prof. Anatomia Umana Univ. Napoli
[#2]
Utente
Grazie mille per il consulto, come da lei consigliato farò un'urinocoltura.
Ad ora la gravidanza non ha mostrato nessun fattore di rischio, da un'ecografia recente e' stato riportato che ho molto liquido amniotico, ma non troppo, fatto preso come molto positivo.
A proposito della carica batterica del tampone,mi chiedevo come fare a conoscerla. Nel risultato del tampone effettuato c'e' solo scritto "positivo". Dovrei chiedere qualcosa in piu', nel caso lo ripetessi?
Cordiali saluti
Ad ora la gravidanza non ha mostrato nessun fattore di rischio, da un'ecografia recente e' stato riportato che ho molto liquido amniotico, ma non troppo, fatto preso come molto positivo.
A proposito della carica batterica del tampone,mi chiedevo come fare a conoscerla. Nel risultato del tampone effettuato c'e' solo scritto "positivo". Dovrei chiedere qualcosa in piu', nel caso lo ripetessi?
Cordiali saluti
[#3]
Può chiedere che venga indicato nel referto il numero di colonie per campo di osservazione.
La carica è fondamentale in quanto una carica ritenuta non significativa è da considerarsi nella norma, dato che si parla di aree corporee dove vige una colonizzazione fisiologica da parte di un dato quantitativo di germi
La carica è fondamentale in quanto una carica ritenuta non significativa è da considerarsi nella norma, dato che si parla di aree corporee dove vige una colonizzazione fisiologica da parte di un dato quantitativo di germi
[#5]
Utente
Salve,
ho effettuato l'urinocoltura come da lei suggerito.
L'esame ha evidenziato la presenza di Enterococcus faecalis con
conta batterica >100000 ufc/ml.
Dall'esame quantitativo delle urine, i nitriti risultano assenti. Mi chiedevo se si tratta di una carica batterica importante, e se si che tipo di profilassi dovrei seguire. Ricordo che sono alla 26 settimana di gravidanza.
Cordiali saluti
ho effettuato l'urinocoltura come da lei suggerito.
L'esame ha evidenziato la presenza di Enterococcus faecalis con
conta batterica >100000 ufc/ml.
Dall'esame quantitativo delle urine, i nitriti risultano assenti. Mi chiedevo se si tratta di una carica batterica importante, e se si che tipo di profilassi dovrei seguire. Ricordo che sono alla 26 settimana di gravidanza.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 89.2k visite dal 05/10/2011.
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