Anticorpi antinucleo 1:80
Buongiorno dottore, sono una donna di 33 anni. Lo scorso aprile ho effettuato una revisione della cavità uterina per aborto interno avvenuto intorno alla 7^-8^ settimana (ce ne siamo accorti solo con la visita di controllo alla 12^). Poiché la ricerca del bebè era iniziata 18 mesi prima (estate 2008), anche se devo ammettere non con insistenza, ho effettuato il dosaggio degli autoanticorpi e sono risultata positiva al test ANA (1:80) con pattern di tipo nucleolare. Ora mi è stato consigliato di prendere omega3, acido folico, aspirinetta e dal 19^ giorno del ciclo progesterone. Io non ho mai fatto dosaggi ormonali e il test sull'embrione evidenziava "anomalie compatibili con alterazioni del cariotipo". Ritiene completa la terapia che mi è stata indicata? È necessario effettuare qualche altro controllo prima di riprovare? La ringrazio cordialmente.
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Le "anomalie compatibili con alterazioni del cariotipo" indicano che l'aborto non è dipeso da nessun problema dell'organismo materno, ma da un problema cromosomico dell'embrione. Trattasi di un evento casuale e l'aborto è da considerarsi come un meccanismo difensivo di selezione naturale, che non comporta alcun pregiudizio per le gravidanze successive.
Lei riporta una positività ANA a basso titolo, tra l'altro di frequente riscontro quando la ricerca è effettuata a ridosso di una gravidanza, e in tutta sincerità ritengo che questo non possa influenzare in maniera significativa la corretta evoluzione di successive gravidanze, anche in assenza di terapie.
Comprendo le ansie che scaturiscono dopo un evento abortivo, ma se ci atteniamo ai protocolli non c'è motivo di fare alcuna indagine e di praticare alcuna terapia, anche perché è stato correttamente effettuato un esame che ha anche identificato la causa dell'aborto. Naturalmente alcune decisioni e alcuni percorsi li sceglie il paziente sotto la guida del proprio medico curante, ma consideri che un eccesso di esami non necessari può condurre ad un overtreatment.
Cordiali saluti,
Lei riporta una positività ANA a basso titolo, tra l'altro di frequente riscontro quando la ricerca è effettuata a ridosso di una gravidanza, e in tutta sincerità ritengo che questo non possa influenzare in maniera significativa la corretta evoluzione di successive gravidanze, anche in assenza di terapie.
Comprendo le ansie che scaturiscono dopo un evento abortivo, ma se ci atteniamo ai protocolli non c'è motivo di fare alcuna indagine e di praticare alcuna terapia, anche perché è stato correttamente effettuato un esame che ha anche identificato la causa dell'aborto. Naturalmente alcune decisioni e alcuni percorsi li sceglie il paziente sotto la guida del proprio medico curante, ma consideri che un eccesso di esami non necessari può condurre ad un overtreatment.
Cordiali saluti,
Dr. Agostino Menditto
Specialista in Ginecologia e Ostetricia
Responsabile U.O. Ginecologia e Ostetricia
Clinica Mediterranea - Napoli
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Ex utente
Grazie. Le chiedo ancora un consiglio: ultimamente mi sono accorta di essere un po' ansiosa, non sono mai stata una persona che si preoccupa facilmente, invece da qualche mese sono sempre in tensione e ho il pianto facile. Inoltre qualche giorno fa ho avuto un episodio di tachicardia improvvisa (109 battiti al min) che si è risolta solo al rientro a casa. Poiché sono sempre stata una persona spensierata questo nuovo modo di essere mi infastidisce. Razionalmente non considero l'esperienza dell'aborto una tragedia insuperabile tanto che la mia reazione è stata giudicata ottima da tutti. Ora so che possono esserci bimbi e ci saranno. Tuttavia non mi sento serena. È solo questione di tempo? Il mio compagno pensa che dovremmo solo vivere la nostra vita senza fissarci sul bimbo e senza prendere precauzioni, lasciando che la natura faccia il suo corso. So che ha ragione, ma non ci riesco. Ha qualche consiglio da darmi? Grazie ancora.
[#3]
Spesso ciò che razionalmente si ritiene di aver superato, di fatto non lo è emotivamente e i sintomi che riferisce depongono per questa situazione. Non ritengo che sia il tempo a far guarire, anzi può essere un insidioso nemico, molto meglio affrontare di petto la realtà dei suoi sentimenti anche se ciò può rappresentare un'esperienza inzialmente dolorosa che è più facile rimuovere ritenendo di averla già superata, magari mostrandosi forte verso gli altri in maniera da ottenere anche conferme esterne
>> tanto che la mia reazione è stata giudicata ottima da tutti >>
Per uscirne è importante focalizzare su evidenze scientifiche certe e chiare, come quelle che le ho indicato nella precedente risposta, nella quale credo che abbia colto come per conto mio potrebbe anche evitare di sottoporsi a tanti accertamenti e terapie che, anche se innocui e assolutamente non sbagliati, potrebbero sortire soprattutto l'effetto di farla sentire malata, condizione che di fatto non le appartiene, in quanto si è verificato un evento casuale che può riguardare (comprese le forme subcliniche) quasi un terzo di tutte le gravidanze.
Da sola può trovare sicuramente la forza di uscirne, come hanno fatto tante altre donne che ho conosciuto con situazioni sovrapponibili alla sua o spesso più dure, in quanto una causa dell'evento non era stata identificata e tanti accertamenti si rendevano necessari, soprattutto se gli aborti erano ripetuti, ma che alla fine hanno gioito per una gravidanza andata a buon fine. Sicuramente se è chiara con se stessa, e i sintomi riferiti sono un segno importante a cui dare ascolto, si potrà rendere conto se ha imboccato la giusta via o eventualemnte non è da disdegnare l'aiuto che le potrebbe dare un professionista quale lo psicoterapeuta.
>> tanto che la mia reazione è stata giudicata ottima da tutti >>
Per uscirne è importante focalizzare su evidenze scientifiche certe e chiare, come quelle che le ho indicato nella precedente risposta, nella quale credo che abbia colto come per conto mio potrebbe anche evitare di sottoporsi a tanti accertamenti e terapie che, anche se innocui e assolutamente non sbagliati, potrebbero sortire soprattutto l'effetto di farla sentire malata, condizione che di fatto non le appartiene, in quanto si è verificato un evento casuale che può riguardare (comprese le forme subcliniche) quasi un terzo di tutte le gravidanze.
Da sola può trovare sicuramente la forza di uscirne, come hanno fatto tante altre donne che ho conosciuto con situazioni sovrapponibili alla sua o spesso più dure, in quanto una causa dell'evento non era stata identificata e tanti accertamenti si rendevano necessari, soprattutto se gli aborti erano ripetuti, ma che alla fine hanno gioito per una gravidanza andata a buon fine. Sicuramente se è chiara con se stessa, e i sintomi riferiti sono un segno importante a cui dare ascolto, si potrà rendere conto se ha imboccato la giusta via o eventualemnte non è da disdegnare l'aiuto che le potrebbe dare un professionista quale lo psicoterapeuta.
[#4]
Ex utente
Grazie del consiglio. Farò come dice. In effetti proprio il fatto di sapere che sono cose che succedono e che ci sono situazioni ben più serie mi fa sentire un po' sciocca. Mi sembra di reagire in modo eccessivo. Comunque cercherò di elaborare l'accaduto ricordando a me stessa che non c'è motivo di essere così in ansia e poi se non vedo miglioramenti mi rivolgerò ad un terapista. Grazie ancora.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 5.2k visite dal 06/07/2010.
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