Carcinoma endometrioide

Gentilissimi Medici di MedicItalia,
scrivo per chiedere un parere riguardo alla condizione di mia zia, 64 anni, a cui sono molto legata. Nel marzo 2009 le e' stato diagnosticato un adenocarcinoma endometrioide; sottoposta ad intervento chirurgico nell'aprile 2009, l'esame istologico rivela che si tratta di un tumore scarsamente differenziato (G3), limitato all'endometrio, con cervice, linfonodi pelvici e lomboartoci, tube, ovaie, e washing peritoneale tutti negativi per la presenza di cellule tumorali. I medici ritengono che non sia necessaria alcuna terapia post chirurgica adiuvante, e prescrivono esami del sangua per la valutazione dei marker tumorali ogni due mesi e TAC di controllo ad un anno dall'intervento.
Nell'autunno 2009 compare un'estesa ernia addominale, che richiede intervento di laparocele, eseguito nel febbraio 2010.
Le ultime analisi prima del secondo intervento risalgono al dicembre 2009 e sono perfettamente nella norma.
Due settimane dopo l'intervento di laparocele seguono le altre analisi si routine e la TAC di controllo essendo passato un anno dal primo intervento.
Il CA125 ha un valore di 83 e la TAC evidenzia un ingrossamento dei linfonodi paraaortici (diametro 16mm).
Allarmata, mia zia decide di chiedere un secondo consulto e, il 5 marzo 2010 si rivolge ad un centro specializzato a Milano.
Il medico la tranquillizza, dicendole che dopo un intervento chirurgico e' perfettamente normale che il marcatore si sia alzato, e sarabbe anche possibile che non tornasse mai piu' nei valori normali senza che questo corrisponda ad una ripresa di malattia; la TAC viene giudicata negativa e si raccomandano controlli mensili del marcatore Ca125 atti a verificare che il valore non aumenti ulteriormente.
Le due analisi del sangue successive evidenziano una sostanziale stabilita' del Ca125 (diminuito di 5 e poi di 10 unita') ed un aumento lieve e costante del CEA (che ha raggiungo valore di 17 in donna non fumatrice).
A questo punto mia zia effettua una seconda visita al centro specializzato e stavolta, il medico, allarmato dai valori di CEA, sostiene che sia in corso lo sviluppo di un secondo tumore e prescrive nell'ordine, colonscopia, gastroscopia e PET. Prescrive inoltre in riesame dei vetrini rigurdanti l'adenocarcinoma endometrioide presso l'anatomia patologica del suo centro.
Mia zia esegue la colonscopia che risulta negativa, evidenziando esclusivamente la presenza di diverticoli.
Il riesame istologico conferma che si tratti di un adenocarcinoma endometrioide di grado istologico G3, ma evidenzia un minimo interessamento dei fasci profondi del miometrio (che non so a che stadio corrisponda - 1b o 1c), e conferma la negativita' di cervice e degli annnessi esaminati.
Il medico a questo punto prescrive a mia zia una tac con biopsia dei linfonodi paraortici prevista per il 18 giugno, sostenendo che in rarissimi casi il G3 puo' essere aggressivo.
Vi chiedo cortesemente di darmi un vostro onesto parere, grazie infinite.

[#1]
Dr. Giampietro Gubbini Ginecologo 1.5k 44
...in effetti il grado istologico G3 è un fattore prognostico negativo.E' fondamentale in tutti questi casi affidarsi ad un centro oncologico adeguato e non seguire troppi pareri!!

Dr. Giampietro Gubbini

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Utente
Utente
Grazie per la Sua solerte risposta,
purtroppo sono al corrente che il G3 rappresenti il grado istologico correlato ad una prognosi peggiore. L'esame istologico inziale aveva gia' individuato questo grado, cio' nonostante non e' stata ritenuta necessaria una terapia adiuvante, e a distanza di un anno dall'intervento, in possesso di tutti gli elementi di valutazione (tac e grado istologico), anche il medico del centro spacilizzato era stato molto rassicurante.
Come Lei consiglia, mia zia si e' definitivamente affidata all'Istituto Oncologico Europeo di Milano ed eseguira' tutti gli esami diagnostici necessari, che rappresentano l'unico modo per ottenere una risposta certa. I dubbi mi assalgono soprattutto in virtu' dei repentini cambi di valutazione della storia clinica...durante l'ultima visita l'attenzione era totalmente volta all'eventuale presenza di tumore di tutt'altra origine.
La negavita' della colonscopia ha dirottato nuovamente le procedure diagnostiche verso la possibile metastatizzazione del carcinoma endometrioide.
Mi rendo conto che non posso avere risposte certe prima dell'esito della biopsia linfonodale, ma questo alternarsi di pareri (da parte di uno stasso medico) e' molto destabilizzante dal punto di vista psicologico.
[#3]
Dr. Giampietro Gubbini Ginecologo 1.5k 44
Il centro oncologico a cui si è rivolta ha le giuste competenze e la professionalità che il suo caso clinico richiede.
Auguri
[#4]
Utente
Utente
Gentilissimo staff di MedicItalia,
in riferimento al caso sopra esposto, vorrei aggiornarvi sugli ultimi sviluppi.
Purtroppo la biopsia TAC-guidata effettuata sui linfonodi paraortici e' risultata positiva per la presenza di cellule di adenocarcinoma compatibili con il tipo endometrioide. Le dimensioni dei linfonodi sono passate da 16mm riscontrati a febbraio a 18mm in giugno.
Mia zia iniziera' la chemioterapia la settimana prossima, una seduta a settimana ogni 3 settimane per 6 cicli.
L'oncologo dice l'aumento di soli 2mm in 4 mesi e' un fattore positivo e che ci sono buone probabilita' di guarigione.
Io sono un pochino sfiduciata da tutta la vicenda e non riesco ad essere ottimista. Vi chiederei cortesemente di darmi un parere riguardo le possibilita' concrete che si prospettano di fronte a questa situazione, ammettendo che mia zia riesca a portare a termine i cicli di chemioterapia previsti (questo mi sento di sperarlo perche' le sue condizioni di salute generali per fortuna sono ottime).
Grazie infinite

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