Dopplerflussimetria
buongiorno, ho 32 anni.Sei anni fa ho avuto una morte uterina alla 40 sett.(placenta con immaturità dei villi, depositi di fibrina intervillosa ed emoraggia subamnuotica)dopo due anni sono rimasta incinta e ho preso cardioaspirina e ho partorito con cesareo anticipato.Ora sono di nuovo gravida alla 22 sett. e solo ora ho scoperto che dall'esame della seconda placenta è risultato placenta con immaturità focale dei villi. Sto prendendo di nuovo cardioaspirina e da alcuni esami approfonditi è risultato anche mutazione MTHFR in eterozigosi C677T e A1298C. Ho fatto la morfologica dalla quale risulta un bimbo ben cresciuto e la dopplerflussimetria con valori: ind. pulsarità ast- ombelicale 1.14-di norma; indice resistenza art. uterina dx 0.66-bordeline; indice resistenza art. uterina sn 0.46-di norma. vorrei avere un consulto su questi valori se sono nella norma e se la cardioaspirina è la strada giusta.sono molto in ansia e con la paura che possa risuccedere quella brutta esperienza. grata per l'attenzione
aspetto consigli.
aspetto consigli.
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La flussimetria Doppler dell'arteria uterina viene utilizzata in Ostetricia clinica, quale metodica per valutare la cosiddetta "trofoblastizzazione" o "invasione trofoblastica" di questo vaso arterioso da parte di gettoni epiteliali provenienti dal mantello placentare associato alla gravidanza in corso.
In altr parole, espansioni di cellule provenienti dalla futura placenta "colonizzano" la parete delle espansioni estreme dell'arteria uterina, trasformandole progressivamente in due tempi (fra la 14ma e 16ma settimana e fra la 18ma e 22ma settimana di gestazione) in vasi a calibro aumentato ed a portata costante, riducendo le capacità responsive di queste terminazioni arteriose a vari stimoli, come invece accade per gli altri territori vascolari dell'organismo (ipotesi di Ross). L'invasione consiste in una vera e propria "sostituzione" di una porzione della parete vascolare arteriosa con "muraglie" cellulari trofoblastiche provenienti dalla placenta.
Quindi, in altri termini, mentre altre arterie dell'organismo della gravida, sono perfettamente in grado di rispondere con costrizione e/o dilatazione a vari stimoli, l'arteria uterina a livello delle sue terminazioni arteriolari, perde queste caratteristiche, trasformandosi in un vaso che conduce elevate quantità di sangue in maniera costante, indipendentemente da stimoli costrittori o dilatatori che vengano ad interferire col tono delle altre arterie in altri distretti circolatori del corpo.
Se si vuole intravedere una "finalità" di queste trasformazioni, essa è quella di fornire sangue al nuovo essere in formazione in maniera elevata e costante, così da approvvigionarlo di materiali nutritizi fin dall'inizio del suo sviluppo, dato che la crescita ed il normale divenire delle strutture organiche possono verificarsi se vi è un apporto sufficiente di sostanze organiche come può avvenire solo attraverso un flusso sanguigno costantemente elevato proveniente dai vasi materni.
Atteso ciò, una qualunque anomalia del fenomeno di placentazione, in termini quantitativi (sostituzione parziale della tunica arteriosa da parte delle cellule trofoblastiche) o qualitativi (fenomeno dell'invasione limitato solo ad alcune porzioni delle arteriole e non a tutte quelle previste), non induce su di esse i necessari fenomeni di trasformazione, facendo conservare a queste terminazioni, la capacità di risposta a vari stimoli in termini sia di vasocostrizione sia di vasodilatazione.
La flussimetria Doppler viene valutata sia in termini quantitativi (indici Doppler-flussimetrici come l'Indice di Resistenza o RI) sia in termini di morfologia dell'onda (persistenza, oltre un certo limite temporale dell'incisione protodiastolica o "gobbetta" o "Notch"), così da indicare al clinico la normalità o meno dei fenomeni di invasione e sostituzione trofoblastica della parete delle terminazioni dell'arteria uterina.
Una placentazione "ridotta" o "insufficiente" è stata associata in maniera statisticamente significativa a fenomeni clinici quali ipertensione gravidanza-indotta (P.I.H.) e/o insufficienza nella crescita intrauterina del prodotto del concepimento (I.U.G.R.).
Il dato acquista importanza specie se l'indice di resistenza supera il valore di 0,65 dopo la 22ma - 24ma settimana, si riscontra in ambedue i lati e si associa a persistenza dell'incisura protodiastolica sempre nello stesso periodo gestazionale.
Sfruttando le capacità di essere "vasodilatate" con idonee terapie farmacologiche, il clinico, con opportune terapie, può cercare di limitare il processo patologico; tali trattamenti, però, non sono del tutto condivisi ed anche fra i loro sostenitori, non vi è unvocità di pareri sulle molecole da utilizzare, sui tempi e sui modi di somministrazione.
Il trattamento instaurato nel Suo caso è uno dei più comuni e, personalmente, mi trova sostanzialmente d'accordo.
Importante è il monitoraggio della crescita fetale e dei valori della Sua pressione arteriosa nel tempo secondo cadenze a breve/medio termine.
Cordialmente.
In altr parole, espansioni di cellule provenienti dalla futura placenta "colonizzano" la parete delle espansioni estreme dell'arteria uterina, trasformandole progressivamente in due tempi (fra la 14ma e 16ma settimana e fra la 18ma e 22ma settimana di gestazione) in vasi a calibro aumentato ed a portata costante, riducendo le capacità responsive di queste terminazioni arteriose a vari stimoli, come invece accade per gli altri territori vascolari dell'organismo (ipotesi di Ross). L'invasione consiste in una vera e propria "sostituzione" di una porzione della parete vascolare arteriosa con "muraglie" cellulari trofoblastiche provenienti dalla placenta.
Quindi, in altri termini, mentre altre arterie dell'organismo della gravida, sono perfettamente in grado di rispondere con costrizione e/o dilatazione a vari stimoli, l'arteria uterina a livello delle sue terminazioni arteriolari, perde queste caratteristiche, trasformandosi in un vaso che conduce elevate quantità di sangue in maniera costante, indipendentemente da stimoli costrittori o dilatatori che vengano ad interferire col tono delle altre arterie in altri distretti circolatori del corpo.
Se si vuole intravedere una "finalità" di queste trasformazioni, essa è quella di fornire sangue al nuovo essere in formazione in maniera elevata e costante, così da approvvigionarlo di materiali nutritizi fin dall'inizio del suo sviluppo, dato che la crescita ed il normale divenire delle strutture organiche possono verificarsi se vi è un apporto sufficiente di sostanze organiche come può avvenire solo attraverso un flusso sanguigno costantemente elevato proveniente dai vasi materni.
Atteso ciò, una qualunque anomalia del fenomeno di placentazione, in termini quantitativi (sostituzione parziale della tunica arteriosa da parte delle cellule trofoblastiche) o qualitativi (fenomeno dell'invasione limitato solo ad alcune porzioni delle arteriole e non a tutte quelle previste), non induce su di esse i necessari fenomeni di trasformazione, facendo conservare a queste terminazioni, la capacità di risposta a vari stimoli in termini sia di vasocostrizione sia di vasodilatazione.
La flussimetria Doppler viene valutata sia in termini quantitativi (indici Doppler-flussimetrici come l'Indice di Resistenza o RI) sia in termini di morfologia dell'onda (persistenza, oltre un certo limite temporale dell'incisione protodiastolica o "gobbetta" o "Notch"), così da indicare al clinico la normalità o meno dei fenomeni di invasione e sostituzione trofoblastica della parete delle terminazioni dell'arteria uterina.
Una placentazione "ridotta" o "insufficiente" è stata associata in maniera statisticamente significativa a fenomeni clinici quali ipertensione gravidanza-indotta (P.I.H.) e/o insufficienza nella crescita intrauterina del prodotto del concepimento (I.U.G.R.).
Il dato acquista importanza specie se l'indice di resistenza supera il valore di 0,65 dopo la 22ma - 24ma settimana, si riscontra in ambedue i lati e si associa a persistenza dell'incisura protodiastolica sempre nello stesso periodo gestazionale.
Sfruttando le capacità di essere "vasodilatate" con idonee terapie farmacologiche, il clinico, con opportune terapie, può cercare di limitare il processo patologico; tali trattamenti, però, non sono del tutto condivisi ed anche fra i loro sostenitori, non vi è unvocità di pareri sulle molecole da utilizzare, sui tempi e sui modi di somministrazione.
Il trattamento instaurato nel Suo caso è uno dei più comuni e, personalmente, mi trova sostanzialmente d'accordo.
Importante è il monitoraggio della crescita fetale e dei valori della Sua pressione arteriosa nel tempo secondo cadenze a breve/medio termine.
Cordialmente.
Prof.Dr.Ivanoe Santoro
Spec.Ostetrico/Ginecologo
già Direttore f.f. UO OST/GIN Ospedale di Solofra(AV) Prof. Anatomia Umana Univ. Napoli
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.5k visite dal 12/03/2010.
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