Terzo parto dopo cesareo e ventosa
Buona sera,
ho 36 anni e al momento sono alla fine della 37a settimana della mia terza gravidanza.
La prima (Feb 2005) si è conclusa con un TC per mancato impegno (dopo il travaglio e la dilatazione completa il bambino -peso 3,7 kg- era comunque fermo all'ingresso del bacino, troppo in alto per ulteriori ausilii).
Per la seconda gravidanza ho tentato il parto naturale (Feb 2007), con parziale successo: il bambino -peso 3,4 kg- è stato aiutato nelle ultime due/tre spinte con la ventosa, per effettuare l'ultima parte di rotazione.
Adesso, nonostante abbia vissuto e superato bene entrambe le esperienze precedenti, pensavo di ritentare un parto naturale, ma nell'ospedale in cui intendo recarmi mi è stato vivamente consigliato un cesareo, presentandomi i gravi rischi connessi ad un travaglio di prova (lacerazione uterina), accentuati dal fatto che la struttura e l'organico non garantiscono un'equipe operatoria dedicata 24 ore (mi dicono che potrebbero anche passare 40 minuti prima di poter operare).
A questo punto sono molto perplessa: mi chiedo, se il secondo parto è andato a buon fine (almeno per quanto riguarda la resistenza della parete uterina), corro maggiori rischi adesso, con la terza gravidanza? In entrambi i precedenti parti la fase dilatatoria è stata abbastanza veloce (ca 6 ore e ca 3,5 rispettivamente): adesso, questa velocità aumenterebbe o ridurrebbe i rischi? Mi spiego meglio: dovrei temere un travaglio troppo lungo o uno troppo rapido? Il fatto che entrambi i parti siano stati distocici mi induce a pensare che sia il mio bacino a presentare qualche "anomalia": dovrei quindi aspettarmi comunque un parto operativo anche stavolta, considerando che le dimensioni/peso di questa bimba sono state stimate come analoghe ai fratelli(ca 3,5 kg)?
Preciso che non intendo rifiutare un cesareo per principio e che non pianifico ulteriori gravidanze, tuttavia vorrei effettuare una scelta ponderata, consapevole, non dettata da allarmismi.
Ringrazio per una gentile risposta.
ho 36 anni e al momento sono alla fine della 37a settimana della mia terza gravidanza.
La prima (Feb 2005) si è conclusa con un TC per mancato impegno (dopo il travaglio e la dilatazione completa il bambino -peso 3,7 kg- era comunque fermo all'ingresso del bacino, troppo in alto per ulteriori ausilii).
Per la seconda gravidanza ho tentato il parto naturale (Feb 2007), con parziale successo: il bambino -peso 3,4 kg- è stato aiutato nelle ultime due/tre spinte con la ventosa, per effettuare l'ultima parte di rotazione.
Adesso, nonostante abbia vissuto e superato bene entrambe le esperienze precedenti, pensavo di ritentare un parto naturale, ma nell'ospedale in cui intendo recarmi mi è stato vivamente consigliato un cesareo, presentandomi i gravi rischi connessi ad un travaglio di prova (lacerazione uterina), accentuati dal fatto che la struttura e l'organico non garantiscono un'equipe operatoria dedicata 24 ore (mi dicono che potrebbero anche passare 40 minuti prima di poter operare).
A questo punto sono molto perplessa: mi chiedo, se il secondo parto è andato a buon fine (almeno per quanto riguarda la resistenza della parete uterina), corro maggiori rischi adesso, con la terza gravidanza? In entrambi i precedenti parti la fase dilatatoria è stata abbastanza veloce (ca 6 ore e ca 3,5 rispettivamente): adesso, questa velocità aumenterebbe o ridurrebbe i rischi? Mi spiego meglio: dovrei temere un travaglio troppo lungo o uno troppo rapido? Il fatto che entrambi i parti siano stati distocici mi induce a pensare che sia il mio bacino a presentare qualche "anomalia": dovrei quindi aspettarmi comunque un parto operativo anche stavolta, considerando che le dimensioni/peso di questa bimba sono state stimate come analoghe ai fratelli(ca 3,5 kg)?
Preciso che non intendo rifiutare un cesareo per principio e che non pianifico ulteriori gravidanze, tuttavia vorrei effettuare una scelta ponderata, consapevole, non dettata da allarmismi.
Ringrazio per una gentile risposta.
Gent.sig.ra, il travaglio nei parti successivi di solito e' piu' breve. Il ricorso al parto cesareo e' dettato dalla necessità di garantire un'assistenza prudente e non improvvisata (consideri anche il fattore medico-legale), finalizzata al benessere suo e del nascituro
Saluti
Saluti
Dr. Marcello SERGIO
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia
www.marcellosergio.it
"La ginecologia a portata di donna"
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.7k visite dal 21/11/2009.
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