Carcinoma k endometriale all'utero
Gentilissimi Dottori,
sono un ragazzo di 24 anni, vorrei chiedervi un consulto sulla situazione di mia madre, che ultimamente mi sta preoccupando un pò.
In pratica mia madre ha 50 anni, e circa due mesi fa è stata operata chirurgicamente a causa di un "grosso utero fibromatoso e adeno carcinoma endometriale".
L'intervento chiamato "laparoisterectomia totale con annessectomia bilaterale" è perfettamente riuscito ed è stato concluso asportando completamente l'utero.
Dall'esame istologico è stato rilevato:
Esame Macroscopico:
Utero di cm 17x14x13, deformato dalla presenza di alcuni noduli fibromatosi il maggiore dei quali misura cm 8 di diametro max. Lendometrio mostra spetto iperplastico. Portio cistica. La formazione fibromatosa di maggiore dimensioni mostra ll'interno aspetto colliquato. Ovaie sclerocistiche. Tube macroscopicamente indenni.
Esame microscopico:
A carico della cavità uterina si reperta una lesione con i caratteri dell'adenocarcinoma moderatamente differenziato di tipo endometrioide con aspetti adenoacantomatosi. La neoplasia infiltra il miometrio fino alla 1/2 esterno senza superarlo.
Presenza di embolizzazione linfatica.
Fibroleiomiomi del corpo. Cervicite cronica cistica. Ovaie Fibrosclerotiche con cisti di tipo luteinico in una.
A seguito di questi risultati, mia madre è stata richiamata in ospedale per un secondo intervento, questa volta chiamato "linfoadenectomia pelvica laparoscopica" eseguito sempre in anestesia totale.
L'esame istologico dei linfonodi pelvici dx e sx prelevati ha rivelato:
Esame macroscopico:
1) Frammenti di tessuto fibro-adiposo contenente N.6 Formazioni linfonodali
2) Frammenti di tessuto fibro-adiposo contenente N.8 Formazioni linfonodali
Esame microscopico:
tutti i linfonodi isolati sono sede di iperplasia reattiva.
L'esame citologico del liquidi prelevato (wasching peritoneale) ha rivelato:
Sangue, rari elementi infiammatori e cellule mesoteliali attivate.
A seguito di questi risultati è stata consigliata una visita presso un oncologo, il quale ha prescritto a mia madre a scopo preventivo 4 cicli di chemioterapia + radioterapia localizzata.
La prima seduta è stata già effettuata, e le sono state somministrate 450mg di carboplatino (30 minuti) e 300mg di Paclitaxel (3 ore) senza non pochi effetti collaterali.
La mia domanda è: questa terapia è efficace per il suo problema? Esistono terapie alternative? Ci sono pericoli per il fututo? Non nascondo che la chemio mia madre vorrebbe proprio evitarla a causa dei non pochi effetti collaterali. Quali potrebbero essere le conseguenze in questo caso?
Grazie per le eventuali risposte e complimenti per questo servizio.
sono un ragazzo di 24 anni, vorrei chiedervi un consulto sulla situazione di mia madre, che ultimamente mi sta preoccupando un pò.
In pratica mia madre ha 50 anni, e circa due mesi fa è stata operata chirurgicamente a causa di un "grosso utero fibromatoso e adeno carcinoma endometriale".
L'intervento chiamato "laparoisterectomia totale con annessectomia bilaterale" è perfettamente riuscito ed è stato concluso asportando completamente l'utero.
Dall'esame istologico è stato rilevato:
Esame Macroscopico:
Utero di cm 17x14x13, deformato dalla presenza di alcuni noduli fibromatosi il maggiore dei quali misura cm 8 di diametro max. Lendometrio mostra spetto iperplastico. Portio cistica. La formazione fibromatosa di maggiore dimensioni mostra ll'interno aspetto colliquato. Ovaie sclerocistiche. Tube macroscopicamente indenni.
Esame microscopico:
A carico della cavità uterina si reperta una lesione con i caratteri dell'adenocarcinoma moderatamente differenziato di tipo endometrioide con aspetti adenoacantomatosi. La neoplasia infiltra il miometrio fino alla 1/2 esterno senza superarlo.
Presenza di embolizzazione linfatica.
Fibroleiomiomi del corpo. Cervicite cronica cistica. Ovaie Fibrosclerotiche con cisti di tipo luteinico in una.
A seguito di questi risultati, mia madre è stata richiamata in ospedale per un secondo intervento, questa volta chiamato "linfoadenectomia pelvica laparoscopica" eseguito sempre in anestesia totale.
L'esame istologico dei linfonodi pelvici dx e sx prelevati ha rivelato:
Esame macroscopico:
1) Frammenti di tessuto fibro-adiposo contenente N.6 Formazioni linfonodali
2) Frammenti di tessuto fibro-adiposo contenente N.8 Formazioni linfonodali
Esame microscopico:
tutti i linfonodi isolati sono sede di iperplasia reattiva.
L'esame citologico del liquidi prelevato (wasching peritoneale) ha rivelato:
Sangue, rari elementi infiammatori e cellule mesoteliali attivate.
A seguito di questi risultati è stata consigliata una visita presso un oncologo, il quale ha prescritto a mia madre a scopo preventivo 4 cicli di chemioterapia + radioterapia localizzata.
La prima seduta è stata già effettuata, e le sono state somministrate 450mg di carboplatino (30 minuti) e 300mg di Paclitaxel (3 ore) senza non pochi effetti collaterali.
La mia domanda è: questa terapia è efficace per il suo problema? Esistono terapie alternative? Ci sono pericoli per il fututo? Non nascondo che la chemio mia madre vorrebbe proprio evitarla a causa dei non pochi effetti collaterali. Quali potrebbero essere le conseguenze in questo caso?
Grazie per le eventuali risposte e complimenti per questo servizio.
[#1]
Gentile utente, l'approccio terapeutico mi sembra correttissimo, e solitamente queste situazioni si risolvono; io, come ginecologo, confermo i buoni propositi ma forse la risposta più corretta ed esauriente glela fornirà un oncologo sinceri auguri
Dr. Maurizio Di Felice
[#3]
Carissimo utente,
vorrei rassicurarla sul percorso terapeutico a cui si sta sottoponendo sua madre.
La radioterapia adiuvante, cioè di completamento all'intervento chirurgico, viene effettuata in funzione del rischio di recidive pelviche che dipende:
-dal grading del tumore(moderatamente differenziato o indifferenziato),
-dall'infiltrazione della metà esterna del miometrio, o della compromissione del collo dell'utero o ancora per presenza di linfonodi pelvici positivi.
Come vede, nel caso di sua madre, sono presenti le prime due condizioni e per tale motivo è ritenuta indicata la radioterapia a fasci esterni sullla pelvi, a dosi precauzionali(50.4 Gy).
Sulla chemioterapia le posso dire che, considerando il carcinoma dell'endomterio come una malattia con ottima prognosi, NON è "fortemente" consigliato il suo impiego. Comunque di recente alcuni studi hanno evidenziato l'efficacia dell'associazione chemio-radio con paclitaxel-epirubicina e cisplatino.
In ogni caso sua madre ha una "ottima" prospettiva di sopravvivenza libera da malattia neoplastica grazie alla possibilità di ridurre il rischio di recidiva grazie al trattamento intrapreso, che ripeto è solo è precauzionale.
Cordialità
Dr.Filippo Alongi
vorrei rassicurarla sul percorso terapeutico a cui si sta sottoponendo sua madre.
La radioterapia adiuvante, cioè di completamento all'intervento chirurgico, viene effettuata in funzione del rischio di recidive pelviche che dipende:
-dal grading del tumore(moderatamente differenziato o indifferenziato),
-dall'infiltrazione della metà esterna del miometrio, o della compromissione del collo dell'utero o ancora per presenza di linfonodi pelvici positivi.
Come vede, nel caso di sua madre, sono presenti le prime due condizioni e per tale motivo è ritenuta indicata la radioterapia a fasci esterni sullla pelvi, a dosi precauzionali(50.4 Gy).
Sulla chemioterapia le posso dire che, considerando il carcinoma dell'endomterio come una malattia con ottima prognosi, NON è "fortemente" consigliato il suo impiego. Comunque di recente alcuni studi hanno evidenziato l'efficacia dell'associazione chemio-radio con paclitaxel-epirubicina e cisplatino.
In ogni caso sua madre ha una "ottima" prospettiva di sopravvivenza libera da malattia neoplastica grazie alla possibilità di ridurre il rischio di recidiva grazie al trattamento intrapreso, che ripeto è solo è precauzionale.
Cordialità
Dr.Filippo Alongi
Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)
[#4]
Utente
La ringrazio per la risposta rapida ed esauriente Dr. Filippo Alongi.
A dire il vero avevo letto su internet alcuni effetti collaterali legati ai trattamenti chemio-radio (tra cui anche possibilità di leucemia entro 25 anni dal trattamento)per cui mi chiedevo la bontà e l'efficacia di questo trattamento. A quanto pare se lei dice che è la soluzione ideale per evitare recidive bisognerà sopportarlo...
Grazie ancora per la risposta.
A dire il vero avevo letto su internet alcuni effetti collaterali legati ai trattamenti chemio-radio (tra cui anche possibilità di leucemia entro 25 anni dal trattamento)per cui mi chiedevo la bontà e l'efficacia di questo trattamento. A quanto pare se lei dice che è la soluzione ideale per evitare recidive bisognerà sopportarlo...
Grazie ancora per la risposta.
[#5]
Caro utente,
in condizioni come quelle delle malattie tumorali, anche se trattate radicalmente dal chirugo, il completamento con altri trattamenti và ponderato mettendo tutto su una bilancia virtuale. Su un piatto mettiamo i possibili rischi, sull'altro i possibili benefici. E' verosimile che, nel caso di sua madre, siano maggiori i benefici dei rischi.
Cordialità
Dr.Filippo Alongi
in condizioni come quelle delle malattie tumorali, anche se trattate radicalmente dal chirugo, il completamento con altri trattamenti và ponderato mettendo tutto su una bilancia virtuale. Su un piatto mettiamo i possibili rischi, sull'altro i possibili benefici. E' verosimile che, nel caso di sua madre, siano maggiori i benefici dei rischi.
Cordialità
Dr.Filippo Alongi
[#6]
Vorrei anch'io rassicurarla sull'ottimale trattamento che i Colleghi hanno effettuato a Sua madre.
Avendo perso la mia da pochissimo tempo, so quanto si possa essere in apprensione...
Comunque, le recidive del Ca. endometriale si osservano, nel 75% dei casi, nei primi 2 anni dal trattamento, anche se non si possono escludere automaticamente neanche dopo 5 anni dallo stesso. Questo glielo dico alfine di "non mollare la guardia" anche se, come sono sicuro, vi sarà, un lungo periodo di assenza di malattia.
Credo, però, visti i risultati degli esami istologici, e, quindi, della stadiazione della neoplasia al momento del suo trattamento, che le possibilità di completa eradicazione del tumore siano davvero elevati. Faccia fare, quindi, le ulteriori terapie "di sicurezza" con grande fiducia e speranza.
Vedrà che tutto si risolverà per il meglio.
Auguri vivissimi.
Avendo perso la mia da pochissimo tempo, so quanto si possa essere in apprensione...
Comunque, le recidive del Ca. endometriale si osservano, nel 75% dei casi, nei primi 2 anni dal trattamento, anche se non si possono escludere automaticamente neanche dopo 5 anni dallo stesso. Questo glielo dico alfine di "non mollare la guardia" anche se, come sono sicuro, vi sarà, un lungo periodo di assenza di malattia.
Credo, però, visti i risultati degli esami istologici, e, quindi, della stadiazione della neoplasia al momento del suo trattamento, che le possibilità di completa eradicazione del tumore siano davvero elevati. Faccia fare, quindi, le ulteriori terapie "di sicurezza" con grande fiducia e speranza.
Vedrà che tutto si risolverà per il meglio.
Auguri vivissimi.
Prof.Dr.Ivanoe Santoro
Spec.Ostetrico/Ginecologo
già Direttore f.f. UO OST/GIN Ospedale di Solofra(AV) Prof. Anatomia Umana Univ. Napoli
[#7]
Utente
Gentilissimi Dottori,
vi scrivo a distanza di 3 mesi dal mio ultimo post. Mia madre, come scritto in precedenza, ha concluso i 4 cicli di chemioterapia (senza non poche conseguenze come potete immaginare) ed attualmente si sta sottoponendo a RT localizzata per 28 giorni consecutivi. Dall'analisi della TAC sembra tutto ok, tranne la presenza di alcuni linfoceli.
Il medico però ha consigliato alla fine della RT, due sedute di rachiterapia (da svolgersi a S.Giovanni Rotondo (FG) ) a distanza di 8 giorni ciascuna.
Leggendo su internet ho visto che questa tecnica è abbastanza obsoleta ed inoltre ha quasi sempre avuto insuccesso.
Data inoltre l'invasività parziale e comunque il fatto che è necessaria l'anestesia totale, è proprio indispensabile farla? Perchè prima si parlava solo di chemio-radio ed oggi anche di brachiterapia? Inoltre ,quali conseguenze in seguito a questa tipologia di intervento?
Grazie ancora per le risposte e per l'enorme contributo che date a risolvere i nostri dubbi.
vi scrivo a distanza di 3 mesi dal mio ultimo post. Mia madre, come scritto in precedenza, ha concluso i 4 cicli di chemioterapia (senza non poche conseguenze come potete immaginare) ed attualmente si sta sottoponendo a RT localizzata per 28 giorni consecutivi. Dall'analisi della TAC sembra tutto ok, tranne la presenza di alcuni linfoceli.
Il medico però ha consigliato alla fine della RT, due sedute di rachiterapia (da svolgersi a S.Giovanni Rotondo (FG) ) a distanza di 8 giorni ciascuna.
Leggendo su internet ho visto che questa tecnica è abbastanza obsoleta ed inoltre ha quasi sempre avuto insuccesso.
Data inoltre l'invasività parziale e comunque il fatto che è necessaria l'anestesia totale, è proprio indispensabile farla? Perchè prima si parlava solo di chemio-radio ed oggi anche di brachiterapia? Inoltre ,quali conseguenze in seguito a questa tipologia di intervento?
Grazie ancora per le risposte e per l'enorme contributo che date a risolvere i nostri dubbi.
[#8]
Caro utente,
la brachiterapia non è obsoleta, anche se oggi in molti distretti è totalmente sostituita da tecniche più avanzate a fasci esterni. E'comunque una metodica che permette di introdurre le sorgenti di radiazioni direttamente nella sede da irradiare, consentendo di avere una caduta di dose, e quindi una riduzione degli effetti collaterali, vicino alla sede da trattare, che in questo caso è la cupola vaginale. Essendo questa una cavità, l'introduzione di applicatori endocavitari è una metodica minimamente invasiva. Sull'insuccesso di cui parla non sono assolutamente daccordo, e può essere sicuramente limitato ad alcuni tumori ma non in quelli della sfera urogentiale maschile(come la prostata) o ginecologici(utero, vagina) dove rimane una parte importante, e talora esclusiva del trattamento radiante. Nel caso di sua madre è stata utilizzata solo per completare il trattamento pelvico esterno con un sovradosaggio sulla sede centrale, in cui può talora recidivare la malattia.Inoltre non necessita la anaestesia totale ma solo, talora, quella locale.
Cordiali saluti
dr.Filippo Alongi
la brachiterapia non è obsoleta, anche se oggi in molti distretti è totalmente sostituita da tecniche più avanzate a fasci esterni. E'comunque una metodica che permette di introdurre le sorgenti di radiazioni direttamente nella sede da irradiare, consentendo di avere una caduta di dose, e quindi una riduzione degli effetti collaterali, vicino alla sede da trattare, che in questo caso è la cupola vaginale. Essendo questa una cavità, l'introduzione di applicatori endocavitari è una metodica minimamente invasiva. Sull'insuccesso di cui parla non sono assolutamente daccordo, e può essere sicuramente limitato ad alcuni tumori ma non in quelli della sfera urogentiale maschile(come la prostata) o ginecologici(utero, vagina) dove rimane una parte importante, e talora esclusiva del trattamento radiante. Nel caso di sua madre è stata utilizzata solo per completare il trattamento pelvico esterno con un sovradosaggio sulla sede centrale, in cui può talora recidivare la malattia.Inoltre non necessita la anaestesia totale ma solo, talora, quella locale.
Cordiali saluti
dr.Filippo Alongi
[#10]
Una delle sedi più frequenti di recidiva del Ca. endometriale è la cupola vaginale, dove le cellule, spesso, s'impiantano "per caduta". Da ciò alcuni accorgimenti chirurgici, come quello di far precedere l'intervento laparotomico (al momento stesso di quest'ultimo, già in sala operatoria), dall'applicazione in vagina, nei fornici vaginali di uno o più tamponi imbevuti di alcool puro, alfine di scongiurare questa temibile complicanza, legata, secondo alcuni (Ridley) alla sola "manipolazione" da parte del chirurgo del viscere con all'interno il tumore.
Concordo quindi, anch'io col Collega Alongi sull'opportunità di eseguire una brachiterapia, certo foriera di complicanze locali alquanto evidenti, ma importante per assicurare una protezione verso queste recidive, responsabili di circa il 15 - 18% delle riprese neoplastiche a distanza.
Concordo quindi, anch'io col Collega Alongi sull'opportunità di eseguire una brachiterapia, certo foriera di complicanze locali alquanto evidenti, ma importante per assicurare una protezione verso queste recidive, responsabili di circa il 15 - 18% delle riprese neoplastiche a distanza.
[#12]
Tra i possibili disturbi vengono annoverati :Stenosi e fibrosi vaginale(più tardive), bruciore e infiammazione urinaria, bruciore e tenesmo rettale(più precoci). Non è detto che questi effetti si verifichino e la possibilità dell'evento avverso acuto o più tardivo dipende anche da come ha tollerato la precedente radioterapia esterna. Per ridurre le recidive quello che sta facendo comunque è lo standard secondo la gran parte della letteratura scientifica in merito.
In ogni caso per le delucidazioni più specifiche può chiedere al radioterapista che vi segue. Sono sicuro che non avrà remore a spiegarvi rischi e benefici del caso nel dettaglio.
Cordiali Saluti
dr.Filippo Alongi
In ogni caso per le delucidazioni più specifiche può chiedere al radioterapista che vi segue. Sono sicuro che non avrà remore a spiegarvi rischi e benefici del caso nel dettaglio.
Cordiali Saluti
dr.Filippo Alongi
Questo consulto ha ricevuto 12 risposte e 35.3k visite dal 04/02/2007.
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