Anziano depresso
Gentile dottore,
La presente per sottoporle una valutazione preliminare sull' opportunità o meno di fare un consulto. Mio padre è un anziano di 78 anni con alcuni disturbi fisici tipici della sua età, diabete ipertensione ecc.. È sotto cura da uno psichiatra che ha diagnosticato, oltre ad un deficit cognitivo tipico della sua età, una forma di depressione mascherate che sfocia nella ipocondria e nell' esasperazione di sintomi non gravi. È sotto cura farmaceutica ( psicofarmacologica). Il.problema è che è totalmente apatico, chiuso in se stesso senza vita sociale , passa le giornate davanti la tv, ossessione per il cibo ed i farmaci e continue richieste di visite specialistiche e interventi in prontosoccorso. Lo psichiatra che lo ha in cura, a mia precisa domanda sull' opportunità di una psicoterapia di sostegno , sostiene che sia impossibile procedere senza una sua volontaria presa di coscienza e consapevolezza, io non vorrei rassegnarmi alla sola cura farmacologica e sono convinto che un sostegno psicoterapeutico sia addirittura risolutivo. Cosa ne pensa? Sarebbe per lei possibile procedere con un paziente poco collaborativo? Esiste un modo, almeno in una fase iniziale di fargli prendere coscienza del reale problema? P.s. tenga presente che mio.padre non ha una demenza grave, è più semplicemente cocciuto ed orgoglioso.
La presente per sottoporle una valutazione preliminare sull' opportunità o meno di fare un consulto. Mio padre è un anziano di 78 anni con alcuni disturbi fisici tipici della sua età, diabete ipertensione ecc.. È sotto cura da uno psichiatra che ha diagnosticato, oltre ad un deficit cognitivo tipico della sua età, una forma di depressione mascherate che sfocia nella ipocondria e nell' esasperazione di sintomi non gravi. È sotto cura farmaceutica ( psicofarmacologica). Il.problema è che è totalmente apatico, chiuso in se stesso senza vita sociale , passa le giornate davanti la tv, ossessione per il cibo ed i farmaci e continue richieste di visite specialistiche e interventi in prontosoccorso. Lo psichiatra che lo ha in cura, a mia precisa domanda sull' opportunità di una psicoterapia di sostegno , sostiene che sia impossibile procedere senza una sua volontaria presa di coscienza e consapevolezza, io non vorrei rassegnarmi alla sola cura farmacologica e sono convinto che un sostegno psicoterapeutico sia addirittura risolutivo. Cosa ne pensa? Sarebbe per lei possibile procedere con un paziente poco collaborativo? Esiste un modo, almeno in una fase iniziale di fargli prendere coscienza del reale problema? P.s. tenga presente che mio.padre non ha una demenza grave, è più semplicemente cocciuto ed orgoglioso.
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Il quadro clinico,in base alla descrizione riportata,sembra di natura prevalentemente psichiatrica,anche se concomita un certo grado di deterioramento cognitivo,peraltro non compiutamente quantificato. Per esprimere una valutazione attendibile sarebbe necessario però acquisire altre notizie cliniche importanti,quali lo stato psicoaffettivo del soggetto nel corso degli anni precedenti,la durata della sintomatologia attuale,i farmaci finora utilizzati con i relativi risultati e soprattuttoIl le caratteristiche della terapia in atto (tipo di farmaco,posologia,durata del trattamento,ecc..)
Dr. Giovanni Aisa
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.3k visite dal 15/01/2019.
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