Come affrontare la demenza ?
Gentili Dottori,
Vi scrivo per chiedervi consiglio sull'atteggiamento più appropriato da tenere con mio padre che presumo sia affetto da una qualche forma di demenza ma non avendo ancora raggiunto la consapevolezza del problema si rifiuta di andare dal medico. Vista dall'esterno è una situazione surreale, sotto certi aspetti è quasi ridicola ma purtroppo in realtà è molto seria e preoccupante.
Descrizione della situazione:
Mio padre tra pochi mesi compirà 80 anni, fino a qualche anno fa ha sempre goduto di buona salute fisica e mentale eccetto dei rari episodi di "mancamenti". In uno di questi episodi sono riuscito a convincerlo a farsi portare al pronto soccorso seguito poi da ricovero all'ospedale di una settimana accompagnato da molte analisi (TAC, scintigrafie, esami del sangue, urine etc.) che però non hanno evidenziato nulla di particolare. Devo dire che la cosa mi ha lasciato perplesso, però non posso proprio muovere critiche ai medici e all'ospedale perché senza ombra di dubbio sono stati molto premurosi effettuando una quantità tale di controlli che ai tempi appariva quasi esagerata.
Da circa un anno la situazione va complicandosi ulteriormente. Si stanno verificando dei deliri di gelosia nei confronti di mia madre che settimana dopo settimana sono diventati sempre più esasperati al punto che mia madre non potendone più e sentendosi a rischio di gesti inconsulti si è temporaneamente trasferita nella casa di campagna.
Oltre alle situazioni di delirio, si sta verificando una consistente perdita di memoria istantanea (perdita delle chiavi di casa, portafoglio, dimenticanze di date, ora ed eventi imminenti). Sono rimasti buoni i ricordi di fatti ed eventi del passato remoto.
L'unica cosa molto positiva derivante da questa situazione è stata la rinuncia a guidare l'automobile, cosa che non è più in grado di fare, così si evita una sicura situazione di pericolo per lui e sopratutto per gli altri.
Da parte mia cerco di fare il possibile andandolo a trovare frequentemente e cercando in maniera molto delicata di riportarlo alla ragione, cosa che però fallisce puntualmente. Da qualche giorno assisto ad una diffidenza sempre più marcata nei miei confronti che a breve sfocerà sicuramente in accuse di furto in casa.
L'enorme difficoltà che sto incontrando e che mi ha spinto a chiedervi consiglio è che mio padre non ha la consapevolezza di essere malato, si rifiuta di andare dal medico, il mio atteggiamento fin ora è stato estremamente cauto per evitare di essere additato come cospiratore, però visto che la situazione sta precipitando devo assolutamente fare qualcosa di più.
Cosa posso fare per rendere consapevole mio padre del problema e/o convincerlo a farsi curare seriamente ? Qual'è l'atteggiamento da adottare durante la descrizione delle situazioni deliranti ? Vanno "smontate" con una serie di ragionamenti atte a dimostrare l'infondatezza dei fatti ?
Grazie anticipatamente per ogni eventuale consiglio.
Vi scrivo per chiedervi consiglio sull'atteggiamento più appropriato da tenere con mio padre che presumo sia affetto da una qualche forma di demenza ma non avendo ancora raggiunto la consapevolezza del problema si rifiuta di andare dal medico. Vista dall'esterno è una situazione surreale, sotto certi aspetti è quasi ridicola ma purtroppo in realtà è molto seria e preoccupante.
Descrizione della situazione:
Mio padre tra pochi mesi compirà 80 anni, fino a qualche anno fa ha sempre goduto di buona salute fisica e mentale eccetto dei rari episodi di "mancamenti". In uno di questi episodi sono riuscito a convincerlo a farsi portare al pronto soccorso seguito poi da ricovero all'ospedale di una settimana accompagnato da molte analisi (TAC, scintigrafie, esami del sangue, urine etc.) che però non hanno evidenziato nulla di particolare. Devo dire che la cosa mi ha lasciato perplesso, però non posso proprio muovere critiche ai medici e all'ospedale perché senza ombra di dubbio sono stati molto premurosi effettuando una quantità tale di controlli che ai tempi appariva quasi esagerata.
Da circa un anno la situazione va complicandosi ulteriormente. Si stanno verificando dei deliri di gelosia nei confronti di mia madre che settimana dopo settimana sono diventati sempre più esasperati al punto che mia madre non potendone più e sentendosi a rischio di gesti inconsulti si è temporaneamente trasferita nella casa di campagna.
Oltre alle situazioni di delirio, si sta verificando una consistente perdita di memoria istantanea (perdita delle chiavi di casa, portafoglio, dimenticanze di date, ora ed eventi imminenti). Sono rimasti buoni i ricordi di fatti ed eventi del passato remoto.
L'unica cosa molto positiva derivante da questa situazione è stata la rinuncia a guidare l'automobile, cosa che non è più in grado di fare, così si evita una sicura situazione di pericolo per lui e sopratutto per gli altri.
Da parte mia cerco di fare il possibile andandolo a trovare frequentemente e cercando in maniera molto delicata di riportarlo alla ragione, cosa che però fallisce puntualmente. Da qualche giorno assisto ad una diffidenza sempre più marcata nei miei confronti che a breve sfocerà sicuramente in accuse di furto in casa.
L'enorme difficoltà che sto incontrando e che mi ha spinto a chiedervi consiglio è che mio padre non ha la consapevolezza di essere malato, si rifiuta di andare dal medico, il mio atteggiamento fin ora è stato estremamente cauto per evitare di essere additato come cospiratore, però visto che la situazione sta precipitando devo assolutamente fare qualcosa di più.
Cosa posso fare per rendere consapevole mio padre del problema e/o convincerlo a farsi curare seriamente ? Qual'è l'atteggiamento da adottare durante la descrizione delle situazioni deliranti ? Vanno "smontate" con una serie di ragionamenti atte a dimostrare l'infondatezza dei fatti ?
Grazie anticipatamente per ogni eventuale consiglio.
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Gentile utente, la situazione da lei descritta sicuramente non è semplice da affrontare, ma il ruolo dei famigliari delle persone affette da patologie neurodegenerative, dementigene nel caso di suo padre, è di fondamentale importanza. La mancata consapevolezza di malattia e la presenza di deliri sono sicuramente sintomi di demenza, ma le volevo chiedere se assieme a una TAC è stata fatta anche un esame PET e una valutazione neuropsicologica per verificare il metabolismo cerebrale e la funzionalità mentale e cognitiva di suo padre: questi dati sono utili per affinare una diagnosi e un piano terapeutico adeguato.
La presenza di "non consapevolezza" rappresenta un sintomo di iniziale malattia e da un lato si spiega come negazione inconscia dei disturbi, come un meccanismo di difesa utilizzato per non riconoscere il fatto di non essere più come prima: non è infatti riconducibile alla mancata capacità di giudizio. In questo caso per rendere il clima familiare migliore, diminuire la tensione, le liti e non far innervosire suo padre, è necessario capire e assecondare la sua incapacità di riconoscere i problemi, non bisogna infatti avversare il suo atteggiamento ma è fondamentale rispondere con comportamenti di rassicurazione e protezione, non evidenziando quindi ciò che NON è in grado di fare, ,MA ciò che è stato in grado di fare, strutturandogli la giornata e mantenere una routine.
Per i deliri potremmo dire la stessa cosa. Purtroppo le persone con demenza non si rendono conto dei disturbi comportamentali che manifestano e le reazioni avverse dei famigliari posso aumentare l'aggressività del paziente, la frustrazione e successivamente in fasi più avanzate può essere indotto a tacere davanti alle cose rendendolo sempre meno partecipe delle attività quotidiane e sempre più apatico. Ecco che è importante che lei assuma nei confronti di suo padre un comportamento rassicurante, senza ridicolizzarlo o sottolineare l'infondatezza delle sue paure, dubbi e preoccupazioni: in questo modo potrà sentire che non è solo e che le sue difficoltà non rappresentano minaccia appoggiandosi sulle persone di riferimento. La consapevolezza che c'è qualcuno in grado di capirlo lo farà tranquillizzare e se comincia a contare realmente su di lei e a fidarsi nel vedere che può comprenderlo e capirlo potrà accompagnarlo in un ospedale per magari un controllo.
Cordiali saluti
La presenza di "non consapevolezza" rappresenta un sintomo di iniziale malattia e da un lato si spiega come negazione inconscia dei disturbi, come un meccanismo di difesa utilizzato per non riconoscere il fatto di non essere più come prima: non è infatti riconducibile alla mancata capacità di giudizio. In questo caso per rendere il clima familiare migliore, diminuire la tensione, le liti e non far innervosire suo padre, è necessario capire e assecondare la sua incapacità di riconoscere i problemi, non bisogna infatti avversare il suo atteggiamento ma è fondamentale rispondere con comportamenti di rassicurazione e protezione, non evidenziando quindi ciò che NON è in grado di fare, ,MA ciò che è stato in grado di fare, strutturandogli la giornata e mantenere una routine.
Per i deliri potremmo dire la stessa cosa. Purtroppo le persone con demenza non si rendono conto dei disturbi comportamentali che manifestano e le reazioni avverse dei famigliari posso aumentare l'aggressività del paziente, la frustrazione e successivamente in fasi più avanzate può essere indotto a tacere davanti alle cose rendendolo sempre meno partecipe delle attività quotidiane e sempre più apatico. Ecco che è importante che lei assuma nei confronti di suo padre un comportamento rassicurante, senza ridicolizzarlo o sottolineare l'infondatezza delle sue paure, dubbi e preoccupazioni: in questo modo potrà sentire che non è solo e che le sue difficoltà non rappresentano minaccia appoggiandosi sulle persone di riferimento. La consapevolezza che c'è qualcuno in grado di capirlo lo farà tranquillizzare e se comincia a contare realmente su di lei e a fidarsi nel vedere che può comprenderlo e capirlo potrà accompagnarlo in un ospedale per magari un controllo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Claudia Gambetti
Psicologa- Esperta Neuropsicologia
Firenze
Tel. 3289039747
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.3k visite dal 11/05/2014.
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