Disturbi intestinali - celiachia
Gentili Medici
La domanda che devo porvi necessita di alcune premesse.
Da quasi sei mesi soffro di problemi intestinali – crampi o fastidio addominale, gonfiore, fasi di diarrea alternate a stitichezza, flatulenza. Il mio medico di base ha sempre ritenuto che la causa fosse da ricercare in eccessivo stress, ansia et similia, con diagnosi di intestino irritabile. Ho anche fatto ricorso a levopraid ed elopram per un mese su consiglio di uno specialista che però non hanno dato il risultato sperato se non per i primi 10 gg.
In seguito, anche dopo aver consultato uno specialista gastroenterologo, ho effettuato le analisi del caso – vari esami delle feci e del sangue (emocromo, PCR, sideremia, proteine totali e frazionate, tre coproculture anche per miceti, yersinia, campylobacter, parassiti; lattoferrina fecale), breath test per HP – e sono in attesa di una colonscopia con biopsia. L’unico elemento di rilievo è stata la presenza del parassita blastocystis hominis negli esami più recenti, mentre all’inizio anche il test per i parassiti risultava negativo. In questi giorni inizierò una terapia con flagyl (4 compresse/giorno per 10 gg) ma il medico curante non è del tutto convinto che questa sia la causa del problema e che la cura mi permetterà di risolverlo.
Ora arrivo al dunque: tra gli esami che avrei dovuto eseguire vi è quello per verificare l’assenza di celiachia. Tuttavia, data la presenza di un caso in famiglia – un cugino – avevo già effettuato il test antiendomisio un anno fa, in assenza di alcun sintomo, e non è stato ritenuto necessario ripeterlo giacchè con esito negativo. Dal momento che non ho idea di come funzioni questo test, chiedo a voi se non riteniate piuttosto consigliabile, in presenza - ora - di questi sintomi, ripetere l'esame. Più in generale, desidererei sapere se è possibile che la malattia si manifesti solo a partire da un determinato momento a causa di fattori scatenanti il che, nuovamente, renderebbe consigliabile ripetere l’esame (nell’eventualità, di nuovo l’antiendomisio o altri test?)
Grazie per l’aiuto e per l'autorevole parere.
La domanda che devo porvi necessita di alcune premesse.
Da quasi sei mesi soffro di problemi intestinali – crampi o fastidio addominale, gonfiore, fasi di diarrea alternate a stitichezza, flatulenza. Il mio medico di base ha sempre ritenuto che la causa fosse da ricercare in eccessivo stress, ansia et similia, con diagnosi di intestino irritabile. Ho anche fatto ricorso a levopraid ed elopram per un mese su consiglio di uno specialista che però non hanno dato il risultato sperato se non per i primi 10 gg.
In seguito, anche dopo aver consultato uno specialista gastroenterologo, ho effettuato le analisi del caso – vari esami delle feci e del sangue (emocromo, PCR, sideremia, proteine totali e frazionate, tre coproculture anche per miceti, yersinia, campylobacter, parassiti; lattoferrina fecale), breath test per HP – e sono in attesa di una colonscopia con biopsia. L’unico elemento di rilievo è stata la presenza del parassita blastocystis hominis negli esami più recenti, mentre all’inizio anche il test per i parassiti risultava negativo. In questi giorni inizierò una terapia con flagyl (4 compresse/giorno per 10 gg) ma il medico curante non è del tutto convinto che questa sia la causa del problema e che la cura mi permetterà di risolverlo.
Ora arrivo al dunque: tra gli esami che avrei dovuto eseguire vi è quello per verificare l’assenza di celiachia. Tuttavia, data la presenza di un caso in famiglia – un cugino – avevo già effettuato il test antiendomisio un anno fa, in assenza di alcun sintomo, e non è stato ritenuto necessario ripeterlo giacchè con esito negativo. Dal momento che non ho idea di come funzioni questo test, chiedo a voi se non riteniate piuttosto consigliabile, in presenza - ora - di questi sintomi, ripetere l'esame. Più in generale, desidererei sapere se è possibile che la malattia si manifesti solo a partire da un determinato momento a causa di fattori scatenanti il che, nuovamente, renderebbe consigliabile ripetere l’esame (nell’eventualità, di nuovo l’antiendomisio o altri test?)
Grazie per l’aiuto e per l'autorevole parere.
[#1]
Dovendo approfondire le indagini, effettuerei comunque il test per la ricerca di anticorpi anti endomisio, anti gliadina e antitransglutaminasi perfezionando la ricerca se necessario anche con una gastroscopia con biopsie duodenali. Ritengo tuttavia che una accurata visita specialistica gastroenterologica possa orientare ulteriormente la diagnosi.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dott. Roberto Mangiarotti
[#2]
Perfezionato in medicine non convenzionali
“si manifesti solo a partire da un determinato momento a causa di fattori scatenanti”, bravo effettivamente, ha ragione, la malattia conclamata si manifesta sia per una predisposizione genica HLA, sia per fattori esterni scatenanti, in cui il glutine, gioca il ruolo maggiore, nell’innescare la malattia.
Quindi, predisposizione HLA, infezione virale, Rotavirus, Parvovirus B19, adenovirus, ed altri agenti patogeni, sensibilizzazione alla gliadina. In assenza della gliadina, la malattia non si manifesta.
Questa è una proteina contenuta nel grano e nell’orzo, principalmente, molto pesante da digerire, la cui presenza nel tempo è notevolmente aumentata nei chicchi di grano. Infatti l’industria richiede un contenuto sempre maggiore, il glutine panifica, tiene insieme la pasta, conferisce quel particolare sapore e profumo agli alimenti eseguiti con il grano.
La gliadina, determina una leggerissima infiammazione a livello intestinale, creando un distacco della adesione delle cellule intestinali, questo permette il passaggio della proteina al di sotto, scatenando la reazione autoimmune.
Vengono prodotti anticorpi, con tutto quello che consegue. Chiaramente, questi processi si sviluppano molto lentamente, fino alla completa distruzione dei villi intestinali, a questo punto, la malattia è conclamata e la sua diagnosi diventa estremamente semplice.
La difficoltà è nella diagnosi precoce, prima che si siano sviluppati gli anticorpi, fase in cui si verificano sintomi indefiniti, aspecifici, che non conducono ad alcuna patologia, ma saputi ben interpretare, conducono a sospettare la celiachia. Verificata così precocemente, la malattia conclamata non si verifica, evitando anche tutte quelle patologie ad essa associate.
Il glutine va sempre evitato, ma la sua assunzione accidentale, non procurerà quelle problematiche che si verificherebbero nel caso della celiachia conclamata.
“soffro di problemi intestinali – crampi o fastidio addominale, gonfiore, fasi di diarrea alternate a stitichezza, flatulenza; in famiglia – un cugino –“; esami più specifici, possono essere eseguiti, considerando che tutta la trafila di quelli comunemente ritenuti dimostrativi, saranno negativi. Non bisogna attendere lo sviluppo degli anticorpi, endomisio, transglutaminasi, gliadina, altrimenti, la malattia già comincerà il suo iter.
Dal momento in cui avviene l’innesco infettivo, HLA dipendente, passa tempo, prima che si verifichi la malattia, ma sintomi vaghi e aspecifici, come quelli che lei presenta, si verificano. Una attenta analisi porterà ad una prevenzione.
Sopra le menifestazioni predisponenti possono inserirsi infezioni anche di parassiti, che mascherano e spostano la diagnosi.
Deve aggiungere anche quella “discreta irritazione, nel mio caso soprattutto al petto.” potrebbe essere un sintomo premonitore, infatti, “scritto sabato 12 agosto” lei successivamente ha presentato i problemi intestinali "Da quasi sei mesi" “scritto sabato 16 dicembre 2006”.
Consideri che lo stress ed altre questioni psicologiche, non producono patologie.
Saluti
moschinialberto@medicitalia.it
alberto.moschini@fastwebnet.it
Quindi, predisposizione HLA, infezione virale, Rotavirus, Parvovirus B19, adenovirus, ed altri agenti patogeni, sensibilizzazione alla gliadina. In assenza della gliadina, la malattia non si manifesta.
Questa è una proteina contenuta nel grano e nell’orzo, principalmente, molto pesante da digerire, la cui presenza nel tempo è notevolmente aumentata nei chicchi di grano. Infatti l’industria richiede un contenuto sempre maggiore, il glutine panifica, tiene insieme la pasta, conferisce quel particolare sapore e profumo agli alimenti eseguiti con il grano.
La gliadina, determina una leggerissima infiammazione a livello intestinale, creando un distacco della adesione delle cellule intestinali, questo permette il passaggio della proteina al di sotto, scatenando la reazione autoimmune.
Vengono prodotti anticorpi, con tutto quello che consegue. Chiaramente, questi processi si sviluppano molto lentamente, fino alla completa distruzione dei villi intestinali, a questo punto, la malattia è conclamata e la sua diagnosi diventa estremamente semplice.
La difficoltà è nella diagnosi precoce, prima che si siano sviluppati gli anticorpi, fase in cui si verificano sintomi indefiniti, aspecifici, che non conducono ad alcuna patologia, ma saputi ben interpretare, conducono a sospettare la celiachia. Verificata così precocemente, la malattia conclamata non si verifica, evitando anche tutte quelle patologie ad essa associate.
Il glutine va sempre evitato, ma la sua assunzione accidentale, non procurerà quelle problematiche che si verificherebbero nel caso della celiachia conclamata.
“soffro di problemi intestinali – crampi o fastidio addominale, gonfiore, fasi di diarrea alternate a stitichezza, flatulenza; in famiglia – un cugino –“; esami più specifici, possono essere eseguiti, considerando che tutta la trafila di quelli comunemente ritenuti dimostrativi, saranno negativi. Non bisogna attendere lo sviluppo degli anticorpi, endomisio, transglutaminasi, gliadina, altrimenti, la malattia già comincerà il suo iter.
Dal momento in cui avviene l’innesco infettivo, HLA dipendente, passa tempo, prima che si verifichi la malattia, ma sintomi vaghi e aspecifici, come quelli che lei presenta, si verificano. Una attenta analisi porterà ad una prevenzione.
Sopra le menifestazioni predisponenti possono inserirsi infezioni anche di parassiti, che mascherano e spostano la diagnosi.
Deve aggiungere anche quella “discreta irritazione, nel mio caso soprattutto al petto.” potrebbe essere un sintomo premonitore, infatti, “scritto sabato 12 agosto” lei successivamente ha presentato i problemi intestinali "Da quasi sei mesi" “scritto sabato 16 dicembre 2006”.
Consideri che lo stress ed altre questioni psicologiche, non producono patologie.
Saluti
moschinialberto@medicitalia.it
alberto.moschini@fastwebnet.it
[#3]
Ex utente
Infine i test ematici di routine sono risultati negativi, ma sto ancora aspettando i risultati del test genetico che potrebbe dare un esito diverso. Nel frattempo proprio oggi ho avuto l'esito di un esame prescrittomi dalla gastroenterologa che mi segue, ovvero lattoferrina fecale, che è risultato positivo. Non so quanto questo farà definitivamente spostare la diagnosi verso una malattia infiammatoria dell'intestino, ben sapendo che questa eventualità potrebbe benissimo accompagnarsi anche con una celiachia più o meno latente. La colonscopia saprà dare forse qualche risposta. Non mi dispiacerebbe, nell'attesa, conoscere quali disturbi possano essere la causa della presenza di lattoferrina nelle feci.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 14k visite dal 16/12/2006.
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Approfondimento su Colon irritabile
Il colon irritabile (o sindrome dell'intestino irritabile) è un disturbo funzionale che provoca dolore addominale, stipsi, diarrea, meteorismo: cause, cure e rimedi.