Tessuto ipodenso a livello della coda pancreatica di 3,5cm tumore endocrino o esocrino o cisti?
A livello della coda pancreatica si riconosce tessuto ipodenso che sostituisce il parenchima ghiandolare con estensione di almeno 3, 5 cm, di verosimile significato evolutivo, che si estende in sede extraviscerale infiltrando la vena splenica, trombizzata, con evidenza di circoli collaterali, e avvolgendo
l'arteria splenica per più di 180.
Vorremmo capire se é un tumore endocrino/esocrino o cisti o altro ancora
Grazie mille per le risposte
Cordialmente,
Di più, a distanza, non si può dire.
Farei subito visita chirurgica.
Cordiali saluti.
MARCO BACOSI MD PhD
Spec. in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva
Dott. di Ricerca in Fisiopatologia Chirurgica e Gastroenterologia
La mia domanda é: c’è la possibilità che non sia un adenocarcinoma esocrino o è molto probabile? Mi rendo conto che senza immagini e più informazioni risulta difficile la diagnosi, ma dalla vostra esperienza potrebbe dirmi cosa potrebbe essere più probabile?
Ho bisogno solo di una verosimile risposta che possa rassicurarmi o aprirmi gli occhi alla prospettiva più difficile
Grazie ancora per il suo tempo,
Cordialmente..
L' infiltrazione dei vasi potrebbe far pensare ad un adenocarcinoma.......
Ma la prenda come un'ipotesi......
MARCO BACOSI MD PhD
Spec. in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva
Dott. di Ricerca in Fisiopatologia Chirurgica e Gastroenterologia
Scusi se sembro assillante, ma volevo farle un ultima domanda.
A seguito della visita oncologica e della biopsia epatica si sono rivelate 15 metastasi epatiche: la più grande di 22 millimetri e la maggior parte di pochi millimetri
É stata avviata una chemio di Abraxane (farmaci biologici innovativi a quanto detto dal medico) e Gemcitabina.
Il dottore NON ha usato la parola a scopo palliativo . Ma ha detto che mia madre avendo 61 anni potrebbe reagire bene alla chemio e non ha ancora dato una prognosi
L’obbiettivo a quanto detto é cercare di cronicizzare il tumore, fare in modo che non cresca più e in rari casi guarire
(Inoltre il dottore ha detto che le condizioni generali di mia madre sono ottime, esami del sangue apposto e anche gli altri organi)
La mia domanda é: secondo lei potrebbero diminuire le metastasi e rendere quindi il fegato operabile e anche pancreas? O quello che volevo intendere il dottore é che sarà impossibile comunque operare e quindi é una terapia palliativa atta solo a prolungare la sopravvivenza?
Perché comunque le metastasi sono di piccole dimensioni e quindi la mia speranza é magari che alcune regrediscano e si possano eliminare le restanti
Mentre il pancreas di 3.5 cm ha interessato solo la vena splenica nessun’altra vena/arteria maggiore e a quanto informatomi potrebbe essere anche operabile in questi casi
Posso avere speranza in una lunga sopravvivenza o addirittura una rarissima guarigione o sarebbe troppo fantasioso/utopistico?
Mi appello sempre alla sua sincerità e esperienza, so che non conosce la paziente e l’intero quadro clinico o immagini
La ringrazio di tutto
Buonagiornata
Aspetterei di vedere la reazione alla terapia.
Non sono in grado di darle un giudizio ora.
MARCO BACOSI MD PhD
Spec. in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva
Dott. di Ricerca in Fisiopatologia Chirurgica e Gastroenterologia
Dopo una serie di consulti inizierà la chemio lunedì con Abraxane-Gemcitabina improbabilmente diventerà operabile, si punta ad un obbiettivo di cronicità della malattia.
Mi domandavo:
- sarà mai possibile una radioterapia essendo le metastasi piccole?
E quindi bruciare tali metastasi e sperare in una cura o un netto prolungamento della vita? Neanche in questo caso sarebbe operabile?
- Ho letto di nuovi farmaci che agiscono sulla mutazione di geni RET/BRCA 1-2/KRAS/PALB2 utili a cronicizzare la malattia post chemio, sapreste dirmi di più riguardo questi farmaci o se ci sono altri geni per cui fare possibili test somatici?
- Infine ci sono aziende che si occupano di Immunoterapia che può effettivamente affiancare la chemioterapia senza effetti collaterali utilizzando cellule Dendritiche DCT del paziente al fine di stimolare una risposta immunitaria maggiore dei linfociti T e quindi combattere il tumore oltre grazie alla chemioterapia anche in modo autonomo.
È una possibilità reale o si tratta di cure inefficaci?
La ringrazio molto per le risposte e mi rendo conto di essere stato molto pesante, sono solo molto preoccupato
Mi rendo sempre conto che non è una sua paziente e mi sta facendo un favore nel rispondermi.
Le chiedo sempre solo di essere sincero in quanto ho riuscirò ad assimilare all’ogni brutta notizia.
Cordiali saluti.
2) le domande 2 e 3 sono di pertinenza oncologica ed, onestamente, le risponderei in modo inesatto.
MARCO BACOSI MD PhD
Spec. in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva
Dott. di Ricerca in Fisiopatologia Chirurgica e Gastroenterologia
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