Febbre alta, disfagia e dolore epigastrico

Gentili dottori/dottoresse,
Sono un ragazzo di 22 anni e da circa 3 giorni ho febbre alta (oltre i 39), cefalea e un forte dolore alla deglutizione.
Qualsiasi cibo ingerisca, solido o liquido (quindi anche l’acqua), riesco a percepirlo nell’esofago fino alla bocca dello stomaco.
Questo mi impedisce di alimentarmi se non con budini e un po’ di pane, nonostante io abbia voglia di mangiare.
Non ho infatti né nausea, né vomito, né diarrea.
Ho però frequenti eruttazioni anche in assenza di assunzione di cibo.
Non ho rigurgiti acidi, e in generale la sintomatologia è molto diversa da quella del mio solito reflusso.

Soffro infatti da diversi anni di reflusso gastroesofageo che curo con una terapia on demand a base di esomeprazolo e gaviscon.
Soffro inoltre di tiroidite di Hashimoto in eutiroidismo (ultimo TSH a settembre).

All’ultima gastroscopia, risalente al 2019, si evidenziava esofagite (7 eosinofili x HPF), lieve gastropatia iperemica antrale e un’ernia iatale di 2 cm.

L’esordio di questa febbre è stato improvviso, con brividi e insorgenza di questa difficoltà nella deglutizione, che però non mi ha mai provocato episodi di impatto o rigurgito.
Ho inoltre un senso di oppressione toracica che si propaga fino al collo e si intensifica in determinate posizioni da sdraiato, una sensazione mia provata finora, ma comunque non dolorosa.

Il mio medico di base, dopo avermi visitato, sostiene si tratti di una forma virale e che la disfagia sia dovuta all’infezione e mi ha quindi prescritto FLOMEX 700 mg 2 volte al dì.

Volevo chiedervi se potesse essere qualcosa relativa alla mia ernia iatale o qualche tipo di esofagite che mi ha causato questa febbre alta che continua a risalire.

Spero possiate consigliarmi come procedere.

Grazie
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Dr. Giancarlo Galbiati Gastroenterologo, Specialista in malattie del fegato e del ricambio 96 2
Un dolore alla deglutizione con febbre alta fa pensare in prima ipotesi alla tonsillite acuta o comunque ad una infezione delle prime vie respiratorie.
Se fosse confermata l’ipotesi in base ad un esame diretto o eventualmente da una valutazione specialistica con possibilità di esaminare anche più profondamente, ci vorrebbe una terapia antibiotica con una cefalosporina o un macrolide

Dr. Giancarlo Galbiati

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