Screening e terapia di neoplasie al pancreas
Egregi Dottori di Medicitalia,
ad una mia zia materna, che ha 76 anni appena compiuti, è stato di recente diagnosticato (mediante TAC e biopsia) un adenoca alla testa del pancreas con ripetizioni polmonari accertate e verosimilmente ossee, a livello della vertebra D2. In particolare, la signora sarà presto sottoposta a scintigrafia per accertare la presenza del tumore in tale sede.
La signora ha iniziato il trattamento chemioterapico standard (così viene definito dallo specialista che l'ha in cura), a scopo palliativo, a base di gemcitabina.
Lo staff medico che la segue mi ha detto che, a causa dello stadio avanzato della malattia, non è possibile un intervento chirurgico e che, a causa dell’età avanzata, non è nemmeno opportuno intraprendere una terapia diversa da quella standard cui è attualmente sottoposta, ad esempio associando alla gemcitabina altri farmaci o intraprendendo una terapia sperimentale. Ad esempio ho letto di associazioni di gemgitabina con altri principi, ad esempio erlotinib o capecitina.
Sebbene abbia fiducia nel personale medico che ha in cura mia zia e sebbene sia consapevole dell’estrema gravità della situazione,
mi sto chiedendo se non valga la pena consultare un altro staff medico, anche solo per sentirmi dire che la strada attualmente intrapresa è quella più opportuna, oppure perché mi si presentino alternative eventualmente in grado di migliorare il tenore di vita della paziente se non la sua durata.
Altro aspetto: nel 2000 il fratello di mia zia (e di madre) è deceduto sempre a causa di un tumore al pancreas all'età di 69 anni.
I medici mi dicono che può esserci una componente ereditaria in questa malattia, ma che al momento non esiste nessuno strumento accreditato di diagnosi preventiva/screening.
Ma è proprio così?
Capirà la mia frustrazione per mia madre e per me stessa.
Vogliate accettare i miei più vivi ringraziamenti per qualsiasi Vostro interesse per la situazione testé descritta.
Sentite cordialità.
Manuela
ad una mia zia materna, che ha 76 anni appena compiuti, è stato di recente diagnosticato (mediante TAC e biopsia) un adenoca alla testa del pancreas con ripetizioni polmonari accertate e verosimilmente ossee, a livello della vertebra D2. In particolare, la signora sarà presto sottoposta a scintigrafia per accertare la presenza del tumore in tale sede.
La signora ha iniziato il trattamento chemioterapico standard (così viene definito dallo specialista che l'ha in cura), a scopo palliativo, a base di gemcitabina.
Lo staff medico che la segue mi ha detto che, a causa dello stadio avanzato della malattia, non è possibile un intervento chirurgico e che, a causa dell’età avanzata, non è nemmeno opportuno intraprendere una terapia diversa da quella standard cui è attualmente sottoposta, ad esempio associando alla gemcitabina altri farmaci o intraprendendo una terapia sperimentale. Ad esempio ho letto di associazioni di gemgitabina con altri principi, ad esempio erlotinib o capecitina.
Sebbene abbia fiducia nel personale medico che ha in cura mia zia e sebbene sia consapevole dell’estrema gravità della situazione,
mi sto chiedendo se non valga la pena consultare un altro staff medico, anche solo per sentirmi dire che la strada attualmente intrapresa è quella più opportuna, oppure perché mi si presentino alternative eventualmente in grado di migliorare il tenore di vita della paziente se non la sua durata.
Altro aspetto: nel 2000 il fratello di mia zia (e di madre) è deceduto sempre a causa di un tumore al pancreas all'età di 69 anni.
I medici mi dicono che può esserci una componente ereditaria in questa malattia, ma che al momento non esiste nessuno strumento accreditato di diagnosi preventiva/screening.
Ma è proprio così?
Capirà la mia frustrazione per mia madre e per me stessa.
Vogliate accettare i miei più vivi ringraziamenti per qualsiasi Vostro interesse per la situazione testé descritta.
Sentite cordialità.
Manuela
[#1]
Riguardo al primo quesito, soprattutto per problemi complessi e patologie severe quale quella a cui si riferisce, credo sia sempre giusto sentire il aprere di piu' colleghi, tuttavia tenga presente che i protocolli di trattamento delle neoplasie, medici e chirurgici, sono comuni a tutte le unita' operative, sarà quindi imporobabile ottenere risposte significativamente diverse ad un problema definito.
Riguardo al secondo, condivido l' informazione che le è stata data.
Infine, giustamente lei osserva che durata e qualita' della vita sono gli obiettivi della terapia,spesso nella terapia di questa patologia puo' essere discutibile influire sulla durata in maniera poco significativa al prezzo di un drastico peggioramento della qualita' di vita per gli effetti collaterali delle terapie, si tratta quindi sempre di scelte difficili.Auguri!
Riguardo al secondo, condivido l' informazione che le è stata data.
Infine, giustamente lei osserva che durata e qualita' della vita sono gli obiettivi della terapia,spesso nella terapia di questa patologia puo' essere discutibile influire sulla durata in maniera poco significativa al prezzo di un drastico peggioramento della qualita' di vita per gli effetti collaterali delle terapie, si tratta quindi sempre di scelte difficili.Auguri!
Dottor Andrea Favara
http://www.andreafavara.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.7k visite dal 16/01/2009.
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