Diagnosi di colon irritabile e dieta: ha un senso la restrizione del regime alimentare?
Buongiorno. Vi scrivo per avere un vostro parere su un problema che mi sta impegnando da vari mesi. Da questa estate ho iniziato ad avere sintomi di colon irritabile, con corse al bagno alla mattina, episodi di diarrea, lombalgia, dolori addominali simili a coliche, mucorrea e gonfiore perenne. Il mio medico mi ha prescritto gli esami del sangue di routine (tutti ok) e quelli per la celiachia, dal momento che ho un fratello con diagnosi di celiachia da 10 anni. Di questi esami, il solo positivo (15 su massimo di 10) sono state le anti-gliadina de-amidata iGg, mentre le transglutamminasi sono assolutamente negative. Sono state dunque spedita da un gastroenterologo specializzato in celiachia e diagnosi differenziale, il quale ha valutato i miei esami, fatto un'anamnesi ed una visita con palpazione dell'addome. Mi ha detto che con i miei esami non c'è ragione di procedere a biopsia duodenale e che non soddisfo assolutamente i criteri per celiachia. Ora mi ha semplicemente ri-prescritto alcuni esami, per sondare un eventuale sensibilità al glutine e valutare in che modo il mio organismo assorbe delle sostanze - nel frattempo, ha detto che SICURAMENTE io soffro di colon irritabile, che nella mia fossa iliaca sx l'ha sentito in maniera chiara e che quindi dovrò attenermi ad una dieta piuttosto restrittiva. Mi ha dunque bandito latticini, verdure cotte a foglia larga, frutta secca, cioccolato, caffè, e ha detto che devo sostituire il frumento con prodotti fatti di grani antichi (grano saraceno e kamut) alternati a prodotti senza glutine. Anzitutto, su questo sito ho letto che il kamut non andrebbe bene in caso di colon irritabile, ma questo gastroenterologo è stato abbastanza chiaro in merito... Perciò ho fatto la spesa comprando tutto di kamut, ma ora ho paura non vada bene. Inoltre, a quello che ho capito, il colon irritabile è una patologia funzionale che dipende principalmente dalla psiche. Non essendo una malattia organica e neanche una malattia autoimmune, mi chiedo: la dieta ha un senso? Non sarebbe meglio risolvere i problemi psicologici a monte, se possibile? Il mio dubbio è che, non trattandosi di una allergia o di una malattia, una dieta del genere avrebbe come solo scopo quello di influire sui sintomi. So già (perchè ho provato) che togliendo il glutine la mia pancia si sgonfia, ma dal momento che non sono celiaca (e gli esami parlano chiaro), evidentemente il problema non è la sostanza ma la reazione che il mio corpo ha in generale al cibo. Poi ci sono cibi che peggiorano i sintomi, ma comunque il problema è psicologico. E' giusto quello che ho capito o no? Perchè io soffro sporadicamente di attacchi di panico e ho ricevuto una diagnosi di depressione maggiore lo scorso inverno, non assumo farmaci nè faccio più la terapia in questo momento, ma non vorrei che questa sindrome da colon irritabile dipendesse dalla mia instabilità emotiva. Ho notato una convergenza fra l'inizio dei sintomi e l'inizio della depressione, 4 anni fa. Grazie.
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Vorrei sapere se ha eseguito anche le TTG e comunque tra 6 mesi ripeterei gli esami per la celiachia. per quanto riguarda il colon irritabile curare l'alimentazione è fondamentale anche perchè la funzionalità del colon non dipende solo dalla testa ma anche dal microbiota, dal tipo di alimenti che maggiormente si consumano, da quanta acqua si consuma etc.
L'unico consiglio che vorrei darle è quello di escludere con certezza la celiachia visto che in c'è già in famiglia un caso e per farlo deve continuare a mangiare normalmente glutine.
cordialità
L'unico consiglio che vorrei darle è quello di escludere con certezza la celiachia visto che in c'è già in famiglia un caso e per farlo deve continuare a mangiare normalmente glutine.
cordialità
Dr. Carmelo Favara
www.gastroenterologi.altervista.org
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.4k visite dal 13/12/2016.
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