Effettiva necessità di effettuare una gastroscopia
Gentili dottori, mi piacerebbe sapere come mai la stragrande maggioranza dei medici di base e gastroenterologi consigliano (anzi, spesso prescrivono incondizionatamente) una gastroscopia alla ricomparsa dei sintomi da reflusso dopo i primi due mesi canonici di prova con IPP a dosaggio pieno. si sa che la maggior parte dei pazienti ha delle recidive quasi totali alla sospensione degli antisecretivi e, dai dati che leggo, la maggior parte delle gastroscopie risultano perlopiù negative, con assenza di lesioni esofagee e ulcere gastriche. quindi, per diagnosticare un reflusso, basta la risposta positiva agli antisecretivi ed è ovvio che, sospendedoli dopo due mesi, ritornano tutti i fastidi di prima (anzi, spesso in misura maggiore). poi, tanto più che quasi tutti i medici concordano con il dire che la gastroscopia non è l'esame più indicato per constatare il corretto funzionamento del cardias. io ho fatto la gastroscopia per un presunto reflusso ed è risultata al 100% negativa, il che ha confuso maggiormente i gastroenterologi sulla mia condizione (due di loro hanno escluso categoricamente che io soffra di MRGE mentre per altri due io soffro di un reflusso "funzionale", che, a conti fatti, non vuol dire nulla). se si fosse trattato di una patologia più seria, immagino che gli antisecretivi avrebbero fatto poco o nulla. il mio sospetto è che molti medici prescrivano esami spesso inutili tanto per "far girare un po' l'economia" (e fare una gastroscopia è costoso e anche fastidioso fisicamente per un paziente), dato che loro sanno benissimo che per diagnosticare un reflusso, basta basarsi sui sintomi e sulla risposta positiva ai farmaci. mi scuso per il tono volutamente polemico, però questi sono problemi reali. buona giornata
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.6k visite dal 29/06/2015.
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