Calcoli alla colecisti - operare è necessario ?
gentili dottori, con una ecografia addome superiore mi è stata riscontrata la presenza di alcuni calcoli alla colecisti (dei quali uno di 15 mm) raccolti prevalentemente in sede infundibulare . Non ho mai avuto coliche o altri particolari disturbi tranne un reflusso cronico gastroesofageo , gonfiore allo stomaco e intestino irritabile . Vi chiedo consiglio in merito : è necessario per forza operare in questa situazione ? considero anche che per esempio mio padre , al quale all'età di 60 anni fu rilevata una colecisti "gremita" di calcoli , è arrivato all'età di 84 anni senza alcuna colica nè è stato operato. Quali sono i sintomi e i rischi di una colica ? La si riconosce ? Si è sempre in tempo a recarsi in pronto soccorso o si rischia la vita ?
Grazie per l'attezione, buonasera.
Grazie per l'attezione, buonasera.
[#1]
Non c'è indicazione a operare.
La colica è caratterizzata da dolore e si riconosce bene.
Prego.
La colica è caratterizzata da dolore e si riconosce bene.
Prego.
Dottor Andrea Favara
http://www.andreafavara.it
[#3]
Riguardo le indicazioni al trattamento chirurgico della calcolosi della colecisti esistono diverse scuole di pensiero.
Spesso si è portati, di fronte al riscontro a volte occasionale di calcoli biliari, in assenza di qualsivoglia sintomatologia, a non forzare l'indicazione chirurgica.
Questo può essere un pensiero anche condivisibile! Soprattutto nei casi in cui il Paziente presenti anche altre importanti patologie di fondo in grado di amplificare i rischi peri-operatori.
Nei casi in cui, invece, la presenza dei calcoli si associ a sintomi clinici, quali le coliche biliari tipiche, le epigastralgie, o la più semplice sintomatologia dispeptica (maldigestione, ecc) si è più portati a consigliare l'intervento di colecistectomia laparoscopica.
In definitiva, non esistono obblighi assoluti al trattamento chirurgico, ma va comunque tenuto presente che la presenza dei calcoli in cistifellea rimane sempre fonte di possibili "potenziali rischi" (dalle colecistiti acute, all'ittero, alle pancreatiti, ecc) per cui la nostra scuola prevede sempre, quando possibile, una programmazione chirurgica.
Cordiali saluti
Spesso si è portati, di fronte al riscontro a volte occasionale di calcoli biliari, in assenza di qualsivoglia sintomatologia, a non forzare l'indicazione chirurgica.
Questo può essere un pensiero anche condivisibile! Soprattutto nei casi in cui il Paziente presenti anche altre importanti patologie di fondo in grado di amplificare i rischi peri-operatori.
Nei casi in cui, invece, la presenza dei calcoli si associ a sintomi clinici, quali le coliche biliari tipiche, le epigastralgie, o la più semplice sintomatologia dispeptica (maldigestione, ecc) si è più portati a consigliare l'intervento di colecistectomia laparoscopica.
In definitiva, non esistono obblighi assoluti al trattamento chirurgico, ma va comunque tenuto presente che la presenza dei calcoli in cistifellea rimane sempre fonte di possibili "potenziali rischi" (dalle colecistiti acute, all'ittero, alle pancreatiti, ecc) per cui la nostra scuola prevede sempre, quando possibile, una programmazione chirurgica.
Cordiali saluti
Dr. Roberto Rotondo
Specialista in Chirurgia Generale
[#4]
Utente
Gentili dottori, prendo atto di quanto esposto in proposito : volevo solo chiarire che , in realtà , al momento non mi pare di aver avuto una colica (a meno che non l'abbia riconosciuta ma dicono che se arriva è abbastanza forte .....) tuttavia ho a volte un indolenzimento epigastrico che a volte si trasforma in pressione sul petto o viceversa per poi scomparire dopo una notte di riposo per tutta la mattina oppure dopo 18 gocce di Alprazolam e ultimamente qualche disturbo intestinale e gonfiore stomaco : tuttavia evacuo regolarmente. Importante però è chiarire che tutti tali disturbi sono comparsi e stati amplificati dopo un intervento al cuore a seguito infarto e sono stati classificati come "ansia post-traumatica da stress" .....sono infatti in cura anche con uno psicologo e sto assumendo costantemente tutti i farmaci prescritti dopo l'infarto ma anche la sertralina /per curare lo stato depressivo...) ; inoltre soffro da anni di reflusso gastroesofageo ; a questo punto concludendo , a prescindere dal rilevamento casuale di questi calcoli (che erano stati individuati peraltro, anche se più piccoli, già 4 anni fa mi chiedo se apparendo tali disturbi non così dolorosi da dover assumere antispastici o antidolorifici e occasionali (a volte dopo una stressante giornata di lavoro) siano davvero da imputare ai calcoli o si tratti davvero solo di disturbi recati dall'ansia ... quindi , non apparendo a me vere e proprie "coliche" come si dice, mi è sembrato un pò azzardato il consiglio del mio gastroenterologo di poerare . Vi ringrazio ancora per l'immensa vs. pazienza e saluto.
[#6]
Utente
La ringrazio di tutto dottore e mi scuso per le domande ossessive che Le ho posto tuttavia ritengo che sia umano temere un'operazione chirurgica soprattutto per chi come me sta al momento ancora combattendo per risolvere i sintomi somatici generati da un "recentissimo" infarto .... il trauma ed il ricordo di qualcosa che comunque non è stato ancora accettato prsicologicamente (dato che ho solo 52 anni ed ho sempre sofferto di ansia...) è ancora troppo vicino per me per poter affrontare un altro nuovo intervento salvo che se ne profili l'urgenza ... saluti.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 15.8k visite dal 06/10/2014.
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