Ernia iatale: consigli sulla laparoscopia

Gentilissimi medici, vorrei chiedervi un'opinione circa la laparoscopia per ridurre l'ernia iatale nella mia situazione. Ho sofferto per diversi anni di esofagiti e sintomi correlati fin quando alla EGDS mi hanno individuato un'ernia con linea z a 2,5 cm, incontinenza cardiale e reflusso biliare. Il gastroenterologo mi ha consigliato di prendere pantoprazolo 40mg "al bisogno" (dopo che avevo già provato praticamente tutti gli altri inibitori della pompa protonica e numerosi antiacidi)e mi ha detto di andare avanti così praticamente a tempo illimitato. Il problema è che dopo poche settimane dall'inizio di ogni nuovo farmaco ricominciano lentamente i sintomi: reflusso acido con occasionali mal d'orecchio, afte, dolori simil anginosi, nausea continua e dolori epigastrici notturni, pirosi fino ad arrivare inizialmente a difficoltà nell'ingestione di liquidi (devo concentrarmi per diversi secondi prima di deglutire ogni sorso) e infine ad un senso di stenosi e ad una disfagia piuttosto fastidiosa, che insieme agli altri sintomi mi fa mangiare sempre meno e limita molto le mie attività quotidiane. Ho già attuato tutti i consigli accessori da tempo, come la dieta, rialzare la testata del letto, non fumo, non bevo alcolici e sono in peso forma, ma ogni volta non riesco a trarre molti benefici. In attesa di fare una nuova visita volevo chiedervi, in vista della lieve gravità dell'ernia ma anche della sintomatologia e della mia età (20 anni) se la prospettiva di un intervento sia così sconsigliata.
Grazie infinite per la vostra disponibilità.
[#1]
Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 7.3k 215
Gentile signora,
la indicazione all'intervento chirurgico (peraltro molto ristretta)non si pone in relazione alla sola presenza di ernia iatale e alla sintomatologia clinica, ma richiede una valutazione attenta (endoscopica) del grado dell'eventuale esofagite e dei rischi correlati.
La terapia farmacologica del reflusso esofageo (è questa la patologia da considerare, non l'ernia iatale) si avvale dell'uso di più farmaci, non soltanto antiacidi e IPP, ma anche di farmaci attivi sulla motilità del tratto gastroenterico. Talvolta la durata della terapia è piuttosto lunga.
Un'altra condizione da valutare (non in maniera soggettiva, ma da parte di un competente), oltre quelle correttamente prese in considerazione, riguarda l'aspetto psicologico della risposta allo stress che interferisce sulla comparsa e intensità della sintomatologia e che, opportunamente modulata, può favorire una migliore risposta terapeutica.
Cordiali saluti.

Alessandro Scuotto, MD, PhD.

[#2]
Attivo dal 2007 al 2010
Ex utente
Genitilissimo Dr. Scuotto,
innanzitutto volevo ringraziarla per la risposta.
Volevo soltanto aggiungere che la mia terapia è già stata ampliata con farmaci attivi sulla motilità da tempo, ed è proprio perchè mi sembrava completa che comincio ad aver dubbi sulla reale efficacia. Per quanto riguarda le correlazioni psico somatiche, avevo già consultato uno specialista molto tempo fa, ben prima di effettuare la egds, ma dopo un po' di tempo di insuccessi e di soldi spesi ho preferito lasciar perdere e ricercare metodi più pratici, non perchè non ritenga quell'approccio importante, ma perchè evidentemente non era così correlato alla mia patologia.
Volevo ancora domandarle, per quel che lei indica come valutazione endoscopica attenta intende solo il ripetere della egds o anche altri esami?
Cordiali saluti
[#3]
Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 7.3k 215
Gentile signora,
l'indagine per la valutazione del grado e del rischo dell'esofagite eventualmente presente è la EGDscopia. Altre metodiche (la pHmetria, ad esempio) non farebbero null'altro che confermare la presenza di reflusso gastroesofageo peraltro già diagnosticato.
Cordiali saluti.
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