Esofagite II° ed ernia iatale: terapia e intervento
Gentili dottori, buonasera.
Sono stato sottoposto a gastroscopia in quanto ho avvertito, nel giro di una settimana, forti dolori tra lo sterno e l'ombelico dopo mangiato. Tale dolore diminuiva dopo aver vomitato ma persisteva per un giorno intero. Una recidiva acidità e un'ernia iatale diagnosticata da piccolo ( a 5 anni ) mi han convinto a ripetere l'esame; premetto inoltre di aver subito un intervento chirurgico ortopedico da due mesi, il primo mese assumevo 4 pastiglie di co-efferalgan nell'arco di 24h per sedare il dolore alla gamba, ora non prendo più nulla.
L'esito della gastroscopia riporta:
- esofagite di II°, esofago regolare ai 2/3
- ernia iatale d > 3 cm
- stomaco e duodeno regolari
La terapia consigliata dal medico curante:
- Lucen 40 una pastiglia al giorno per un mese e mezzo al mattino
- Peridon prima dei pasti
Quanto vi chiedo potrebbe risultare un po' bizzarro, tuttavia vorrei un parere esperto. Leggendo per il sito ho visto che molti pazienti han dovuto prendere a intervalli regolari gli IPP, perchè comunque l'ernia da sola non passa.
Avendo vari problemi di malformazioni ossee è da quando sono nato che subisco interventi correttivi, ho fatto almeno 11 anestesie totali, ho preso massicce dosi di antibiotici tanto che sono diventato resistente a molti di essi.
Siccome per rimuovere il fissatore esterno che mi hanno messo, dovrò fare un'anestesia tra alcuni mesi, vi chiedo quanto segue: avrebbe senso tentare di risolvere il mio problema gastrico con un intervento? Le tecniche odierne consentono interventi non troppo invasivi?
Si tratta di una semplice questione di economia: sfruttare l'anestesia che comunque devo fare per risolvere due problemi, e magari assumere un po' meno farmaci in futuro. Non son tanto preoccupato per quanto è stato riscontrato dalla gastroscopia, tuttavia visitando continuamente ospedali e prendendo medicinali per l'una o l'altra cosa, mi piacerebbe optare per vie risolutive.
Ringrazio per la cortesia.
Sono stato sottoposto a gastroscopia in quanto ho avvertito, nel giro di una settimana, forti dolori tra lo sterno e l'ombelico dopo mangiato. Tale dolore diminuiva dopo aver vomitato ma persisteva per un giorno intero. Una recidiva acidità e un'ernia iatale diagnosticata da piccolo ( a 5 anni ) mi han convinto a ripetere l'esame; premetto inoltre di aver subito un intervento chirurgico ortopedico da due mesi, il primo mese assumevo 4 pastiglie di co-efferalgan nell'arco di 24h per sedare il dolore alla gamba, ora non prendo più nulla.
L'esito della gastroscopia riporta:
- esofagite di II°, esofago regolare ai 2/3
- ernia iatale d > 3 cm
- stomaco e duodeno regolari
La terapia consigliata dal medico curante:
- Lucen 40 una pastiglia al giorno per un mese e mezzo al mattino
- Peridon prima dei pasti
Quanto vi chiedo potrebbe risultare un po' bizzarro, tuttavia vorrei un parere esperto. Leggendo per il sito ho visto che molti pazienti han dovuto prendere a intervalli regolari gli IPP, perchè comunque l'ernia da sola non passa.
Avendo vari problemi di malformazioni ossee è da quando sono nato che subisco interventi correttivi, ho fatto almeno 11 anestesie totali, ho preso massicce dosi di antibiotici tanto che sono diventato resistente a molti di essi.
Siccome per rimuovere il fissatore esterno che mi hanno messo, dovrò fare un'anestesia tra alcuni mesi, vi chiedo quanto segue: avrebbe senso tentare di risolvere il mio problema gastrico con un intervento? Le tecniche odierne consentono interventi non troppo invasivi?
Si tratta di una semplice questione di economia: sfruttare l'anestesia che comunque devo fare per risolvere due problemi, e magari assumere un po' meno farmaci in futuro. Non son tanto preoccupato per quanto è stato riscontrato dalla gastroscopia, tuttavia visitando continuamente ospedali e prendendo medicinali per l'una o l'altra cosa, mi piacerebbe optare per vie risolutive.
Ringrazio per la cortesia.
[#1]
Gentilissimo,
il reflusso gastroesofageo è una patologia ad andamento cronico ed i farmaci oggi utilizzati sono abbastanza efficaci da controllare il reflusso. Ovviamente l'ernia iatale rimane invariata in quanto si tratta di un'alterazione chirurgica.
L'orientamento attuale è a favore della terapia medica, ovviamente l'opzione chirugica esiste soprattutto in alcune condizioni: giovane età, intolleranza al farmaco, grossa ernia iatale con rigurgiti, ecc.
Bisogna però considerare anche le eventuali complicanze dell'intervento chirurgico ed il fatto che non sempre il paziente si "libera" dal farmaco. Prima dell'intervento chirurgico inoltre bisogna effettuare alcuni accertamenti di studio funzionale dell'esofago per escludere ulteriori patologie associate (ph-impedenziometria esofagea) e capire bene le caratteristiche del reflusso.
Il suggerimento che posso darle è quello di consultare un gastroenterologo che possa indirizzarlo nel modo corretto.
Al link troverà un articolo su come e quando scegliere l'intervento chirurgico:
https://www.medicitalia.it/minforma/chirurgia-dell-apparato-digerente/954-reflusso-gastroesofageo-terapia-medica-o-chirurgica.html
cordialmente
il reflusso gastroesofageo è una patologia ad andamento cronico ed i farmaci oggi utilizzati sono abbastanza efficaci da controllare il reflusso. Ovviamente l'ernia iatale rimane invariata in quanto si tratta di un'alterazione chirurgica.
L'orientamento attuale è a favore della terapia medica, ovviamente l'opzione chirugica esiste soprattutto in alcune condizioni: giovane età, intolleranza al farmaco, grossa ernia iatale con rigurgiti, ecc.
Bisogna però considerare anche le eventuali complicanze dell'intervento chirurgico ed il fatto che non sempre il paziente si "libera" dal farmaco. Prima dell'intervento chirurgico inoltre bisogna effettuare alcuni accertamenti di studio funzionale dell'esofago per escludere ulteriori patologie associate (ph-impedenziometria esofagea) e capire bene le caratteristiche del reflusso.
Il suggerimento che posso darle è quello di consultare un gastroenterologo che possa indirizzarlo nel modo corretto.
Al link troverà un articolo su come e quando scegliere l'intervento chirurgico:
https://www.medicitalia.it/minforma/chirurgia-dell-apparato-digerente/954-reflusso-gastroesofageo-terapia-medica-o-chirurgica.html
cordialmente
Dr Felice Cosentino Gastroenterologo Endoscopista - Milano (Clinica la Madonnina), Monza (Wellness Clinic Zucchi)- Reggio C (Villa Sant'Anna)
[#2]
Utente
Gentile Dottor Cosentino, la ringrazio per la risposta.
Ho sentito molti pareri di persone operate e molte di esse noto abbiano ancora bisogno del medicinale.
Avendo affrontato molti interventi e molte anestesie, non intendo calcare la mano.
Chiedo solo un'ultima cosa. Ho notato che con una pastiglia di Lucen lo stomaco, per almeno 3 giorni, non mi dà noia.
E' sconsigliabile fare una dilazione del genere col farmaco?
Sentii parlare di "dose minima efficace", quindi con una pastiglia ogni tre giorni rischio qualcosa?
Cordialità
Ho sentito molti pareri di persone operate e molte di esse noto abbiano ancora bisogno del medicinale.
Avendo affrontato molti interventi e molte anestesie, non intendo calcare la mano.
Chiedo solo un'ultima cosa. Ho notato che con una pastiglia di Lucen lo stomaco, per almeno 3 giorni, non mi dà noia.
E' sconsigliabile fare una dilazione del genere col farmaco?
Sentii parlare di "dose minima efficace", quindi con una pastiglia ogni tre giorni rischio qualcosa?
Cordialità
[#3]
>> Sentii parlare di "dose minima efficace", quindi con una pastiglia ogni tre giorni rischio qualcosa? <<
E' corretto proseguire con la dose minima di IPP per controllare i disturbi ("dose minima efficace"), mentre non vi è razionale ad assumere a giorni alterni oppure ogni 3 giorni l'antisecretivo. In tal modo vi è un "effetto rebound" (effetto di rimbalzo) per cui alla sospensione dell'antisecretivo segue un "rialzo" dell'acidità.
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.7k visite dal 17/05/2012.
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