Trattamento dell'epatite C con interferone
Salve,
sono affetto da epatite C cronica genotipo B1 dal 1996, recentamente è stato riscontrato una linfoadenomegalia all'ilo epatico di 14 mm e un notevole aumento del RNA ( 3.400.000 ). Il mio specialista mi ha consigliato di intraprendere una terapia con interferone, quali possono essere nella mia condizione gli effetti positivi? In caso di non risultato può avere un effetto peggiorativo sulla patologia stessa?
sono affetto da epatite C cronica genotipo B1 dal 1996, recentamente è stato riscontrato una linfoadenomegalia all'ilo epatico di 14 mm e un notevole aumento del RNA ( 3.400.000 ). Il mio specialista mi ha consigliato di intraprendere una terapia con interferone, quali possono essere nella mia condizione gli effetti positivi? In caso di non risultato può avere un effetto peggiorativo sulla patologia stessa?
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L'indicazione alla terapia nel soggetto oltre i 65 anni, che certamente rappresenta un paziente difficile da trattare, deve essere attentamente valutata sulla base di un bilancio costo/beneficio che non può non tenere conto della presenza o meno di un danno epatico cinicamente rilevante in termini di fibrosi.
Pertanto in questa categoria di soggetti, occorre una precisa stadiazione del danno epatico mediante l'esecuzione della biopsia ai fini di una precisa definizione prognostica e di una corretta indicazione alla terapia.
Questa indicazione resta a nostro awiso valida sia nei soggetti con infezione da genotipo 1 (la stragrande maggioranza),che nei rari pazienti con infezione da genotipo 2 o 3.
Sintomi simil-influenzali (febbre, brividi, malessere, cefalea, artralgie, mialgie, tachicardia) compaiono precocemente nella maggior parte dei pazienti che assumono interferone, ma generalmente tali sintomi si riducono nel corso della terapia. Effetti collaterali più tardivi comprendono fatica, alopecia, soppressione midollare ed effetti neuro-psichiatrici come apatia, alterazioni della sfera cognitiva, irritabilità e depressione.
Gli effetti collaterali più severi compaiono in meno del 2% dei pazienti e comprendono malattie autoimmuni (delle quali la più frequente è la tireopatia), depressione con tendenze suicide, attacchi epilettici, insufficienza acuta cardiaca e renale, retinopatia, fibrosi polmonare interstiziale, ipoacusia e sepsi. Rari i decessi, causati da insufficienza epatica o sepsi, soprattutto in pazienti con cirrosi.
Saluti
Pertanto in questa categoria di soggetti, occorre una precisa stadiazione del danno epatico mediante l'esecuzione della biopsia ai fini di una precisa definizione prognostica e di una corretta indicazione alla terapia.
Questa indicazione resta a nostro awiso valida sia nei soggetti con infezione da genotipo 1 (la stragrande maggioranza),che nei rari pazienti con infezione da genotipo 2 o 3.
Sintomi simil-influenzali (febbre, brividi, malessere, cefalea, artralgie, mialgie, tachicardia) compaiono precocemente nella maggior parte dei pazienti che assumono interferone, ma generalmente tali sintomi si riducono nel corso della terapia. Effetti collaterali più tardivi comprendono fatica, alopecia, soppressione midollare ed effetti neuro-psichiatrici come apatia, alterazioni della sfera cognitiva, irritabilità e depressione.
Gli effetti collaterali più severi compaiono in meno del 2% dei pazienti e comprendono malattie autoimmuni (delle quali la più frequente è la tireopatia), depressione con tendenze suicide, attacchi epilettici, insufficienza acuta cardiaca e renale, retinopatia, fibrosi polmonare interstiziale, ipoacusia e sepsi. Rari i decessi, causati da insufficienza epatica o sepsi, soprattutto in pazienti con cirrosi.
Saluti
Primario di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva - Ospedale "Mater Dei" - Bari
www.enterologia.it
www.transnasale.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.9k visite dal 08/05/2012.
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