Correlazione tra bulimia e sviluppo dell'esofago di barrett

Buongiorno,

vorrei sapere se esiste una correlazione tra bulimia e sviluppo dell'esofago di barrett, nel caso in cui gli episodi di vomito siano stati frequenti (da 1 a 2 volte al giorno per alcuni periodi, fino a una o due volte alla settimana in altri periodi) per due anni e poi interrotti del tutto. mi chiedo quale sia l'esatta associazione tra i due, qualora esistesse, ovvero se esistano dei dati statistici che possano dire con una certa sicurezza che a una data frequenza di episodi bulimici possa corrispondere una data probabilità di sviluppare la patologia e se sia possibile svilupparla anche a distanza di molto tempo dall'ultimo episodio bulimico. 

Vorrei inoltre sapere se la presenza di esofago di barrett sia sempre associata a sintomatologia o se possa essere anche asintomatica.

Tutti questi dati si riferiscono ad una donna, di 21 anni, che ha avuto tali episodi tra i 15 e i 17 anni.

Grazie.
[#1]
Dr. Felice Cosentino Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo generale, Colonproctologo 71.9k 2.3k

Non c'è alcuna associazione fra Barrett e bulimia. Almeno nel caso che ci propone: >> con episodi di vomito da 1 a 2 volte al giorno per alcuni periodi, fino a una o due volte alla settimana in altri periodi, per due anni e poi interrotti del tutto <<

Il Barrett è associato ad un reflusso cronico patologico e non curato. Inoltre tale patologia può non comportare una vera sintomatologia da relusso in quanto l'epitelio cilindrico/intestinale che costituisce il Barett è insensibile all'insulto acido del reflusso. In effetti i pazienti con Barrett possono essere del tutto asintomatici se non si associa un rigurgito di materiale gastrico in esofago. Ovviamente un paziente con Barrett ha solitamente una lunga storia di reflusso gastroesofageo (sintomatico).

In definitiva quei pochi e saltuari episodi di vomito ( >> da 1 a 2 volte al giorno per alcuni periodi, fino a una o due volte alla settimana in altri periodi <<) non possono essere stati assolutamente in grado nè di provocare un reale danno della mucosa esofagea nè tanto meno un esofago di Barrett.

Quello che conta, in definitiva, è la cronicità del reflusso (o vomito nel caso della bulimia), ma non nei giorni o nelle settimane, ma negli anni ( ...e tanti anni !). Ovviamente, solo con la gastroscopia si può avere la certezza assoluta perchè non sappiamo se la paziente abbia avuto una storia pregressa di reflusso (e questo andrebbe a cambiare tutto il mio ragionamento fatto prima !).

Cordialmente



Dr Felice Cosentino Gastroenterologo Endoscopista - Milano (Clinica la Madonnina), Monza (Wellness Clinic Zucchi)- Reggio C (Villa Sant'Anna)

[#2]
Dr. Francesco Quatraro Gastroenterologo, Colonproctologo 29.1k 527
Gentile utente,
oriento più correttamente la risposta verso il cancro dell'esofago, più che il Barrett (è una precancerosi).

Nel passato i fattori di rischio implicati per adenocarcinoma esofageo comprendevano: la malattia da reflusso gastroesofageo, il consumo di tabacco, l'obesità e l'esofago di Barrett.

Alcuni studi hanno anche suggerito che la bulimia nervosa cronica è un fattore di rischio per lo sviluppo di adenocarcinoma esofageo.
Microtraumi ripetuti, a causa di vomito, possono contribuire alla trasformazione maligna del tessuto esofageo.
(a mò di esempio le cito il titolo di uno degli studi: "Esophageal cancer in a young woman with bulimia nervosa: a case report")

Cordialità

Primario di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva - Ospedale "Mater Dei" - Bari
www.enterologia.it
www.transnasale.it

[#3]
Dr. Roberto Rossi Gastroenterologo, Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo d'urgenza 7.6k 207
L'esofago di B arrett è una patologia correlata solitamente alla malattia da reflusso gastroesofageo. La presenza di reflusso acido agisce sull'epitelio esofageo provocando modificazioni a livello cellulare nel senso displasico. Gli episodi ripetuti di vomito portano l'acido a livello esofageo e quindi riproducono le condizioni del reflusso. Per avere la certezza diagnostica è consigliabile eseguire una EGDscopia.

Dr. Roberto Rossi

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