Incontinenza cardiale
[#1]
Sostanzialmente no: dieta e terapia adeguata sono le opzioni terapeutiche a disposizione per curare l' esofagite.In rari casi selezionati la chirurgia puo' essere indicata. Auguri!
Dottor Andrea Favara
http://www.andreafavara.it
[#2]
Gentile signore, per rispondere alla sua domanda in modo esaustivo, bisognerebbe quantificare il grado del suo reflusso. Sono necessari altri esami:
Rx digerente in trendelemburg;
Esofagogastroduodenoscopia;
Ph Manometria esofagea.
Solo dopo questi esami il suo medico può sconsigliare una terapia o l'altra.
Cordialità.
Rx digerente in trendelemburg;
Esofagogastroduodenoscopia;
Ph Manometria esofagea.
Solo dopo questi esami il suo medico può sconsigliare una terapia o l'altra.
Cordialità.
Prof. Stefano ARCIERI
Università di Roma "Sapienza"
Policlinico Umberto I
[#3]
Chirurgo generale, Colonproctologo, Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza
Gentile Utente,
sono assolutamente daccorso con il Collega Arcieri... Sconsigliare "a priori" una terapia non è serio e infatti immagino che il suo Curante lo abbia fatto dopo aver attentamente valutato il suo caso anche alla luce di esami diagnostici che avrà sicuramente provveduto a farle fare.
Qualora ciò non fosse avvenuto, è indispensabile valutare il "grado di gravità" della sua patologia, e per farlo sono indispensabili i tre esami che le sono stati citati prima, cioé la egds, la pHmanometria dell'esofago, la radiografia delle prime vie digerenti in Trendelenburg.
La terapia medica con PPI e procinetici è corretta, ma non cura l'incontinenza cardiale. Piuttosto, pur mantenendo il reflusso, fa si che questo sia "meno" acido. Bisognerebbe capire cosa succede alla sospensione della terapia, in quanto è impensabile per un uomo di 40 anni preventivare una terapia a vita. Infatti, sono ben noti gli effetti collaterali di una terapia a lungo termine con procinetici (soprattutto a carico della prolattina) e quelli degli inibitori di pompa protonica. A fronte di un tale rischio (cioé quello di fare una terapia a vita), perché escludere un intervento chirurgico che può essere risolutivo? Questo al giorno d'oggi viene eseguito per via laparoscopica, quindi con una invasività limitata. L'efficacia totale è pari al 70-75% circa (scomparsa totale dei sintomi), che va sommata ad un altro 15-20% circa di efficacia parziale (riduzione dei sintomi in modo significativo, ma necessità più o meno saltuaria della terapia). L'incidenza di complicanze è realmente bassa (ma non ci sono interventi chirurgici completamente senza rischio!!!).
Resto a sua disposizione
Giovanni D. Tebala
gtebala@medicitalia.it
sono assolutamente daccorso con il Collega Arcieri... Sconsigliare "a priori" una terapia non è serio e infatti immagino che il suo Curante lo abbia fatto dopo aver attentamente valutato il suo caso anche alla luce di esami diagnostici che avrà sicuramente provveduto a farle fare.
Qualora ciò non fosse avvenuto, è indispensabile valutare il "grado di gravità" della sua patologia, e per farlo sono indispensabili i tre esami che le sono stati citati prima, cioé la egds, la pHmanometria dell'esofago, la radiografia delle prime vie digerenti in Trendelenburg.
La terapia medica con PPI e procinetici è corretta, ma non cura l'incontinenza cardiale. Piuttosto, pur mantenendo il reflusso, fa si che questo sia "meno" acido. Bisognerebbe capire cosa succede alla sospensione della terapia, in quanto è impensabile per un uomo di 40 anni preventivare una terapia a vita. Infatti, sono ben noti gli effetti collaterali di una terapia a lungo termine con procinetici (soprattutto a carico della prolattina) e quelli degli inibitori di pompa protonica. A fronte di un tale rischio (cioé quello di fare una terapia a vita), perché escludere un intervento chirurgico che può essere risolutivo? Questo al giorno d'oggi viene eseguito per via laparoscopica, quindi con una invasività limitata. L'efficacia totale è pari al 70-75% circa (scomparsa totale dei sintomi), che va sommata ad un altro 15-20% circa di efficacia parziale (riduzione dei sintomi in modo significativo, ma necessità più o meno saltuaria della terapia). L'incidenza di complicanze è realmente bassa (ma non ci sono interventi chirurgici completamente senza rischio!!!).
Resto a sua disposizione
Giovanni D. Tebala
gtebala@medicitalia.it
[#4]
forse il suo medico curante dovrebbe indicarle un buon chirurgo che si occupa della patologia e far decidere lui.
lei è di potenza. non lontano c'è chi fa al caso suo.
se vuole mi contatti al mio personale dottoregiordano@alice.it
lei è di potenza. non lontano c'è chi fa al caso suo.
se vuole mi contatti al mio personale dottoregiordano@alice.it
alfredo giordano
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 9.7k visite dal 26/12/2007.
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