Terapia per disbiosi intestinale

Salve,
ho 66 anni, al momento non ho particolari sintomi a livello gastrointestinale ma grazie ad un pacchetto di prevenzione della mia polizza assicurativa ho eseguito per la prima volta il disbiosi test sulle urine che ha fornito i seguenti risultati:

Indicano: 72, 95 (disbiosi fermentativa grave)
Scatolo: < 1 (disbiosi putrefattiva assente)

Il mio medico non si è ancora espresso sulla terapia e io ho avuto modo di leggere opinioni molto diverse.


C’è chi sostiene che è sufficiente un qualunque probiotico senza fare distinzioni sul tipo di disbiosi.


Altri suggeriscono l’integrazione mirata di lattobacilli in caso di disbiosi fermentativa perché colonizzano prevalentemente l’intestino tenue (mentre i bifidobatteri sarebbero più adatti per il colon con la disbiosi putrefattiva), ma qualcuno preferisce ceppi multipli (Lactobacillus acidophilus, rhamnosus, ecc.
) al contrario di chi si concentra solo sull’acidophilus.


Infine viene anche proposto l’antibiotico Normix ma in qualche consulto è stato bocciato perché sarebbe indicato solo in presenza di SIBO e non di disbiosi.


Non voglio sopravvalutare l’importanza dei probiotici (che oltretutto possono dare dei benefici diversi da persona a persona) e so che è importante la dieta, l’attività fisica, ecc.
ma gradirei avere un consiglio sulla categoria da scegliere (generico, lattobacilli multipli o solo acidophilus, ecc.
) e la conferma che Normix va escluso.


Grazie
Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 8.2k 233
In assenza di sintomatologia l'approccio più utile è quello di una variazione dietetica con riduzione marcata di zuccheri; per quel che riguarda l'integrazione probiotica è preferibile quella con ceppi di lattobacilli; l'uso di antibiotico (rifaximina) non è indicato.

Alessandro Scuotto, MD, PhD.

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Grazie per la risposta.

Riguardo ai lattobacilli vedo che esitono varie proposte se si va su un singolo ceppo (Acidophilus o Rhamnosus, ecc.) mentre se si vogliono ceppi multipli è più frequente che sia presente, anche se in modo minoritario, qualche bifidobatterio. Suppongo non sia un problema.

L'assunzione va fatta almeno per un mese?
La ripetizione del disbiosi test richiede che passi un ulteriore periodo senza probiotici ?

Grazie
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Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 8.2k 233
Preferibile la composizione con soli lattobacilli in questo caso da portare avanti per 2-3 mesi.
Se la dieta è equilibrata, in assenza di sintomi non è necessaria una successiva analisi di controllo.

Alessandro Scuotto, MD, PhD.

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Buorgiorno, ho avuto un nuovo confronto con il mio medico e riassumo ciò che ho capito e ciò che mi confonde ancora.

In generale la disbiosi indica uno squilibrio della flora batterica, con riduzione di batteri buoni e un aumento dei batteri nocivi (oppure una limitata diversità di specie).
Questa situazione può essere classificata in disbiosi fermentativa (che interessa l’intestino tenue e comporta valori sopra la norma dell’Indicano) o putrefattiva (nel riguarda soprattutto il colon, con Scatolo sopra la norma).
Praticamente tutti concordano sull’utilizzo dei probiotici (con qualche differenza sui ceppi da utilizzare).

Può poi esserci anche la SIBO, ovvero una sovracrescita batterica nell’intestino tenue.
In tale situazione la prescrizione del antibiotico Normix (rifaximina) è abbastanza frequente.

Ma anche non facendo il breath test al lattulosio (utile appunto per valutare questa sovracrescita batterica), considerando che sia la disbiosi fermentativa che la SIBO interessano l’intestino tenue e che entrambe sono associate ad un numero elevato di batteri nocivi, perché non si prescrive comunque l’accoppiata probiotico + Normix, visto che quest’ultimo porterebbe un beneficio alla disbiosi fermentativa?
A me sembra che il confine tra le due patologie sia molto sfumato e non so se si vuole inizialmente provare a correggere la disbiosi solo con il probiotico, salvo poi aggiungere l’antibiotico se necessario.
Ovviamente a monte di tutto c’è da modificare la dieta, riducendo zuccheri, carboidrati,e cc.

Ma il mio medico mi ha messo in guardia su una terza situazione, la sindrome dell’intestino gocciolante (leaky gut).
Mi ha infatti detto che possono esserci infiammazioni silenti dell’intestino (e io non ho alcun sintomo, nonostante una disbiosi classificata grave in base al valore dell’indicano) che portano ad una permeabilità intestinale che nel tempo può dare problemi neurologici, reazioni autoimmuni, ecc.
Quindi mi ha suggerito si assumere anche un integratore con butirrato di sodio, senza però farmi fare altri esami (come la zonulina) che dovrebbero attestare una reale permeabilità intestinale.

In sintesi vorrei un parere sul fatto che per la disbiosi, oltre al probiotico, l’intestino tenue potrebbe beneficare di Normix e se gli integratori a base di butirrato vanno assunti solo se la zonulina è alta.

Grazie
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Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 8.2k 233
No. In questo caso la rifaximina non è indicata.
I probiotici che ho indicato sono sufficienti.
Non è necessario sapere della zonulina per assumere acido butirrico, è indicato anche nella diarrea funzionale.

Alessandro Scuotto, MD, PhD.

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Salve, ho ritirato oggi i referti di altri esami.

Dal breath test al lattosio, eseguito su 4 ore, risulta un malassorbimeto al lattosio, con valori di H2 sopra la soglia di 20 ppm dalla fine della seconda ora in poi, con valori compresi tra 27 e 34.
Inoltre il test genetico LCT per il polimorfismo -13910C/T e -22018G/A indica una predisposizione all’intolleranza al lattosio.

Così, oltre alla disbiosi fermentativa citata nel primo post, aggiungo il malassorbitmento al lattosio, ma devo ribadire che, alla mia età di 66 anni, non ho alcun sintomo gastro-intestinale e che, pur non prendendo il latte a colazione, su base settimanale mi capita di mangiare mozzarelle, formaggi freschi, dolci, ecc.

A questo punto, se possibile, avrei ulteriori domande da porre.

Qual’è la differenza tra malossorbimento e intolleranza al lattosio ? In assenza di sintomi c’è solo malassorbimento? Se continuassi con la dieta libera che rischi avrei a livello gastro-intestinale?

E riguardo ai suggerimenti forniti inizialmente per la mia disbiosi fermentativa (riduzione marcata di zuccheri e ceppi di lattobacilli), se il malassorbimento/intolleranza al lattosio può causare essa stessa la disbiosi è opportuno mantenere l’indicazione sui soli lattobacilli o posso includere anche dei ceppi di bifidobatteri?
E la riduzione marcata di zuccheri può essere ridotta a media , decidendo al contempo di privilegiare una dieta povera di lattosio?

Grazie ancora per l’attenzione.
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Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 8.2k 233
Il malassorbimento di lattosio è determinato dalla mancata digestione di parte del lattosio per deficit di prodizione di un enzima intestinale, la lattasi. Il lattosio non digerito giunge quindi nel colon dove normalmente non è presente e viene "digerito" (fermentato) dai batteri provocando produzione di gas e accumulo di liquidi.
L'intolleranza è l'insieme di sintomi che possono derivare dal malassorbimento di lattosio (meteorismo, diarrea, dolori addominali...).
Il deficit di lattasi è quasi sempre parziale con quote diverse da persona a persona, quindi la quantità di lattosio malassorbita dipende dal carico ingerito e dalla efficienza enzimatica. Questo è il motivo per cui non tutti i malassorbimenti di lattosio portano a intolleranza e il motivo per cui alcuni tollerano un carico di lattosio superiore a quello di altri.
Si tratta in ogni caso di una patologia che non comporta conseguenze ulteriori.
Per quel che riguarda il suo tipo di disbiosi, resta quanto già detto.

Alessandro Scuotto, MD, PhD.

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Buongiorno,
oltre a ringraziarla per le sue risposte, mi scuso se continuo a chiederle un parere man mano che mi arrivano nuovi referti.
Per la situazione che sto per descriverle forse dovrei aprire un nuovo consulto ma per ora continuo a scrivere su questo nella speranza che possa darmi un consiglio.

Oggi ho ritirato il referto dell’esame delle feci.
Sono negativi: analisi colturale, coprocoltura, parassiti, ricerca sangue occulto.
Invece la calprotectina fecale è 192 (negativo <50, dubbio 50-100, positivo > 100, positivo elevato>200).
La settimana precedente erano nella norma gli esami del sangue (emocromo, VES, PCR, ecc.)

Aggiungo che 2 e 3 giorni prima della consegna del campione di feci, per un mal di schiena ho assunto per due giorni un antinfiammatorio (Arcoxia 90) e so che i FANS a volte possono dare dei falsi positivi per la calprotectina.

Come già scritto per la disbiosi fermentativa e il malassorbimento al lattosio confermo di non avere alcun sintomo gastro-intestinale (solo qualche giorno accade che feci siano un pò più soffici ma in genere sono formate).

Purtroppo tra due giorni parto per l’estero e questa settimana il mio medico non è reperibile, quindi chiedo cortesemente a lei un parere.

Ho letto un consulto, sempre relativo alla calprotectina alta, in cui lei suggeriva un probiotico con Saccharomyces boulardii e un integratore con acido butirrico.
Potrebbero essere indicati anche per me?
Vale la pena di rifare l’esame della calprotectina, subito (per verificare se c’è stato un falso positivo, o dopo una terapia (per verificarne l’effetto)? Eventualmente con VES, PCR, ecc. ?

Grazie
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Ad integrazione di quanto ho scritto nel mio ultimo post aggiungo che 4 giorni prima della consegna del campione di feci avevo iniziato un ciclo di IPP (Pantorc 40) come terapia periodica preventiva anti-reflusso (di cui soffrivo in passato).

So che anche gli IPP, oltre ai FANS, possono alterare il valore della calprotectina ma non so se ciò può essere accaduto nel mio caso.

Resto comunque in attesa di un parere sulla terapia in caso di calprotectina alta e sull’opportunità di altri esami (nuovi o da ripetere).

Grazie
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Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 8.2k 233
In assenza di sintomi non è necessaria nessuna integrazione per una calprotectina elevata in modo modesto. L'alterazione può essere collegata ai farmaci assunti.
La terapia ciclica con PPI non è una pratica corretta.

Alessandro Scuotto, MD, PhD.

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Utente
Grazie per la risposta sulla calprotectina.
Mi scuso ancora se estendo i miei quesiti oltre l’oggetto del consulto ma avendo letto che la terapia ciclica con IPP non è una pratica corretta vorrei approfondire questo tema.

Fino a due anni fa ho sofferto di reflusso gastro-esofageo e laringo-faringeo, con marcata iperemia e edema nella faringe.
La gastroscopia eseguita nel 2023 ha evidenziato nell’esofago una mucosa con rivestimento epiteliale di tipo cardiale o giunzionale cardio-ossintico, con moderata flogosi cronica e lieve attività , che mi è stato detto che equivaleva a una metaplasia gastrica nell’esofago e si doveva evitare che evolvesse a metaplasia intestinale (cioè esofago di Barrett) che mi avrebbe costretto a prendere IPP a vita, senza interruzioni.
Quindi negli ultimi due anni, su indicazione di un otorino e del gastroenterologo che ha eseguito l’esame endoscopico, ho iniziato dei cicli trimestrali di IPP (Pantorc 40 con riduzione a Pantor 20 nelle ultime settimane) seguiti da sospensioni di 2-3 mesi.
La situazione nella faringe si è completamente risolta.
A fine 2024, nel referto di una nuova gastroscopia, oltre alla presenza di ernia iatale, sempre a proposito dell’esofago è scritto: mucosa gastrica di tipo cardiale sede di lieve flogosi cronica del chorion .
Sono consapevole degli effetti che possono produrre gli IPP (carenza di calcio, magnesio, B12, ecc.) ma finora queste carenze non si sono manifestate.
Prendevo saltuariamente un probiotico (Entorolactis plus), fino a scoprire una settimana fa, con il disbiosi test che non avevo mai fatto prima, di avere la disbiosi fermentativa a cui gli IPP credo concorrano.

Detto ciò, se rinunciassi a fare dei cicli di IPP, fermo restando l’obiettivo di non far evolvere la mia situazione verso l’esofago di Barrett, l’alternativa è non prenderlo affatto e seguire un’altra terapia o
prenderlo sempre, ma mi era stato detto che per 2-3 mesi è opportuno sospenderlo e comunque ho deciso di fare una gastroscopia con frequenza annuale per sorvegliare la situazione.

Grazie
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Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 8.2k 233
In un consulto online abbiamo dei limiti e l'indicazione di impostazioni terapeutiche deve essere necessariamente di ordine generale esplicativo.
I dettagli della terapia personalizzata (in questo caso per i farmaci PPI) non possono essere oggetto di discussione pubblica e dovrà per questo rivolgersi al medico che ha effettuato la prescrizione.

Alessandro Scuotto, MD, PhD.

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Ok. Grazie per tutte le informazioni che mi ha fornito
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Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 8.2k 233
Prego

Alessandro Scuotto, MD, PhD.

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