Una gastroscopia mi hanno trovato un'ernia iatale
Buon pomeriggio e complimenti per il vostro operato,
è da circa 5 anni che dopo aver fatto una gastroscopia mi hanno trovato un'ernia iatale e reflusso gastroesofageo. Premetto che non ho particolari problemi. Ovviamente quando mangio pomodoro, arance e mandarini, cioccolata e altri alimenti sento qualche fastidio dovuto al reflusso. Come cura ho delle compresse da prendere la sera prima di dormire, LUCEN da 20mg, ma le prendo solo quando sto male. La cura va bene seondo voi? Il giorno dopo pranzo specie quando sono in ufficio, sento il desiderio di prendere un caffè macchiato (quello delle macchinette che ci sono nelle grandi aziende) però immancabilmente dopo un po' ecco che arrivano i disturbini.... Come posso fare per non rinunciare al caffè e non avere questi disturbi?
Grazie mille e buon lavoro!
è da circa 5 anni che dopo aver fatto una gastroscopia mi hanno trovato un'ernia iatale e reflusso gastroesofageo. Premetto che non ho particolari problemi. Ovviamente quando mangio pomodoro, arance e mandarini, cioccolata e altri alimenti sento qualche fastidio dovuto al reflusso. Come cura ho delle compresse da prendere la sera prima di dormire, LUCEN da 20mg, ma le prendo solo quando sto male. La cura va bene seondo voi? Il giorno dopo pranzo specie quando sono in ufficio, sento il desiderio di prendere un caffè macchiato (quello delle macchinette che ci sono nelle grandi aziende) però immancabilmente dopo un po' ecco che arrivano i disturbini.... Come posso fare per non rinunciare al caffè e non avere questi disturbi?
Grazie mille e buon lavoro!
[#1]
Gentile Utente, nella patologia da reflusso gastroesofageo la terapia deve essere almeno inizialmente continua e protratta fino alla scomparsa dei sintomi. L'uso dei farmaci "al bisogno" potrebbe non essere indicato. Occorre inoltre seguire le indicazioni alimentari e sullo stile di vita che sicuramente le saranno state fornite all'atto della diagnosi. Per quanto riguarda il caffè, può provare a usare il decaffeinato e zuccherarlo di più.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dott. Roberto Mangiarotti
[#2]
Utente
Grazie per la sua risposta,
in effetti quando mi è stato diagnosticato il reflusso e l'ernia iatale ho fatto una cura per un certo periodo di tempo e i disturbi sono scomparsi. Però ogni tanto ritornano e quindi riprendo le pasticche per alcuni giorni. Potrebbe gentilmente indicarmi più nel dettaglio quali sono li alimenti che dovrei evitare di mangiare? Ma il LUCEN va bene come cura?
Grazie ancora.
in effetti quando mi è stato diagnosticato il reflusso e l'ernia iatale ho fatto una cura per un certo periodo di tempo e i disturbi sono scomparsi. Però ogni tanto ritornano e quindi riprendo le pasticche per alcuni giorni. Potrebbe gentilmente indicarmi più nel dettaglio quali sono li alimenti che dovrei evitare di mangiare? Ma il LUCEN va bene come cura?
Grazie ancora.
[#3]
Chirurgo generale, Colonproctologo, Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza
Gentile Utente,
nella malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) non si può parlare di "cura", perché esiste alla base dei sintomi una alterazione anatomica (cioé in parole povere la insufficiente tenuta della valvola esofagogastrica).
Questa alterazione anatomica comporta il reflusso in esofago del materiale acido dello stomaco, con conseguente esofagite.
Una corretta terapia "d'attacco" deve, a mio parere, prevedere tre tipi di farmaci: (1) farmaci che riducano la produzione di acido (come gli inibitori di pompa, PPI, e gli H2-aantagonisti), (2) farmaci gastroprotettori (come quelli a base di magaldrato o sucralfato...), (3) farmaci procinetici (come la cisapride, la levosulpiride...). In ogni caso la terapia medica non risolve il problema anatomico di base, ovviamente, ma tratta l'esofagite e, finché la terapia è incorso, riduce o annulla il reflusso acido (pur permanendo l'incontinenza cardiale).
Dopo una terapia iniziale (che lei ha fatto con buoni risultati), il trattamento con PPI (come il farmaco che ha citato) deve essere proseguito in maniera più o meno cronica, soprattutto se alla sospensione si ripresentano i disturbi.
I problemi però sono altri. In primo luogo, in tutte le forme di GERD è necessario un corretto inquadramento diagnostico, che non può basarsi solo sull'endoscopia. La diagnosi della GERD richiede: (a) endoscopia (dà una immagine "statica", dà informazioni sull'eventuale esofagite, sulla presenza di una eventuale ernia jatale o di altre patologie esofagogastroduodenali...), (b) radiografia delle prime vie digerenti con mdc (dà informazioni un po' più funzionali, permette di evidenziare piccole ernia non visibili all'endoscopia e di dimostrare la presenza di un reflusso patologico), (c) manometria esofagea (dà una valutazione qualitativa e quantitativa della funzione della valvola cardiale), (d) phmetriae esofagea nelle 24 ore (dà informazioni funzionali sul numero e l'entità dei reflussi giornalieri e la loro correlazione con la sintomatologia).
Fatta una corretta diagnosi, si può passare alla fase terapeutica.
Se alla sospensione della terapia medica i disturbi si ripresentano è probabile che debba continuare l'assunzione di farmaci per tutta la vita. In questo caso, ovviamente dopo conferma degli esami strumentali, può essere presa in considerazione l'ipotesi di correggere chirurgicamente la valvola non funzionante. Oggigiorno è un intervento abbastanza "tranquillo", che viene eseguito per via laparoscopica.
Auguri
Giovanni D. Tebala
nella malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) non si può parlare di "cura", perché esiste alla base dei sintomi una alterazione anatomica (cioé in parole povere la insufficiente tenuta della valvola esofagogastrica).
Questa alterazione anatomica comporta il reflusso in esofago del materiale acido dello stomaco, con conseguente esofagite.
Una corretta terapia "d'attacco" deve, a mio parere, prevedere tre tipi di farmaci: (1) farmaci che riducano la produzione di acido (come gli inibitori di pompa, PPI, e gli H2-aantagonisti), (2) farmaci gastroprotettori (come quelli a base di magaldrato o sucralfato...), (3) farmaci procinetici (come la cisapride, la levosulpiride...). In ogni caso la terapia medica non risolve il problema anatomico di base, ovviamente, ma tratta l'esofagite e, finché la terapia è incorso, riduce o annulla il reflusso acido (pur permanendo l'incontinenza cardiale).
Dopo una terapia iniziale (che lei ha fatto con buoni risultati), il trattamento con PPI (come il farmaco che ha citato) deve essere proseguito in maniera più o meno cronica, soprattutto se alla sospensione si ripresentano i disturbi.
I problemi però sono altri. In primo luogo, in tutte le forme di GERD è necessario un corretto inquadramento diagnostico, che non può basarsi solo sull'endoscopia. La diagnosi della GERD richiede: (a) endoscopia (dà una immagine "statica", dà informazioni sull'eventuale esofagite, sulla presenza di una eventuale ernia jatale o di altre patologie esofagogastroduodenali...), (b) radiografia delle prime vie digerenti con mdc (dà informazioni un po' più funzionali, permette di evidenziare piccole ernia non visibili all'endoscopia e di dimostrare la presenza di un reflusso patologico), (c) manometria esofagea (dà una valutazione qualitativa e quantitativa della funzione della valvola cardiale), (d) phmetriae esofagea nelle 24 ore (dà informazioni funzionali sul numero e l'entità dei reflussi giornalieri e la loro correlazione con la sintomatologia).
Fatta una corretta diagnosi, si può passare alla fase terapeutica.
Se alla sospensione della terapia medica i disturbi si ripresentano è probabile che debba continuare l'assunzione di farmaci per tutta la vita. In questo caso, ovviamente dopo conferma degli esami strumentali, può essere presa in considerazione l'ipotesi di correggere chirurgicamente la valvola non funzionante. Oggigiorno è un intervento abbastanza "tranquillo", che viene eseguito per via laparoscopica.
Auguri
Giovanni D. Tebala
[#4]
Utente
Non credevo ci fossero tutti questi esami da fare....Comunque il mio reflusso non è sempre costante, ci sono dei periodi in cui appena smetto i medicinali sto bene per un periodo abbastanza lungo, a volte mesi, e altri in cui invece mi tornano subito i disturbi appena interrompo la terapia (noto che incide molto anche lo stress).
A questo punto le vorrei porre una domanda. Sto cercando di avere un bambino, questo problema che ho, si può accentuare molto in gravidanza? Nei primi periodi, o per tutta la gravidanza? C'è qualcosa che posso fare prima di rimanere incinta per diminuire i disturbi?
Grazie mille per la vostra pazienza e disponibilità.
A questo punto le vorrei porre una domanda. Sto cercando di avere un bambino, questo problema che ho, si può accentuare molto in gravidanza? Nei primi periodi, o per tutta la gravidanza? C'è qualcosa che posso fare prima di rimanere incinta per diminuire i disturbi?
Grazie mille per la vostra pazienza e disponibilità.
[#5]
Chirurgo generale, Colonproctologo, Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza
Gentile Utente,
la gravidanza non può che esacerbare i sintomi della GERD. Per di più, nel corso della gravidanza lei potrà assumere solo gastroprotettori, quindi sicuramente non PPI né procinetici.
A questo punto qualche consiglio comportamentale:
- non vada a letto subito dopo cena
- eviti cioccolato, liquirizia, pomodoro, agrumi, caffé, fumo, alcol
- alzi la testa del letto di 5-8 cm non mettendo più cuscini (ché così si alza solo la sua testa), ma mettendo piccoli rialzi sotto i piedi del letto, in modo che tutto il letto sia inclinato
Dopo la gravidanza, riprenda l'iter diagnostico.
Cordiali saluti
Giovanni D. Tebala
gtebala@medicitalia.it
la gravidanza non può che esacerbare i sintomi della GERD. Per di più, nel corso della gravidanza lei potrà assumere solo gastroprotettori, quindi sicuramente non PPI né procinetici.
A questo punto qualche consiglio comportamentale:
- non vada a letto subito dopo cena
- eviti cioccolato, liquirizia, pomodoro, agrumi, caffé, fumo, alcol
- alzi la testa del letto di 5-8 cm non mettendo più cuscini (ché così si alza solo la sua testa), ma mettendo piccoli rialzi sotto i piedi del letto, in modo che tutto il letto sia inclinato
Dopo la gravidanza, riprenda l'iter diagnostico.
Cordiali saluti
Giovanni D. Tebala
gtebala@medicitalia.it
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