Farmaci antidepressivi
Buongiorno mi chiamo Stefano.da 6 mesi sto facendo una cura antidepressiva prendendo cymbalta da 60mg la mattina e lamictal da 25mg e xanax da 1mg rilascio prolungato la sera.sto facendo anche psicoterapia,ringrazio Dio sto meglio.non vedo l'ora di smettere di prendere farmaci anche perchè grazie a loro e la psicoterapia sto guarendo i miei disturbi.da un pò di giorni son un pò ansioso perchè ho letto un consulto di un Ns utente che parlava di una donna che in America dopo l'assunzione del cymbalta nel giro di 2 settimane è morta per epatite fulminante.purtroppo la Sig.ra era affetta anche dal morbo di non Hodjkin se così si scrive.son preoccupato anche perchè io nella mia vita,ho 33 anni ho evitato qualsiasi tipo di droga dalla leggera alla pesante,son astemio.Tutto questo salvaguardare la mia salute.adesso con questi farmaci ovviamente sto intossicando fegato ed altro.questo episodio in America mi ha sconcertato.adesso quando prendo il cymbalta mi fa paura.vale la pena prendere farmaci se si può correre il rischio di morire.per carità conosco persone che prendono diversi farmaci al giorno per anni e non gli è successo niente però penso che e non so perchè gli antidepressivi sono i farmaci più pesanti.ho letto il buggiardino del cymbalta e non parla di epatite fulminante ma di possibile epatite acuta che penso sia un'altra cosa.purtroppo io son ignorante in materia e quindi mi affido a Voi per una risposta.il mio neurologo mi ha detto che dato il basso dosaggio non ho bisogno di analisi trimestrali perchè li smaltisco facilmente visto che non ho malattie epatiche.però penso che l'epatite fulminante non dipenda dall'assorbimento di questi farmaci nel tempo ma da sfortuna tipo shock anafilattico da crostacei o altro.insomma posso star tranquillo fino a che punto? Io ho sempre evitato i farmaci purtroppo stavo troppo male per affrontare subito una psicoterapia che penso adesso sia il modo migliore per uscire dalla depressione.insomma quanti casi ci son stati di epatite fulminate da cymbalta o antidepressivi in Italia che Voi sappiate.Magari casi di morte son dovuti da interazione con altri medicinali o altro tipo alcool.Grazie per la risposta e Vi auguro di cuore un buon fine settimana.
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Gentile utente,
Non si capisce bene il ragionamento. Per quale motivo dovrebbe pensarsi "intossicato" da queste medicine non è chiaro. Perché secondo Lei gli antidepressivi debbano essere i farmaci "più pesanti" non è chiaro (lei assume un antidepressivo e un altro farmaco che non lo è), anche perché "pesante" è un termine che indica semplicemente paura e diffidenza, non significa niente.
Non è chiaro perché dovrebbe eseguire analisi "trimestrali".
Passiamo al ragionamento sulla cura: lei sta facendo una cura e sta meglio, ora non si capisce che significhi il concetto di "guarigione" e da cosa lo misuri. La psicoterapia non è uno stadio avanzato di cura che porta a guarire più di quanto non lo possano fare le medicine, e lo star bene non ha a che vedere con la guarigione. Guarigione non significa "stare perfettamente bene", ma non aver più necessità di cure per il controllo della malattia, dove per malattia non si intende i sintomi che ha adesso.
Il modo di uscire la depressione evidentemente è stata la cura farmacologica, dopo di che ha fatto la psicoterapia, detto così sembra più come dire che quando già stava meglio era in grado di interagire con uno psicoterapeuta, il che in effetti è quanto succede in gran parte dei casi.
Da 6 mesi sta assumendo questa cura, che se non fosse questa sarebbe un'altra. I casi sfortunati sono possibili con tutti i medicinali, addirittura con gli alimenti, con i medicinali di uso comune come l'aspirina. Ci sono tipi di effetti addirittura imprevedibili la prima volta, come quelli allergici.
Gli esami del sangue, non per eventi fulminanti ma per verificare in generale la tollerabilità delle medicine, sono opportuni all'inizio della cura e poi su giudizio del curante. Lei ha avuto un giudizio del suo curante, che le avrà anche dato rassicurazione sulle dosi (del la mictal) in quanto basse, ma così per darLe un elemento concreto. Non penso abbia senso chiedere rassicurazioni quando la risposta dovrebbe essere una rassicurazione "totale". Direi di ripartire dal senso con cui si pongono le domande.
Non si capisce bene il ragionamento. Per quale motivo dovrebbe pensarsi "intossicato" da queste medicine non è chiaro. Perché secondo Lei gli antidepressivi debbano essere i farmaci "più pesanti" non è chiaro (lei assume un antidepressivo e un altro farmaco che non lo è), anche perché "pesante" è un termine che indica semplicemente paura e diffidenza, non significa niente.
Non è chiaro perché dovrebbe eseguire analisi "trimestrali".
Passiamo al ragionamento sulla cura: lei sta facendo una cura e sta meglio, ora non si capisce che significhi il concetto di "guarigione" e da cosa lo misuri. La psicoterapia non è uno stadio avanzato di cura che porta a guarire più di quanto non lo possano fare le medicine, e lo star bene non ha a che vedere con la guarigione. Guarigione non significa "stare perfettamente bene", ma non aver più necessità di cure per il controllo della malattia, dove per malattia non si intende i sintomi che ha adesso.
Il modo di uscire la depressione evidentemente è stata la cura farmacologica, dopo di che ha fatto la psicoterapia, detto così sembra più come dire che quando già stava meglio era in grado di interagire con uno psicoterapeuta, il che in effetti è quanto succede in gran parte dei casi.
Da 6 mesi sta assumendo questa cura, che se non fosse questa sarebbe un'altra. I casi sfortunati sono possibili con tutti i medicinali, addirittura con gli alimenti, con i medicinali di uso comune come l'aspirina. Ci sono tipi di effetti addirittura imprevedibili la prima volta, come quelli allergici.
Gli esami del sangue, non per eventi fulminanti ma per verificare in generale la tollerabilità delle medicine, sono opportuni all'inizio della cura e poi su giudizio del curante. Lei ha avuto un giudizio del suo curante, che le avrà anche dato rassicurazione sulle dosi (del la mictal) in quanto basse, ma così per darLe un elemento concreto. Non penso abbia senso chiedere rassicurazioni quando la risposta dovrebbe essere una rassicurazione "totale". Direi di ripartire dal senso con cui si pongono le domande.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Dott.Pacini La ringrazio per la risposta definisco i farmaci più pesanti nel senso che curare o meglio far star meglio un individuo e quinidi intervenire nella chimica non è come curare un'infiammazione.sicuramente è la mia ignoranza in materia che mi dà queste conclusioni.guarigione intendo che le paure che avevo prima man mano son diventate meno intense e adesso le percepisco molto raramente.sono ipocondriaco ed il farmaco non mi ha aiutato in questo faccio psicoterapia anche per questo.quindi in conclusione il fatto di definirmi nella mia testa pesante il farmaco lo associo ad effetti collaterali pesanti.mi è bastato una discussione di un Ns utente sull'epatite fulminante da cymbalta per farmi tornare l'ansia.se mi dicono che anche l'aspirina può farla venire o l'aulin non mi prendere nessuno dei due farmaci.preferisco star male o trovare altre soluzioni.il cymbalta è usato in psichiatria da 5 o 6 anni penso.se vengo a sapere che nel mondo più persone hanno avuto un'epatite fulminante perchè hanno assunto ad esempio l'eutirox non mi prenderei neanche l'eutirox.magari il mio problema non è il farmaco ma la mia ipocondria.un'altra domanda gentilmente.dopo quanti anni un farmaco genera dipendenza o meglio da cosa dipende la dipendenza?
grazie.
grazie.
[#3]
Gentile utente,
"curare o meglio far star meglio un individuo e quinidi intervenire nella chimica non è come curare un'infiammazione"
Non vedo differenze sostanziali.
La "dipendenza" è un falso concetto. A parte alcune eccezioni, che derivano dall'uso improprio di alcuni medicinali, i farmaci non la inducono. Ma presumo che per dipendenza lei intenda che dopo aver preso per tot tempo un determinato farmaco poi non se ne può più fare a meno altrimenti si ricade o si sta peggio. Questa non si chiama dipendenza, ma si chiama cura di una malattia cronica, e non deriva dal fatto di aver preso una medicina, ma dalla natura della malattia. Se mai, le medicine prese a lungo tendono a modificare il decorso naturale di una malattia in senso positivo.
"curare o meglio far star meglio un individuo e quinidi intervenire nella chimica non è come curare un'infiammazione"
Non vedo differenze sostanziali.
La "dipendenza" è un falso concetto. A parte alcune eccezioni, che derivano dall'uso improprio di alcuni medicinali, i farmaci non la inducono. Ma presumo che per dipendenza lei intenda che dopo aver preso per tot tempo un determinato farmaco poi non se ne può più fare a meno altrimenti si ricade o si sta peggio. Questa non si chiama dipendenza, ma si chiama cura di una malattia cronica, e non deriva dal fatto di aver preso una medicina, ma dalla natura della malattia. Se mai, le medicine prese a lungo tendono a modificare il decorso naturale di una malattia in senso positivo.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.2k visite dal 07/05/2011.
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