Mesalazina e allattamento
Gent.mi Dottori, ho 36 anni e sono ormai al termine della mia seconda gravidanza.
Da 12 anni sono ammalata di rettocolite ulcerosa, e mi curo quotidianamente con 3 gr. di mesalazina in compresse (Pentasa), oltre ad "integrazioni" topiche (mesalazina (asacol 4gr/100 ml) e betomeclasone dipropionato (topster 42 mg schiuma rettale) e/o con prednisone compresse),sempre su consiglio della gastroenterologa mirato per ogni episodio di riacutizzazione.
La precedente gravidanza è iniziata in periodo di quiescenza, per cui ho passato 9 mesi splendidi e non ho avuto alcun problema post-parto, pertanto ho sempre e solo assunto la dose standard di mesalazina. Ho anche allattato il bambino per 1 anno, sostenendo la pediatra che comunque il latte materno andasse somministrato al neonato.
Di effetti collaterali, nei finora 4 anni di vita del mio primogenito, non ce ne sono stati, pur non avendo mai fatto esami specifici e domandandomi se debba sottoporlo ad analisi particolari per fugare qualsiasi dubbio.
Questa seconda gravidanza è iniziata in un periodo dopo una brutta riacutizzazione in cui avevo dovuto prendere molto cortisone (compresse sospese circa 3 mesi prima del concepimento, via rettale sospeso 1 mese e mezzo prima).
In questi 9 mesi, causa ripresa importante dei sintomi, la gastroenterologa mi ha fatto integrare ancora per via rettale sia mesalazina che beclometasone dipropionato, dalla 20^settimana fino a circa la 31^ settimana (le ultime 3 settimane scalando progressivamente le dosi).
Ora però ho un forte dubbio: nella speranza di non avere riacutizzazioni post-parto, e di continuare pertanto solo con la mesalazina compresse 3gr/die come di consueto, l'allattamento è possibile? Ho raccolto pareri contrastanti, sia dalla gastroenterologa, non molto favorevole, che dalla ginecologa (abbastanza favorevole perché, sostiene, nel latte materno il "dosaggio" di mesalazina è molto più basso rispetto al sangue che finora ha alimentato il feto).
In pratica, nessuno mi ha dato una certezza, favorevole o contraria che sia, rimandando la decisione a me, ed io non so che fare.. E' vero che il bugiardino lo sconsiglia, ma sconsiglia anche l'utilizzo nelle ultime settimane di gravidanza, cosa che la gastroenterologa mi ha detto di non considerare (una riacutizzazione, sostiene, sarebbe più dannosa per il fetodella cura).
Chiedo gentilmente un Vs. parere, e ringrazio anticipatamente per il tempo dedicatomi.
Da 12 anni sono ammalata di rettocolite ulcerosa, e mi curo quotidianamente con 3 gr. di mesalazina in compresse (Pentasa), oltre ad "integrazioni" topiche (mesalazina (asacol 4gr/100 ml) e betomeclasone dipropionato (topster 42 mg schiuma rettale) e/o con prednisone compresse),sempre su consiglio della gastroenterologa mirato per ogni episodio di riacutizzazione.
La precedente gravidanza è iniziata in periodo di quiescenza, per cui ho passato 9 mesi splendidi e non ho avuto alcun problema post-parto, pertanto ho sempre e solo assunto la dose standard di mesalazina. Ho anche allattato il bambino per 1 anno, sostenendo la pediatra che comunque il latte materno andasse somministrato al neonato.
Di effetti collaterali, nei finora 4 anni di vita del mio primogenito, non ce ne sono stati, pur non avendo mai fatto esami specifici e domandandomi se debba sottoporlo ad analisi particolari per fugare qualsiasi dubbio.
Questa seconda gravidanza è iniziata in un periodo dopo una brutta riacutizzazione in cui avevo dovuto prendere molto cortisone (compresse sospese circa 3 mesi prima del concepimento, via rettale sospeso 1 mese e mezzo prima).
In questi 9 mesi, causa ripresa importante dei sintomi, la gastroenterologa mi ha fatto integrare ancora per via rettale sia mesalazina che beclometasone dipropionato, dalla 20^settimana fino a circa la 31^ settimana (le ultime 3 settimane scalando progressivamente le dosi).
Ora però ho un forte dubbio: nella speranza di non avere riacutizzazioni post-parto, e di continuare pertanto solo con la mesalazina compresse 3gr/die come di consueto, l'allattamento è possibile? Ho raccolto pareri contrastanti, sia dalla gastroenterologa, non molto favorevole, che dalla ginecologa (abbastanza favorevole perché, sostiene, nel latte materno il "dosaggio" di mesalazina è molto più basso rispetto al sangue che finora ha alimentato il feto).
In pratica, nessuno mi ha dato una certezza, favorevole o contraria che sia, rimandando la decisione a me, ed io non so che fare.. E' vero che il bugiardino lo sconsiglia, ma sconsiglia anche l'utilizzo nelle ultime settimane di gravidanza, cosa che la gastroenterologa mi ha detto di non considerare (una riacutizzazione, sostiene, sarebbe più dannosa per il fetodella cura).
Chiedo gentilmente un Vs. parere, e ringrazio anticipatamente per il tempo dedicatomi.
[#1]
Gentile utente
Da vari studi sono stati riportati disturbi ematici (leucopenia, trombocitopenia, anemia) in neonati di madri trattate con Pentasa. La mesalazina viene escreta nel latte ad una concentrazione molto inferiore a quella del sangue materno mentre il suo metabolita ( l'acetil-mesalazina) e' in concentrazioni simili o maggiori. Non sono stati condotti studi controllati con il farmaco durante l'allattamento al seno. Non possono essere escluse reazioni di ipersensibilita' come diarrea nei neonati.
Da vari studi sono stati riportati disturbi ematici (leucopenia, trombocitopenia, anemia) in neonati di madri trattate con Pentasa. La mesalazina viene escreta nel latte ad una concentrazione molto inferiore a quella del sangue materno mentre il suo metabolita ( l'acetil-mesalazina) e' in concentrazioni simili o maggiori. Non sono stati condotti studi controllati con il farmaco durante l'allattamento al seno. Non possono essere escluse reazioni di ipersensibilita' come diarrea nei neonati.
Tommaso Vannucchi
[#2]
Utente
Grazie per la risposta! Del caso di diarrea del neonato ne avevo sentito parlare (nel momento in cui la madre aveva smesso l'assunzione del farmaco, tra l'altro per via rettale, il problema era stato immediatamente risolto).
Dei problemi ematici no, non si sa se anche questi sono stati transitori, o problemi "cronici"?
A mio figlio maggiore, che ora ha 4 anni, l'unica volta che ha dovuto sottoporsi a prelievo del sangue, non hanno mai diagnosticato cose del genere. O sarebbe meglio eseguire esami più specifici e approfonditi?
Per quanto riguarda il metabolita (che sinceramente non so cosa sia, di preciso), il fatto che sia in concentrazioni addirittura possibilmente maggiori della mesalazina è un aspetto altamente negativo?
Grazie ancora!
Dei problemi ematici no, non si sa se anche questi sono stati transitori, o problemi "cronici"?
A mio figlio maggiore, che ora ha 4 anni, l'unica volta che ha dovuto sottoporsi a prelievo del sangue, non hanno mai diagnosticato cose del genere. O sarebbe meglio eseguire esami più specifici e approfonditi?
Per quanto riguarda il metabolita (che sinceramente non so cosa sia, di preciso), il fatto che sia in concentrazioni addirittura possibilmente maggiori della mesalazina è un aspetto altamente negativo?
Grazie ancora!
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 13.4k visite dal 05/10/2010.
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