Nodulo cistico tiroideo
Buongiorno,
mia moglie, 34 anni, è affetta da tiroidite cronica autoimmune ed è in cura già da alcuni anni (valori degli anticorpi sempre altissimi).
Da un anno ha sospeso la cura autonomamente e di recente, a causa del riacutizzarsi dei sintomi (tachicardia in particolare), si è sottoposta ad esami del sangue ed ad un’ecografia.
L’ecografia ha rilevato: tiroide in sede di volume ai limiti bassi della norma, margini finemente irregolari ed eco struttura grossolana con ecogenicità conservata e finemente disomogenea per la presenza di areole ipo-anecogene come per tiroidite cronica. A destra di osserva un nodulo cistico di 9x7 mm con gettone solido di parete iperecogeno di 2, 7 mm vascolarizzato al color-power-doppler. Le dimensioni dei lobi risultano: lobo destro 12x12x37 mm, lobo sinistro 9x11x32 mm, istmo 2 mm. Asse tracheale non deviato. Rapporti vascolari conservati.
Questi i risultati delle analisi del sangue: TSH 3. 45, FT3 2. 94, FT4 1. 34M, HTG 1. 4, TPO-Ab 40. 7, HTG-Ab 1053. 8.
Aggiungo che non vi sono alterazioni a carico dei linfonodi laterocervicali, né vi sono precedenti in famiglia di malattie tumorali a carico della tiroide (ma solo di tiroidite cronica).
Orbene, abbiamo consultato due specialisti endocrinologi che hanno entrambi convenuto sulla possibilità che si tratti di una ciste emorragica provocata dall’interruzione della terapia. Il primo (che ha anche fatto l’ecografia), viste le caratteristiche del nodulo, ed in particolare le sue ridotte dimensioni, ha consigliato a mia moglie di riprendere la cura con Eutirox (25 mg x 5 gg alla settimana e 50 mg per i restanti due gg.) per poi rivalutare la situazione del TSH e del nodulo tra due mesi, nella speranza che lo stesso con la terapia soppressiva possa riassorbirsi o ridursi autonomamente; anche perché, a suo dire, aspirarne il contenuto non sarebbe un’opzione risolutiva perché potrebbe riformarsi in tempi brevi. Il secondo ha invece consigliato l’agoaspirato dell’area cistica soprattutto (sue parole) al fine di aspirarne il contenuto per evitarne la rottura.
Premesso che si tratta di due specialisti altrettanto validi, di fronte a due valutazioni parzialmente discordanti, vorremmo avere un vostro parere su quale percorso è più conveniente intraprendere, pur nella consapevolezza dei limiti di un tale consulto.
Grazie in anticipo per le risposte.
mia moglie, 34 anni, è affetta da tiroidite cronica autoimmune ed è in cura già da alcuni anni (valori degli anticorpi sempre altissimi).
Da un anno ha sospeso la cura autonomamente e di recente, a causa del riacutizzarsi dei sintomi (tachicardia in particolare), si è sottoposta ad esami del sangue ed ad un’ecografia.
L’ecografia ha rilevato: tiroide in sede di volume ai limiti bassi della norma, margini finemente irregolari ed eco struttura grossolana con ecogenicità conservata e finemente disomogenea per la presenza di areole ipo-anecogene come per tiroidite cronica. A destra di osserva un nodulo cistico di 9x7 mm con gettone solido di parete iperecogeno di 2, 7 mm vascolarizzato al color-power-doppler. Le dimensioni dei lobi risultano: lobo destro 12x12x37 mm, lobo sinistro 9x11x32 mm, istmo 2 mm. Asse tracheale non deviato. Rapporti vascolari conservati.
Questi i risultati delle analisi del sangue: TSH 3. 45, FT3 2. 94, FT4 1. 34M, HTG 1. 4, TPO-Ab 40. 7, HTG-Ab 1053. 8.
Aggiungo che non vi sono alterazioni a carico dei linfonodi laterocervicali, né vi sono precedenti in famiglia di malattie tumorali a carico della tiroide (ma solo di tiroidite cronica).
Orbene, abbiamo consultato due specialisti endocrinologi che hanno entrambi convenuto sulla possibilità che si tratti di una ciste emorragica provocata dall’interruzione della terapia. Il primo (che ha anche fatto l’ecografia), viste le caratteristiche del nodulo, ed in particolare le sue ridotte dimensioni, ha consigliato a mia moglie di riprendere la cura con Eutirox (25 mg x 5 gg alla settimana e 50 mg per i restanti due gg.) per poi rivalutare la situazione del TSH e del nodulo tra due mesi, nella speranza che lo stesso con la terapia soppressiva possa riassorbirsi o ridursi autonomamente; anche perché, a suo dire, aspirarne il contenuto non sarebbe un’opzione risolutiva perché potrebbe riformarsi in tempi brevi. Il secondo ha invece consigliato l’agoaspirato dell’area cistica soprattutto (sue parole) al fine di aspirarne il contenuto per evitarne la rottura.
Premesso che si tratta di due specialisti altrettanto validi, di fronte a due valutazioni parzialmente discordanti, vorremmo avere un vostro parere su quale percorso è più conveniente intraprendere, pur nella consapevolezza dei limiti di un tale consulto.
Grazie in anticipo per le risposte.
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Buonasera,
trattare i noduli cistici al fine di ottenere una risoluzione definitiva del problema è alquanto difficoltoso. Considerate le dimensioni ridotte, sarei del parere di aspirare il contenuto liquido in quanto la probabilità che si riformi non è elevata. Oltretutto il trattamento farmacologico proposto è insufficiente in quanto non si otterrebbe l'effetto soppressivo desiderato e, considerata la riferita tachicardia, la eviterei.
Cordiali saluti
trattare i noduli cistici al fine di ottenere una risoluzione definitiva del problema è alquanto difficoltoso. Considerate le dimensioni ridotte, sarei del parere di aspirare il contenuto liquido in quanto la probabilità che si riformi non è elevata. Oltretutto il trattamento farmacologico proposto è insufficiente in quanto non si otterrebbe l'effetto soppressivo desiderato e, considerata la riferita tachicardia, la eviterei.
Cordiali saluti
Dott. Andrea Del Buono
Endocrinologo - Diabetologo
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.5k visite dal 22/10/2019.
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