Leucemia acuta mieloide tipo m2

Gentile Dottore,

a mia sorella nell'ottobre dello scorso anno è stata diagnosticata una leucemia acuta mieloide di tipo M2 (75% di blasti nel midollo al primo ingresso in ospedale).
In questi sette mesi ha affrontato 4 cicli di chemio che purtroppo non hanno portato ad una remissione completa.
Nello specifico (spero di ricordare bene i nomi dei farmaci):
1° ciclo: citarabina (nessun effetto)
2° ciclo: metodo flaie (biopsia midollare evidenzia 6/7% dei blasti)
3° ciclo: citarabina ad alte dosi e idarubicina (nessun cambiamento, i blasti rimangono a livello del 6/7%)
4° ciclo: metodo mec6: mitoxantrone + citarabina + etoposide (terapia per forzare una remissione che però non arriva…… i blasti rimangono a livello del 6/7%)
Età: 38 anni
Ad ottobre le viene anche diagnosticata un'epatite b probabile contratta qualche mese prima
Per ora non è stato trovato un donatore, il dott. dice che c’è pericolo di vita per la prossima chemio…. Perché? Che speranze ci sono? Perché non si ottiene una remissione considerando l’età e la diagnosi (LAM m2)?

Ringraziando per l’attenzione,
cordiali saluti
Enrico
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Dr. Arduino Baraldi Medico di laboratorio, Medico igienista, Microbiologo, Ematologo 11.2k 336
Una leucemia acuta M2 è quella che si incontra con maggiore frequenza ed è caratterizzata da un certo grado di differenziazione degli elementi cellulari per cui accanto a blasti indifferenziati vi sono anche promielociti ed altri elementi con maggiore maturità fino ai granulociti.
Il trattamento di base è la chemio a cicli , come ha fatto sua sorella. Questi cicli si avvalgono di vari tipi di farmaci e seguono protocolli standardizzati di somministrazione. In soggetti giovani di età all'incirca < 55 anni è sempre opportuno valutare il trapianto di midollo anche se questo comporta un pesante impegno e condizionamento del paziente prima del trapianto poichè deve essere sottoposto a radio total body e chemio intensiva associate. I tipi di trapianto sono quello allogenetico e quello autologo. Il prima si utilizza quando c'è un donatore HLA compatibile ed è quello che dà i risultati migliori mentre il secondo si fà quando non è reperibile un donatore compatibile. C'è da dire , comunque, che il trapianto è condizionato molto dalla risposta del paziente sottoposto a pesanti terapie pre trapianto con problematiche, per esempio di immunodepressione. E' opportuno che tutte le decisioni vengano prese con un'attenta valutazione del caso da centri specializzati

Un saluto

A. Baraldi

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Utente
Utente
Grazie dott. Baraldi!
Due ultime domande:
1) l'epatite b può incidere sui risultati della chemio? altro?
2) non avendo raggiunto la remissione completa dopo 4 cicli di chemio è da considerarsi una leucemia refrattaria?
In attesa, ancora grazie
cordiali saluti
Enrico
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Dr. Arduino Baraldi Medico di laboratorio, Medico igienista, Microbiologo, Ematologo 11.2k 336
L'epatite B può rappresentare in generale un problema; và valutata approfonditamente dal centro ematologioo ma non c'è un'incidenza diretta sulla chemio.
Riguardo la refrattarietà ho pochi elementi per fare ipotesi. Posso soltanto dire che finora non c'è stata quella remissione completa che è auspicabile.
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Utente
Utente
Grazie dott.! Le scriverò dopo la prossima chemio.
Cordialmente
Enrico