Esposizione oculare a saliva di paziente con sierostato noto
Gentile Specialista,
sono laureando in medicina e conosco bene le vie di tramissione del virus HIV, ma sono prima di tutto un ipocondriaco. Pertanto, ho ugualmente deciso di postare qui la mia domanda, per poter fare affidamento su un parere scientifico ulteriore.
Cinque giorni fa sono stato aggredito da una persona a sierostato noto, che mi ha graffiato l'avambraccio e, dopo avermi preso per il collo, mi ha sputato dritto negli occhi. Soffrivo di una lieve congiuntivite al momento e non avevo presso di me fazzoletti per pulirmi, il che ha ritardato il lavaggio oculare di qualche ora (non che un lavaggio potesse effettivamente fare la differenza).
Dopo essermi recato in PS e aver discusso con gli infettivologi della condizione immunovirologica del pz. fonte (nessuna carica virale rilevabile all'ultimo controllo, grande aderenza terapeutica) e delle modalità di esposizione, si è deciso di non procedere alla PEP per HIV. Si è cioè convenuto che il rischio fosse nullo o trascurabile e non valesse dunque "la candela" sottoporsi ad un regime profilattico antivirale.
Le mie paure sono comunque tante e non riesco a smettere di leggere articoli scientifici prodotti dalla letteratura internazionale negli ultimi dieci anni in più lingue sull'effettivo rischio di trasmissione oculare del virus tramite esposizione a saliva.
Uno studio sul rischio occupazionale abbastanza recente rileva una % di rischio per esposizione pari allo 0,09% (1:1100) che non mi sembra così rassicurante. Altri studi parlano solo del famoso rischio teorico, altri negano completamente l'infettività della saliva a meno che non siano presenti quantità visibilmente rilevabili di sangue al suo interno.
Per vostra esperienza, quanta sicurezza sareste in grado di infondermi per quanto riguarda l'esposizione che ho sopra descritto? Avreste raccomandazioni, suggerimenti, indicazioni o altro da espormi?
Gli esperti da cui mi sono recato, e di cui mi fido molto, hanno ritenuto il tipo di esposizione meritevole di controllo solo per tpha/vdrl e CMV.
Inutile dire che anche il più piccolo dolore posturale è ormai per me segno di una (precocissima, per giunta) sindrome retrovirale acuta.
Ringrazio anticipatamente quanti vorranno commentare con me l'accaduto.
sono laureando in medicina e conosco bene le vie di tramissione del virus HIV, ma sono prima di tutto un ipocondriaco. Pertanto, ho ugualmente deciso di postare qui la mia domanda, per poter fare affidamento su un parere scientifico ulteriore.
Cinque giorni fa sono stato aggredito da una persona a sierostato noto, che mi ha graffiato l'avambraccio e, dopo avermi preso per il collo, mi ha sputato dritto negli occhi. Soffrivo di una lieve congiuntivite al momento e non avevo presso di me fazzoletti per pulirmi, il che ha ritardato il lavaggio oculare di qualche ora (non che un lavaggio potesse effettivamente fare la differenza).
Dopo essermi recato in PS e aver discusso con gli infettivologi della condizione immunovirologica del pz. fonte (nessuna carica virale rilevabile all'ultimo controllo, grande aderenza terapeutica) e delle modalità di esposizione, si è deciso di non procedere alla PEP per HIV. Si è cioè convenuto che il rischio fosse nullo o trascurabile e non valesse dunque "la candela" sottoporsi ad un regime profilattico antivirale.
Le mie paure sono comunque tante e non riesco a smettere di leggere articoli scientifici prodotti dalla letteratura internazionale negli ultimi dieci anni in più lingue sull'effettivo rischio di trasmissione oculare del virus tramite esposizione a saliva.
Uno studio sul rischio occupazionale abbastanza recente rileva una % di rischio per esposizione pari allo 0,09% (1:1100) che non mi sembra così rassicurante. Altri studi parlano solo del famoso rischio teorico, altri negano completamente l'infettività della saliva a meno che non siano presenti quantità visibilmente rilevabili di sangue al suo interno.
Per vostra esperienza, quanta sicurezza sareste in grado di infondermi per quanto riguarda l'esposizione che ho sopra descritto? Avreste raccomandazioni, suggerimenti, indicazioni o altro da espormi?
Gli esperti da cui mi sono recato, e di cui mi fido molto, hanno ritenuto il tipo di esposizione meritevole di controllo solo per tpha/vdrl e CMV.
Inutile dire che anche il più piccolo dolore posturale è ormai per me segno di una (precocissima, per giunta) sindrome retrovirale acuta.
Ringrazio anticipatamente quanti vorranno commentare con me l'accaduto.
[#1]
Gentile futuro collega, ciò che dico circa llo studio che riporta una percentuale di infettività dello 0.09% in caso di contatto diretto con la saliva mi sembra piuttosto Peregrino: devi sapere e immagino che già lo sappia che questa percentuale di rischio è appannaggio piuttosto di un rapporto sessuale vaginale non protetto con persona sieropositiva (0.082%): va da sé che la medesima percentuale se non addirittura più alta sia lontana anzi lontanissimi della realtà.
Sono dello stesso avviso dei miei colleghi infettivologi: so bene che lo stato di ansia perdurerà fintanto che lei non effettuerà un test di quarta generazione a 30 giorni dall'evento che metterà la parola fine su questa spiacevole avventura.
Carissimi saluti.
Sono dello stesso avviso dei miei colleghi infettivologi: so bene che lo stato di ansia perdurerà fintanto che lei non effettuerà un test di quarta generazione a 30 giorni dall'evento che metterà la parola fine su questa spiacevole avventura.
Carissimi saluti.
Dr.Luigi Laino Dermovenereologo, Tricologo
Direttore Istituto Dermatologico Latuapelle
www.latuapelle.it
[#2]
Utente
Gentile Dott. Laino,
grazie per il suo commento. Lo studio è invero confermato da una serie di studi collaterali e i suoi risultati sono entrati a far parte dei protocolli per decidere sulla somministrazione della PEP. Secondo il CDC, un rischio superiore a 1:1000 è cosiderato negligibile e non è indicato per la somministrazione della profilassi antivirale post-esposizione. Non è infatti questa decisione quella che contesto, probabilmente avrei rischiato di più con una polifarmacoterapia. Comunque prendo atto della sua osservazione che è certo rassicurante.
Ma se io un test combo lo eseguissi già attorno al 16esimo/20esimo giorno? A rigore di logica, il picco dell'antigene p24 c'è al sedicesimo giorno, e quando non c'è più l'antigene ci sono gli anticorpi.
Ha senso dire che un test antigene/anticorpo presenta buone sensibilità e specificità almeno dieci giorni prima di un Elisa/Elfa effettuato dieci giorni dopo?
Grazie ancora.
grazie per il suo commento. Lo studio è invero confermato da una serie di studi collaterali e i suoi risultati sono entrati a far parte dei protocolli per decidere sulla somministrazione della PEP. Secondo il CDC, un rischio superiore a 1:1000 è cosiderato negligibile e non è indicato per la somministrazione della profilassi antivirale post-esposizione. Non è infatti questa decisione quella che contesto, probabilmente avrei rischiato di più con una polifarmacoterapia. Comunque prendo atto della sua osservazione che è certo rassicurante.
Ma se io un test combo lo eseguissi già attorno al 16esimo/20esimo giorno? A rigore di logica, il picco dell'antigene p24 c'è al sedicesimo giorno, e quando non c'è più l'antigene ci sono gli anticorpi.
Ha senso dire che un test antigene/anticorpo presenta buone sensibilità e specificità almeno dieci giorni prima di un Elisa/Elfa effettuato dieci giorni dopo?
Grazie ancora.
[#3]
Conosco molto bene il protocollo che indica la possibilità di somministrazione della PEP, pertanto le ho fatto quelle osservazioni le quali attingono anzitutto dal confronto dei dati percentuali e dal consenso nell'interpretazione degli stessi.
Presenza dell'antigene nel test di quarta generazione (ab/ag) è possibile. In una finestra variabile dal 16º al 24º giorno sebbene sia ritenuta corretta la validazione a 30 giorni.
Presenza dell'antigene nel test di quarta generazione (ab/ag) è possibile. In una finestra variabile dal 16º al 24º giorno sebbene sia ritenuta corretta la validazione a 30 giorni.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.9k visite dal 05/11/2014.
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