Nevo displastico con displasia severa/melanoma in situ
Buongiorno,
ho 53 anni e un sacco di nei fin da ragazzo.
Recentemente mi è stato asportato un nevo in regione addominale che aveva una colorazione disomogenea (parzialmente più chiaro) e l’esame istologico recita così:
“Descrizione macroscopica: Losanga di cute di cm 1.5x1x0.3 sede di formazione bruna, piana a margini irregolari, di cm 0.9 di asse maggiore. In toto.
SF
Diagnosi istologica: proliferazione melanocitica giunzionale, caratterizzata da moderato disordine architetturale, moderata atipia citologica e focale estensione intraepiteliale in singola cellula nella parte centrale della lesione. Il derma perilesionale presenta marcata fibrosi lamellare, focale neoangiogenesi capillare e presenza di melanofagi riferibili a regressione.
Reperto istologico coerente con nevo displastico con displasia severa/melanoma in situ.
Margini di resezione indenni da lesione.”
Poiché il dermatologo che mi ha operato, pur rassicurandomi sul positivo esito dell’asportazione, mi ha consigliato un ampliamento della ferita di circa 5mm, come raccomandano le linee guida della chirurgia dermatologica, vorrei sapere se posso effettivamente stare tranquillo sin da subito o se potrò farlo solo dopo il secondo intervento, da fare stavolta in chirurgia estetica.
Inoltre il dermatologo mi ha chiesto se nel passato il nevo in questione fosse stato traumatizzato. Questo giustificherebbe, mi è parso di capire, la fibrosi lamellare. Al momento non ricordavo nulla ma in seguito mi è venuto in mente che all’età di circa 17 anni questo nevo era stato traumatizzato, con sanguinamento, da un unghiata di un cane pastore tedesco.
Infine vorrei sapere per cortesia il significato di ciascuna di quelle definizioni contenute della diagnosi istologica.
Grazie
ho 53 anni e un sacco di nei fin da ragazzo.
Recentemente mi è stato asportato un nevo in regione addominale che aveva una colorazione disomogenea (parzialmente più chiaro) e l’esame istologico recita così:
“Descrizione macroscopica: Losanga di cute di cm 1.5x1x0.3 sede di formazione bruna, piana a margini irregolari, di cm 0.9 di asse maggiore. In toto.
SF
Diagnosi istologica: proliferazione melanocitica giunzionale, caratterizzata da moderato disordine architetturale, moderata atipia citologica e focale estensione intraepiteliale in singola cellula nella parte centrale della lesione. Il derma perilesionale presenta marcata fibrosi lamellare, focale neoangiogenesi capillare e presenza di melanofagi riferibili a regressione.
Reperto istologico coerente con nevo displastico con displasia severa/melanoma in situ.
Margini di resezione indenni da lesione.”
Poiché il dermatologo che mi ha operato, pur rassicurandomi sul positivo esito dell’asportazione, mi ha consigliato un ampliamento della ferita di circa 5mm, come raccomandano le linee guida della chirurgia dermatologica, vorrei sapere se posso effettivamente stare tranquillo sin da subito o se potrò farlo solo dopo il secondo intervento, da fare stavolta in chirurgia estetica.
Inoltre il dermatologo mi ha chiesto se nel passato il nevo in questione fosse stato traumatizzato. Questo giustificherebbe, mi è parso di capire, la fibrosi lamellare. Al momento non ricordavo nulla ma in seguito mi è venuto in mente che all’età di circa 17 anni questo nevo era stato traumatizzato, con sanguinamento, da un unghiata di un cane pastore tedesco.
Infine vorrei sapere per cortesia il significato di ciascuna di quelle definizioni contenute della diagnosi istologica.
Grazie
[#1]
Gentile utente,
le premetto una cosa fondamentale, partendo dalla sua ultima affermazione:
- sebbene voi pazienti siete ad oggi giustamente orientati verso la comprensione del vostro stato di Salute ed anche questo serivizio telematico cerca di supportarvi - in via non vincolante e solo orientativa - in tale ambito, la sua richiesta di spiegare "ciascuna definizione della diagnosi istologica" mi sembra fuori da qualsiasi rapporto medico paziente:
Se io le dicessi cosa significa una "fibrosi lamellare" un "melanofago esprimente regressione nel derma papillare" la "focale neoangiogenesi", lei oltre a non supplementare la sua conoscenza, aumenterebbe solo la confusione:
per cortesia, quindi - e questo ha la facoltà di essere solo un consiglio per tutti voi utenti - affidarsi al medico specialista significa avere un rapporto fiduciario di completa e comprensibile logicità; rapporto però che non può pretendere di essere sbilanciato, nella onnicomprensione della medicina specialistica ed addirittura ultrastrutturale:
per capire quello che c'è scritto su un referto istologico, occorrono 6 anni di Medicina ed altrettanti di Specializzazione: tutto il resto è solo una gran confusione.
Quello che lei invece deve comprendere - e credo comunque che i Medici che la tengono bene in cura già hanno cercato di farglielo comprendere - quel referto specifico è dal punto di vista Prognostico (ovvero aspettativa di vita, in questo caso visto che si parla di Melanoma) una bellissima notizia:
togliere difatti ad oggi un "MELANOMA IN SITU" vuole dire in termini di probabilità statistica, avere salva la vita.
Posso esprimermi con questi termini, poichè ritengo, con sicurezza che i miei Colleghi lombardi già le abbiano elucidato questo concetto, così come le abbiano spiegato l'iter da impostare per il proseguio della stadiazione di quello che è a tutti gli effetti una situazione che risolverà nel miglior modo possibile.
pertanto, da questa sede, ma lo farei anche di persona, è questo il messaggio che deve partire da un Medico ed è quello che il paziente deve comprendere. Nulla altro a mio modesto avviso.
Riponga quindi estrema fiducia nell'operato dei miei Colleghi che, da quello che ho letto stanno comportandosi con Scienza e Coscienza, abbandonando ogni altro pensiero, ivi compresa la supposizione di un pregresso trauma sulla lesione, la quale ormai è completamente estirpata e probabilmente gli è stato chiesto solo marginalmente più per completezza che per altro (il traumatismo dei nei non è in relazione con le modificazioni in senso maligno).
cari saluti e piena disponibilità per elucidarle altre situazioni, sempre rientranti - e lo sottolineo - nel rapporto Medico - Paziente.
le premetto una cosa fondamentale, partendo dalla sua ultima affermazione:
- sebbene voi pazienti siete ad oggi giustamente orientati verso la comprensione del vostro stato di Salute ed anche questo serivizio telematico cerca di supportarvi - in via non vincolante e solo orientativa - in tale ambito, la sua richiesta di spiegare "ciascuna definizione della diagnosi istologica" mi sembra fuori da qualsiasi rapporto medico paziente:
Se io le dicessi cosa significa una "fibrosi lamellare" un "melanofago esprimente regressione nel derma papillare" la "focale neoangiogenesi", lei oltre a non supplementare la sua conoscenza, aumenterebbe solo la confusione:
per cortesia, quindi - e questo ha la facoltà di essere solo un consiglio per tutti voi utenti - affidarsi al medico specialista significa avere un rapporto fiduciario di completa e comprensibile logicità; rapporto però che non può pretendere di essere sbilanciato, nella onnicomprensione della medicina specialistica ed addirittura ultrastrutturale:
per capire quello che c'è scritto su un referto istologico, occorrono 6 anni di Medicina ed altrettanti di Specializzazione: tutto il resto è solo una gran confusione.
Quello che lei invece deve comprendere - e credo comunque che i Medici che la tengono bene in cura già hanno cercato di farglielo comprendere - quel referto specifico è dal punto di vista Prognostico (ovvero aspettativa di vita, in questo caso visto che si parla di Melanoma) una bellissima notizia:
togliere difatti ad oggi un "MELANOMA IN SITU" vuole dire in termini di probabilità statistica, avere salva la vita.
Posso esprimermi con questi termini, poichè ritengo, con sicurezza che i miei Colleghi lombardi già le abbiano elucidato questo concetto, così come le abbiano spiegato l'iter da impostare per il proseguio della stadiazione di quello che è a tutti gli effetti una situazione che risolverà nel miglior modo possibile.
pertanto, da questa sede, ma lo farei anche di persona, è questo il messaggio che deve partire da un Medico ed è quello che il paziente deve comprendere. Nulla altro a mio modesto avviso.
Riponga quindi estrema fiducia nell'operato dei miei Colleghi che, da quello che ho letto stanno comportandosi con Scienza e Coscienza, abbandonando ogni altro pensiero, ivi compresa la supposizione di un pregresso trauma sulla lesione, la quale ormai è completamente estirpata e probabilmente gli è stato chiesto solo marginalmente più per completezza che per altro (il traumatismo dei nei non è in relazione con le modificazioni in senso maligno).
cari saluti e piena disponibilità per elucidarle altre situazioni, sempre rientranti - e lo sottolineo - nel rapporto Medico - Paziente.
Dr.Luigi Laino Dermovenereologo, Tricologo
Direttore Istituto Dermatologico Latuapelle
www.latuapelle.it
[#2]
Utente
Gent.mo dott Laino,
la ringrazio per la pronta risposta e per le parole incoraggianti. Tuttavia, con tutto il rispetto, mi permetto di dissentire dalla sua opinione in merito al rapporto medico-paziente.
Non so se c’è stato un equivoco oppure mi sono espresso male, però nel mio caso specifico, ho avuto l’esito dell’esame istologico solo due giorni fa dal dermatologo che mi ha asportato il nevo, il quale francamente mi è sembrato un po’ evasivo nei riguardi delle mie domande (probabilmente per quanto dice lei in merito al rapporto medico-paziente) o forse perché io non ho insistito più di tanto. Sul momento ho accettato la cosa ed ho prenotato subito la visita dal chirurgo plastico, come consigliato, però i dubbi e le domande nel frattempo (weekend) mi si sono infittiti, soprattutto parlandone con mia moglie.
Il desiderio di sapere il significato delle espressioni riportate nel referto mi sembra una curiosità più che naturale anche perché, avendo una cultura universitaria (sono un ingegnere) non mi è difficile intuire cosa può essere una neo-angio-genesi o scoprire in internet che “giunzionale” significa confinato all’epidermide (e quindi, fortunatamente, non interessa il derma). E comunque il sapere di cosa si trattava esattamente, credo sia una richiesta più che legittima specie se poi, per ulteriore scrupolo, mi si consiglia di allargare la ferita. E allora un’altra domanda che viene spontanea è: “perché non è stata fatta subito un taglio più grande?” , e poi: “ e se decidessi di lasciare le cose così come stanno ora?”, e così via.
Pertanto domani, quando vedrò il chirurgo plastico, tirerò fuori tutte queste domande e se non avrò risposte, tornerò dal dermatologo e se anche stavolta non sarò soddisfatto, cambierò dermatologo, e così via finché non avrò le risposte che cerco.
In buona sostanza quello che vorrei sapere, alla fine di tutto, è solo: cos’è questo melanoma in situ, che rischio ho corso, che rischi eventuali sto ancora correndo, che cosa devo fare per eliminarli o almeno minimizzarli.
Finora mi è solo stato detto che il nevo displastico non c'è più, che non ci sono pericoli di metastatsi ma che per evitare equivoci in futuro è consigliabile allargare la ferita.
Non occorre che mi risponda ancora, è stato già abbastanza gentile, però se volesse di sua sponte commentare ulteriormente, le sarò comunque grato. Cordialmente utente 55724
la ringrazio per la pronta risposta e per le parole incoraggianti. Tuttavia, con tutto il rispetto, mi permetto di dissentire dalla sua opinione in merito al rapporto medico-paziente.
Non so se c’è stato un equivoco oppure mi sono espresso male, però nel mio caso specifico, ho avuto l’esito dell’esame istologico solo due giorni fa dal dermatologo che mi ha asportato il nevo, il quale francamente mi è sembrato un po’ evasivo nei riguardi delle mie domande (probabilmente per quanto dice lei in merito al rapporto medico-paziente) o forse perché io non ho insistito più di tanto. Sul momento ho accettato la cosa ed ho prenotato subito la visita dal chirurgo plastico, come consigliato, però i dubbi e le domande nel frattempo (weekend) mi si sono infittiti, soprattutto parlandone con mia moglie.
Il desiderio di sapere il significato delle espressioni riportate nel referto mi sembra una curiosità più che naturale anche perché, avendo una cultura universitaria (sono un ingegnere) non mi è difficile intuire cosa può essere una neo-angio-genesi o scoprire in internet che “giunzionale” significa confinato all’epidermide (e quindi, fortunatamente, non interessa il derma). E comunque il sapere di cosa si trattava esattamente, credo sia una richiesta più che legittima specie se poi, per ulteriore scrupolo, mi si consiglia di allargare la ferita. E allora un’altra domanda che viene spontanea è: “perché non è stata fatta subito un taglio più grande?” , e poi: “ e se decidessi di lasciare le cose così come stanno ora?”, e così via.
Pertanto domani, quando vedrò il chirurgo plastico, tirerò fuori tutte queste domande e se non avrò risposte, tornerò dal dermatologo e se anche stavolta non sarò soddisfatto, cambierò dermatologo, e così via finché non avrò le risposte che cerco.
In buona sostanza quello che vorrei sapere, alla fine di tutto, è solo: cos’è questo melanoma in situ, che rischio ho corso, che rischi eventuali sto ancora correndo, che cosa devo fare per eliminarli o almeno minimizzarli.
Finora mi è solo stato detto che il nevo displastico non c'è più, che non ci sono pericoli di metastatsi ma che per evitare equivoci in futuro è consigliabile allargare la ferita.
Non occorre che mi risponda ancora, è stato già abbastanza gentile, però se volesse di sua sponte commentare ulteriormente, le sarò comunque grato. Cordialmente utente 55724
[#3]
Gentile utente,
La sua garbata risposta, mi spinge a rilanciarle alcuni concetti, nella speranza che, stavolta, il sottoscritto riesca ad essere più chiaro:
- il rapporto medico-paziente è l'unico dispositivo elettivo per ogni tipo di valutazione e comprensione del proprio stato di salute da parte del paziente: è fondamentale stressare questo concetto, soprattutto quando sussistono parti all'interno di questo, che non sono state - per qualsiasi motivo e non per forza per colpa di una o dell'altra parte - non elucidate.
- il week-end che posticipa eventi diagnostici del genere - lo dico in termini statistici - ingenera (il motivo è solitamente la difficoltà di contattare i propri sanitari) talune ansie e moteplici dubbi nei pazienti, pertanto chiara la sua necessità di sapere di più, che da oggi potrà avere soddisfazione.
- tale sapere destinato alla seppur lecita conoscenza del proprio stato di salute, ma lo dico per la sua Salute psico-fisica, non può a mio avviso sconfinare (e lo dico con tutta la serenità possibile, spero comprenda) in dettagli utili solo e soltanto al medico specialista e completamente improduttivi per i pazienti:
L'improduttività deriva da un semplice fatto: il paziente, non medico (e talvolta per esami strutturali specifici, non specialista) non è in grado di compredere una refertazione che a lui NON è destinata, sebbene a lui sia consegnata; inoltre, sebbene il paziente cerchi di reperire (ormai come vedo si fa costantemente) i dettagli di ogni cosa su tutte le fonti più vicine a noi (vedi interent, mare magnum di ogni cosa), di sicuro, alla fine di questa ricerca, il suo livello di conoscenza sul proprio stato di salute, di sicuro non troverà ragguagli determinanti.
Lei asserisce di essere pronto a recepire i concetti specialistici ultrastrutturali di natura medica e - per carità - la credo, (non comprendo però l'assioma medicina -ingegneria), e dice di aver già compreso la giunzione dermo-epidermica (beato lei, io ancora devo capirla in tutte le sue funzioni, così come la scienza dermatologica mondiale..), però non ha ancora chiari (forse non lo ha cercato su internet, ma certo non le faccio una colpa di questo) che :
1) l'asportazione di un nevo pro diangosi deve essere limitata ai margini di resezione minima
2) il previsto allargamento dopo qualsiasi melanoma è la prassi stabilita per protocollo internazionale
personalmente e mi si passi la frase: è un pò come, prima di passare un ponte, chiedere all'ingegnere che lo ha costruito il progetto di stabilità relativo al terreno su cui si basa...io personalmente mi fido dell'ingegnere (anche se a volte pure i ponti crollano) e passo...
Quindi:
Si fidi dei suoi Medici (e chieda pure altri pareri ad altri sanitari, o ne chieda ancora agli stessi, nel suo diritto , ma sempre direttamente, perchè così si fa) e segua i loro dettami. internet è una grande risosrsa e noi ne siamo testimoni, ma da qui non si può surrogare il fondamentale rapporto fra medici e pazienti.
La sua garbata risposta, mi spinge a rilanciarle alcuni concetti, nella speranza che, stavolta, il sottoscritto riesca ad essere più chiaro:
- il rapporto medico-paziente è l'unico dispositivo elettivo per ogni tipo di valutazione e comprensione del proprio stato di salute da parte del paziente: è fondamentale stressare questo concetto, soprattutto quando sussistono parti all'interno di questo, che non sono state - per qualsiasi motivo e non per forza per colpa di una o dell'altra parte - non elucidate.
- il week-end che posticipa eventi diagnostici del genere - lo dico in termini statistici - ingenera (il motivo è solitamente la difficoltà di contattare i propri sanitari) talune ansie e moteplici dubbi nei pazienti, pertanto chiara la sua necessità di sapere di più, che da oggi potrà avere soddisfazione.
- tale sapere destinato alla seppur lecita conoscenza del proprio stato di salute, ma lo dico per la sua Salute psico-fisica, non può a mio avviso sconfinare (e lo dico con tutta la serenità possibile, spero comprenda) in dettagli utili solo e soltanto al medico specialista e completamente improduttivi per i pazienti:
L'improduttività deriva da un semplice fatto: il paziente, non medico (e talvolta per esami strutturali specifici, non specialista) non è in grado di compredere una refertazione che a lui NON è destinata, sebbene a lui sia consegnata; inoltre, sebbene il paziente cerchi di reperire (ormai come vedo si fa costantemente) i dettagli di ogni cosa su tutte le fonti più vicine a noi (vedi interent, mare magnum di ogni cosa), di sicuro, alla fine di questa ricerca, il suo livello di conoscenza sul proprio stato di salute, di sicuro non troverà ragguagli determinanti.
Lei asserisce di essere pronto a recepire i concetti specialistici ultrastrutturali di natura medica e - per carità - la credo, (non comprendo però l'assioma medicina -ingegneria), e dice di aver già compreso la giunzione dermo-epidermica (beato lei, io ancora devo capirla in tutte le sue funzioni, così come la scienza dermatologica mondiale..), però non ha ancora chiari (forse non lo ha cercato su internet, ma certo non le faccio una colpa di questo) che :
1) l'asportazione di un nevo pro diangosi deve essere limitata ai margini di resezione minima
2) il previsto allargamento dopo qualsiasi melanoma è la prassi stabilita per protocollo internazionale
personalmente e mi si passi la frase: è un pò come, prima di passare un ponte, chiedere all'ingegnere che lo ha costruito il progetto di stabilità relativo al terreno su cui si basa...io personalmente mi fido dell'ingegnere (anche se a volte pure i ponti crollano) e passo...
Quindi:
Si fidi dei suoi Medici (e chieda pure altri pareri ad altri sanitari, o ne chieda ancora agli stessi, nel suo diritto , ma sempre direttamente, perchè così si fa) e segua i loro dettami. internet è una grande risosrsa e noi ne siamo testimoni, ma da qui non si può surrogare il fondamentale rapporto fra medici e pazienti.
[#4]
Utente
Gent.mo Dott. Laino,
la ringrazio ancora una volta per l’interesse e disponibilità dimostrate, che non esiterei a definire fuori dal comune, soprattutto per un medico impegnato come lei (ho dato una scorsa al suo profilo sul sito). Comprendo le sue parole e le sue raccomandazioni e in linea di massima le trovo corrette e le condivido. Cioè mi rendo conto che per la maggior parte delle persone ciò che lei afferma con appassionata convinzione è assolutamente vero. Ciònondimeno, come avrà ormai capito, il sottoscritto è un tipo un po’ particolare (ne sono ben conscio) che vuol sempre capire il più possibile, soprattutto quando le cose lo toccano da vicino, e non di rado mette a dura prova la pazienza degli interlocutori.
Ad ogni modo, in questo frangente, senza pretendere di interpretare tutti i reconditi significati del referto in questione, io volevo solo banalmente sapere cosa vuol dire in “parole povere” quel testo che comunque in parte mi sembrava di capire o perlomeno di intuirne il significato pur non avendo le competenze necessarie.
Forse non mi sono spiegato bene ma non ho mai pensato di essere in grado di recepire tutto quanto ruota attorno al concetto di giunzione. Mi bastava sapere che grosso modo è la parte più interna dell’epidermide, quella al confine con il derma (forse non è esatto definirla così ma questo a me basta e avanza) e soprattutto sapere che è buona cosa che la proliferazione dei melanociti non abbia sconfinato nel derma (con ottima probabilità) e se anche qualcuno l’ha fatto, sembrerebbe essere stato distrutto.
Comunque, per sua informazione e tranquillità, sono stato molto fortunato da questo punto di vista perché il chirurgo estetico che ho incontrato, contrariamente a quello che avrebbero normalmente fatto suoi colleghi, come egli stesso mi ha detto, è stato disponibilissimo e prodigo di informazioni.
Infatti dopo avermi spiegato parola per parola il testo del referto con quel che ne consegue in termini pratici, ha anche risposto a tutte le mie domande in maniera secondo me assolutamente puntuale ed esauriente, benché egli non sia un dermatologo né un oncologo. E tanto mi basta.
Elaborando quanto ho ascoltato e interiorizzato, ora so che, benché non ci siano elementi per far supporre che qualche cellula maligna possa aver sconfinato dalla lesione, non si può mai escludere con certezza matematica l’esistenza di micrometastasi nell’intorno della stessa e quindi è opportuno e consigliabile effettuare un allargamento dell’indagine onde poter ridurre a valori infinitesimali la probabilità, già bassissima peraltro, di un evento simile.
Ora ho prenotato l’intervento e sono tranquillo che tutto si risolverà per il meglio.
Cordialmente
Utente 55724
la ringrazio ancora una volta per l’interesse e disponibilità dimostrate, che non esiterei a definire fuori dal comune, soprattutto per un medico impegnato come lei (ho dato una scorsa al suo profilo sul sito). Comprendo le sue parole e le sue raccomandazioni e in linea di massima le trovo corrette e le condivido. Cioè mi rendo conto che per la maggior parte delle persone ciò che lei afferma con appassionata convinzione è assolutamente vero. Ciònondimeno, come avrà ormai capito, il sottoscritto è un tipo un po’ particolare (ne sono ben conscio) che vuol sempre capire il più possibile, soprattutto quando le cose lo toccano da vicino, e non di rado mette a dura prova la pazienza degli interlocutori.
Ad ogni modo, in questo frangente, senza pretendere di interpretare tutti i reconditi significati del referto in questione, io volevo solo banalmente sapere cosa vuol dire in “parole povere” quel testo che comunque in parte mi sembrava di capire o perlomeno di intuirne il significato pur non avendo le competenze necessarie.
Forse non mi sono spiegato bene ma non ho mai pensato di essere in grado di recepire tutto quanto ruota attorno al concetto di giunzione. Mi bastava sapere che grosso modo è la parte più interna dell’epidermide, quella al confine con il derma (forse non è esatto definirla così ma questo a me basta e avanza) e soprattutto sapere che è buona cosa che la proliferazione dei melanociti non abbia sconfinato nel derma (con ottima probabilità) e se anche qualcuno l’ha fatto, sembrerebbe essere stato distrutto.
Comunque, per sua informazione e tranquillità, sono stato molto fortunato da questo punto di vista perché il chirurgo estetico che ho incontrato, contrariamente a quello che avrebbero normalmente fatto suoi colleghi, come egli stesso mi ha detto, è stato disponibilissimo e prodigo di informazioni.
Infatti dopo avermi spiegato parola per parola il testo del referto con quel che ne consegue in termini pratici, ha anche risposto a tutte le mie domande in maniera secondo me assolutamente puntuale ed esauriente, benché egli non sia un dermatologo né un oncologo. E tanto mi basta.
Elaborando quanto ho ascoltato e interiorizzato, ora so che, benché non ci siano elementi per far supporre che qualche cellula maligna possa aver sconfinato dalla lesione, non si può mai escludere con certezza matematica l’esistenza di micrometastasi nell’intorno della stessa e quindi è opportuno e consigliabile effettuare un allargamento dell’indagine onde poter ridurre a valori infinitesimali la probabilità, già bassissima peraltro, di un evento simile.
Ora ho prenotato l’intervento e sono tranquillo che tutto si risolverà per il meglio.
Cordialmente
Utente 55724
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 54k visite dal 27/01/2008.
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Approfondimento su Melanoma
Il melanoma (tumore maligno della pelle) è una forma di cancro molto aggressiva, che si sviluppa dalle cellule della pelle che producono melanina (melanociti).