Rettocele di quarto grado
Gentile Dott. mia madre deve subire un intervento per prolasso uterino.Prima dell'operazione abbiamo fatto ulteriori controlli(esame colpo-cisto-defecografia:a riposo :livellato il piano di Giunzione retto anal con regolare ampiezza dell'angolo ano-rettale;in contrazione:buona risalita del GAr rispetto al piano di riferimento con normale improntazione del puborettale;in ponzamento:regolare discesa del GAr(2cm) ed ampiezza dell'ARA;in evuacazione:regolare il transito attraverso il canale anale con plicatura di parete posteriore a sede retto-ampollare,da prolasso mucoso e formazione di rettocele anteriore(45 mm);in evuacazione forzata,intususcezione ampollo-ampollare con caduta del pavimento pelvico e volumino prolasso delle anse intestinali attraverso canale vaginale ed espulsione dello zaffo precdentemente posizionato.) perchè manifestava una stipsi ostinata.La diagnosi è stata un istero cisto entero rettocele di 4°grado.Il ginecologo ci ha detto che mia madre dovrebbe subire prima l'intervento per il prolasso uterino e poi un intervento per il probelma del rettocele.Volevo sapere se ciò è vero o è possibile eseguire entrambe le operazioni per evitare due anestesie.Inoltre vorrei sapere poichè ancora non abbiamo consultato nessuno chirurgo specializzato in Colonproctologia quale intervento si deve eseguire per risolvere l'ultimo problema citato e quanto tempo deve trascorrere dopo l'intervento al prolasso,oppure basta una rieducazione funzionale.Spero di ricevere una risposta quanto prima.Le auguro una felice giornata
[#1]
Egregia Signora,
ci sono due scuole di pensiero: quella che sostiene che è meglio separare i due interventi soprattutto in particolare per evitare che i risultati dell'intervento ginecologico vengano inficiati dall'intervento colonproctologico a causa del sopraggiungere di una infezione. Altro discorso è che la discesa del pavimento pelvico può essere, per lo meno parzialmente, curata dall'intervento ginecologico e quindi può essere giustificato ,ovviamente in relazione al caso ,attendere i risultati dell'intervento ginecologico per poi eseguire quello colonproctologico. Ripeto che le operazioni possono eseere eseguite in un tempo unico. A mio avviso è pero' controindicato in questo caso il posizionamento di protesi. Per quanto riguarda il problema colonproctologico personalmente credo molto nella STARR.I risultati degli interventi non sono sempre raggiungibili nello stesso periodo di tempo. Le percentuali di risultato positivo sono molto elevate, ma alle volte bisogna pazientare e attendere mesi ed eventualmente consolidare il risultato stesso con cicli di biofeedeback
Auguri
ci sono due scuole di pensiero: quella che sostiene che è meglio separare i due interventi soprattutto in particolare per evitare che i risultati dell'intervento ginecologico vengano inficiati dall'intervento colonproctologico a causa del sopraggiungere di una infezione. Altro discorso è che la discesa del pavimento pelvico può essere, per lo meno parzialmente, curata dall'intervento ginecologico e quindi può essere giustificato ,ovviamente in relazione al caso ,attendere i risultati dell'intervento ginecologico per poi eseguire quello colonproctologico. Ripeto che le operazioni possono eseere eseguite in un tempo unico. A mio avviso è pero' controindicato in questo caso il posizionamento di protesi. Per quanto riguarda il problema colonproctologico personalmente credo molto nella STARR.I risultati degli interventi non sono sempre raggiungibili nello stesso periodo di tempo. Le percentuali di risultato positivo sono molto elevate, ma alle volte bisogna pazientare e attendere mesi ed eventualmente consolidare il risultato stesso con cicli di biofeedeback
Auguri
Dr. Giovanni Salamina
[#2]
Gentile Utente
Pur condividendo le riflessioni del collega Salamina, mi permetto di esprimere il mio parere, frutto di consolidata esperienza, sugli interventi combinati uroginecologici-coloproctologici.
Oggi, l'indiscussa ed accertata importanza dell’utero nei meccanismi di supporto pelvico, hanno messo in discussione l'indicazione elettiva all'isterectomia ed hanno modificato l’approccio al trattamento chirurgico del prolasso utero-vaginale.
La tendenza è quella di conservare l'utero e la nuova procedura si chiama POPS(Pelvic Organ Prolapse Suspension). La POPS prevede, con un approccio laparoscopico, praticando dei piccoli fori sulla parete addominale, il posizionamento di una benda di sospensione a livello sottoperitoneale; la benda viene ancorata alla vagina e fissata ai muscoli laterali dell'addome, in questo modo l'utero viene quasi sempre conservato e riposizionato nella sua sede anatomica. Tale sospensione permette di poter ridurre anche il prolasso rettale interno causa dell'intussuscezione ampollo-ampollare.
Intraopretoriamente è possibile valutare la riduzione del prolasso rettale ed abbinare, nella stessa seduta, una(S.T.A.R.R.) resezione trans-anale del prolasso residuo e del rettocele cause della Stipsi da ostruita defecazione.
Pur condividendo le riflessioni del collega Salamina, mi permetto di esprimere il mio parere, frutto di consolidata esperienza, sugli interventi combinati uroginecologici-coloproctologici.
Oggi, l'indiscussa ed accertata importanza dell’utero nei meccanismi di supporto pelvico, hanno messo in discussione l'indicazione elettiva all'isterectomia ed hanno modificato l’approccio al trattamento chirurgico del prolasso utero-vaginale.
La tendenza è quella di conservare l'utero e la nuova procedura si chiama POPS(Pelvic Organ Prolapse Suspension). La POPS prevede, con un approccio laparoscopico, praticando dei piccoli fori sulla parete addominale, il posizionamento di una benda di sospensione a livello sottoperitoneale; la benda viene ancorata alla vagina e fissata ai muscoli laterali dell'addome, in questo modo l'utero viene quasi sempre conservato e riposizionato nella sua sede anatomica. Tale sospensione permette di poter ridurre anche il prolasso rettale interno causa dell'intussuscezione ampollo-ampollare.
Intraopretoriamente è possibile valutare la riduzione del prolasso rettale ed abbinare, nella stessa seduta, una(S.T.A.R.R.) resezione trans-anale del prolasso residuo e del rettocele cause della Stipsi da ostruita defecazione.
Dr.Giuseppe D'Oriano Docente Scuola Speciale A.C.O.I. di Coloproctologia. Chirurgo Colonproctologo.
www.drgiuseppedoriano.blogspot.com
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 5.9k visite dal 27/02/2010.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.