Ectasia dell'arteria iliaca esterna
Gentili Dottori,
a gennaio sono stata sottoposta ad un intervento chirurgico per Endometriosi IV stadio, durante il quale è stata lesionata l'arteria iliaca esterna rendendo necessario un patch in safena.
A distanza di sei mesi, un'ecocolordopplergrafia ha evidenziato un'ectasia di circa 11 mm (il calibro dell'artesia a monte e a valle della dilatazione è di 5mm). Poichè questa è la prima ecocolordopplergrafia svolta dopo l'intervento, non è possibile stabilire se tale dilatazione si sia presentata subito, rimanendo poi stabile, oppure se stia peggiorando nel tempo.
Pertanto, si è deciso di non intervenire, preferendo monitorare la situazione ogni tre mesi per decidere il da farsi. Ovviamente al primo "fastidio" dovrò correre in ospedale.
Vi scrivo dunque per capire quali sono i segni che mi devono mettere in allarme, quali sono i rischi che corro, eventuali accorgimenti da seguire per evitare un peggioramento.
Vorri inoltre capire quali sono le differenze tra le terapie possibili (posizionamento di uno stent o intervento per via addominale): rischi potenziali, tempi di degenza e di recupero.
Vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione,
Cordiali saluti
a gennaio sono stata sottoposta ad un intervento chirurgico per Endometriosi IV stadio, durante il quale è stata lesionata l'arteria iliaca esterna rendendo necessario un patch in safena.
A distanza di sei mesi, un'ecocolordopplergrafia ha evidenziato un'ectasia di circa 11 mm (il calibro dell'artesia a monte e a valle della dilatazione è di 5mm). Poichè questa è la prima ecocolordopplergrafia svolta dopo l'intervento, non è possibile stabilire se tale dilatazione si sia presentata subito, rimanendo poi stabile, oppure se stia peggiorando nel tempo.
Pertanto, si è deciso di non intervenire, preferendo monitorare la situazione ogni tre mesi per decidere il da farsi. Ovviamente al primo "fastidio" dovrò correre in ospedale.
Vi scrivo dunque per capire quali sono i segni che mi devono mettere in allarme, quali sono i rischi che corro, eventuali accorgimenti da seguire per evitare un peggioramento.
Vorri inoltre capire quali sono le differenze tra le terapie possibili (posizionamento di uno stent o intervento per via addominale): rischi potenziali, tempi di degenza e di recupero.
Vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione,
Cordiali saluti
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Gentile utente,
una modesta ectasia dell'arteria iliaca potrebbe essere compatibile con l'intervento eseguito, il confezionamento di un patch comporta sempre un aumento del diametro rispetto al tratto a monte ed a valle del vaso.
Concordo quindi sull'indicazione a tenere monitorata la situazione.
A completamento della diagnostica ecografica, se non controindicato, potrebbe essere utile un'esame angioTAC.
Cordiali saluti,
massimiliano zaramella
una modesta ectasia dell'arteria iliaca potrebbe essere compatibile con l'intervento eseguito, il confezionamento di un patch comporta sempre un aumento del diametro rispetto al tratto a monte ed a valle del vaso.
Concordo quindi sull'indicazione a tenere monitorata la situazione.
A completamento della diagnostica ecografica, se non controindicato, potrebbe essere utile un'esame angioTAC.
Cordiali saluti,
massimiliano zaramella
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Tale ectasia fusiforme isolata (11 mm)non sembrerebbe allarmante.La tenga sotto controllo e se dovesse incrementare (fino a 20 mm), solo in tal caso, si propporrebbe un intervento assolutamente mini-invasivo che è il posizionamento di uno stent autoespandibile ricoperto per via femorale da eseguirsi in a. locale e senza alcun taglio con dimissioni praticamente quasi immediate (dopo 12 h).Quindi anche nella peggiore delle ipotesi non vi deve essere alcuna preoccupazone.
Distinti saluti.
Distinti saluti.
DR Raffaele Prudenzano
Alta Prof. in Rad. Vasc. e Interv.UOC di Neuroradiologia H. V Fazzi Lecce
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 11.2k visite dal 21/07/2009.
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