I residui di materiale trombotico sono pericolosi?
Buongiorno,
ho 38 anni e nell'ottobre scorso in puerperio mi é stata diagnosticata una trombosi venosa profonda alla vena poplitea.
Attualmente sono in cura con Lixiana 60 mg.
A distanza di sei mesi, dall'eco risulta una parziale ricanalizzazione pari al 50%.
Ho effettuato le analisi per la trombofilia che sono risultate negative.
Trascorsi sei mesi c'é ancora la possibilità di una totale ricanalizzazione della vena?
Il materiale trombotico presente può ancora causare un'embolia?
Quali sono le conseguenze se la situazione dovesse rimanere cosí?
Attualmente sono seguita solo dal centro ematologico, é necessario che sia seguita anche da un angiologo?
Grazie in anticipo per l'eventuale risposta.
ho 38 anni e nell'ottobre scorso in puerperio mi é stata diagnosticata una trombosi venosa profonda alla vena poplitea.
Attualmente sono in cura con Lixiana 60 mg.
A distanza di sei mesi, dall'eco risulta una parziale ricanalizzazione pari al 50%.
Ho effettuato le analisi per la trombofilia che sono risultate negative.
Trascorsi sei mesi c'é ancora la possibilità di una totale ricanalizzazione della vena?
Il materiale trombotico presente può ancora causare un'embolia?
Quali sono le conseguenze se la situazione dovesse rimanere cosí?
Attualmente sono seguita solo dal centro ematologico, é necessario che sia seguita anche da un angiologo?
Grazie in anticipo per l'eventuale risposta.
[#1]
Gentile Utente,
tenga presente due concetti fondamentali:
1) l'evoluzione dei processi biologici é continua, non procede "a gradini"
2) le eventuali ipotesi su possibili evoluzioni riguardano le condizioni CLINICHE (sulle quali lei non fornisce alcuna informazione) e non i dati strumentali.
Per quanto riguarda gli aspetti relativi al concetto di cui al punto 1), più tempo passa, e più il trombo "si organizza" (diventa fibroso). Questo da un lato ostacola la sua dissoluzione, e dall'altro lo stabilizza rendendo meno probabile il distacco di frammenti. Ma, come detto prima, questo é un fenomeno che avviene in modo continuo e non per stati discreti; non esiste un punto preciso superato il quale il trombo non può dissolversi e/o distaccarsi più. Il fatto che ciò possa accadere diventa sempre meno probabile.
Riguardo all'aspetto cui si riferisce il punto 2) le possibilità delle conseguenze variano da "nessuna", ad una forma grave di insufficienza venosa (che, in linea teorica, potebbe arrivare a vaste ulcerazioni). Se non si conosce la situazione clinica attuale, nulla può dirsi al riguardo. L'unica mera supposizione che é possibile fare é che la condizione clinica attuale sia tutto sommato quella di una modesta o nulla insufficienza venosa, altrimenti é verosimile che Lei avrebbe descritto la condizione in maniera diversa.
L'unica cosa di certo che può dirsi é che più é marcata l'insufficienza venosa, e più la sua evoluzione é dipendente da una corretta terapia. Se l'ematologo che la ha in cura si occupa del solo aspetto coagulativo, rivolgersi anche a chi consideri gli aspetti relativi all'insufficienza venosa può essere una buona idea.
Cordialità
tenga presente due concetti fondamentali:
1) l'evoluzione dei processi biologici é continua, non procede "a gradini"
2) le eventuali ipotesi su possibili evoluzioni riguardano le condizioni CLINICHE (sulle quali lei non fornisce alcuna informazione) e non i dati strumentali.
Per quanto riguarda gli aspetti relativi al concetto di cui al punto 1), più tempo passa, e più il trombo "si organizza" (diventa fibroso). Questo da un lato ostacola la sua dissoluzione, e dall'altro lo stabilizza rendendo meno probabile il distacco di frammenti. Ma, come detto prima, questo é un fenomeno che avviene in modo continuo e non per stati discreti; non esiste un punto preciso superato il quale il trombo non può dissolversi e/o distaccarsi più. Il fatto che ciò possa accadere diventa sempre meno probabile.
Riguardo all'aspetto cui si riferisce il punto 2) le possibilità delle conseguenze variano da "nessuna", ad una forma grave di insufficienza venosa (che, in linea teorica, potebbe arrivare a vaste ulcerazioni). Se non si conosce la situazione clinica attuale, nulla può dirsi al riguardo. L'unica mera supposizione che é possibile fare é che la condizione clinica attuale sia tutto sommato quella di una modesta o nulla insufficienza venosa, altrimenti é verosimile che Lei avrebbe descritto la condizione in maniera diversa.
L'unica cosa di certo che può dirsi é che più é marcata l'insufficienza venosa, e più la sua evoluzione é dipendente da una corretta terapia. Se l'ematologo che la ha in cura si occupa del solo aspetto coagulativo, rivolgersi anche a chi consideri gli aspetti relativi all'insufficienza venosa può essere una buona idea.
Cordialità
dr Vincenzo Scrivano
ANGIOLOGO
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.2k visite dal 28/04/2021.
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