La trombosi mi hanno dato

Buongiorno.
Sono una ragazza di 29 anni e circa 2 mesi fa mi hanno diagnosticato (con eco-doppler) una trombosi incompleta di due vene tibiali laterali.
Preciso che da circa due anni prendevo terapia ormonale (nuvaring) a causa di un mioma uterino (operato in laparoscopia).
Il ginecologo mi ha sospeso la terapia ormonale.
Come terapia per la trombosi mi hanno dato per due settimane Seledie 0,6 ml (poi sospesa) e coumadin 5 mg che tutt'ora prendo.
Dagli esami genetici che mi hanno fatto fare, è risultato che sono portatore eterozigote della mutazione PT20210G-->A (Fattore 2 protrombina).
Circa 3 settimane fa mi hanno rifatto un doppler ed il coagulo era sempre lì e nella stessa posizione. Il medico mi ha detto che tra circa 1 mese si sospenderà comunque il Coumadin e che se il coagulo rimarrà non ci sarà alcun problema a livello funzionale.
Tanto premesso vorrei cortesemente sapere:
- il permanere del caogulo porterà a delle recidive?
- è rischioso che il coagulo rimanga lì?Potrebbe "partire" alla fine della mia terapia anticoagulante?
- è davvero il caso di sospendere la terapia, passati questi 3 mesi?
- che accortezze dovrò attuare post terapia (alimentazione, sport....calza?)
Spero che qualcuno di voi possa chiarirmi questi aspetti e rassicurarmi.
Attendo con ansia una risposta e ringrazio.
Laura
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Dr. Lucio Piscitelli Chirurgo vascolare, Chirurgo generale 6.2k 234
CON I LIMITI DI UNA VALUTAZIONE A DISTANZA

In presenza di una TVP la terapia anticoagulante orale dosata in maniera adeguata (INR tra 2 e 3) va proseguita per un periodo che può anche superare i sei mesi sulla base di valutazioni cliniche e strumentali (ecocolordoppler).
Una verifica ecografica a quaranta giorni non è sufficiente per valutare l'evoluzione della trombosi che potrà richiedere tempi anche più lunghi.
Il permanere della trombosi avrà maggiori possibilità di integrare quella che viene definita "sindrome posttrombotica" con esiti permanenti: edema cronico, varici.
Il rischio tromboembolico, già ridotto per quella sede, si riduce col passare del tempo ed è minimizzato dalla terapia anticoagulante e dalla elastocompressione.
L'uso di una calza elastica di tipo appropriato nel corso della terapia è indispensabile e il suo utilizzo ulteriore sarà valutato in base agli esiti definitivi.
Resta infine la necessità di una valutazione ematologica del suo stato coagulativo.

Lucio Piscitelli - Napoli - 338 6503365
https://www.medicitalia.it/luciopiscitelli/#sede_1

[#2]
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
La ringrazio Dr. Piscitelli, è stato molto cortese.
Le chiedo alcune precisazioni, poichè - da persona inesperta quale sono - non ho capito bene alcuni passaggi.
1) Secondo lei, quindi,non è il caso di sospendere la terapia allo scadere dei 6 mesi, o comunque un tanto potrà essere valutato solo allo scadere dei tre mesi?
2) Se il trombo non mi si è ancora sciolto, pensa che si potrebbe sciogliere in futuro continuando però la terapia anticoagulante?
3)La sindrome posttrombotica cosa comporterebbe?
4) potrò fare sport (sci, o altro) normalmente?
La ringrazio ancora e mi scuso per il disturbo, ma sono un po' preoccupata. Sinceramente non mi aspettavo mi potesse succedere una cosa così a 29 anni.
Cordialmente
Laura
[#3]
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Scusi....riformulo la mia domanda nr. 1)...intendevo chiedere se secondo Lei non è il caso di sospendere la terapia dopo i 3 mesi...e se un tanto potrà comunque essere valutato solo alla scadenza degli stessi...grazie
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Dr. Lucio Piscitelli Chirurgo vascolare, Chirurgo generale 6.2k 234
La durata della terapia anticoagulante va stabilita sulla base dell'andamento clinico e dei rilievi ecografici: un controllo sarà opportuno a tre mesi.
La persistenza della trombosi oltre i sei mesi diminuisce le prospettive di ricanalizzazione.
Alla domanda n° 3 ho già risposto: edema cronico, varici. Trattandosi di localizzazione in rami secondari è verosimile che queste manifestazioni possano essere contenute e compensate.
Sarà sempre possibile, anzi, opportuno praticare attività sportive dando la preferenza alle attività acquatiche.
Ribadisco che resta indispensabile un attento inquadramento del suo stato emocoagulativo.